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«Non, perché sia difficile dare un giudizio, ma, perché chi giudica si rende più importante di chi viene giudicato, sorge questo sonetto. La Sacra Bibbia riporta chiaro: "Non giudicare gli altri, altrimenti condanni te stesso, perché fai le medesime cose che fanno gli altri". Un giusto giudizio può darlo chi si sente d’aver sbagliato, ma sempre riguardo a se stesso e mai agli altri.» |
Inserita il 20/10/2017 |
Purtroppu no’ nci shta ci no’ è ‘bituatu
a vvètiri cce ccosa l’atri fannu
e, ci quarcunu casumà’ è sbagliatu,
cu ssàpi cce è succiessu comu e quannu.
No’ puè mai giudicà’ ‘nu svinturatu
ca pi putì campari è ffattu tannu
o puru ci, pi ffami, unu è rrubatu,
ma ca l’è ffattu sempri senza ‘ngannu.
Hatà ‘uardari prima ‘ntra te’ shtessu,
ccussì puè vvèti’ cuddu ca tu ha’ fattu.
Ci nci shta quarche mali ca ha’ cummessu,
t’ha’ pèntiri pi aviri lu riscattu,
in motu ca ti pozza essi’ cunciessu
ti dari ‘nu giutizziu ca sia ‘sattu.
No’ giudicari l’attu
ti ci lu faci comu veni veni,
cá, a vvoti, fari mali porta bbeni.
Traduzione
Non giudicare
Purtroppo non c’è chi non sia abituato
a vedere che cosa gli altri fanno
e, se qualcuno casomai abbia sbagliato,
per saper cos’è successo come e quando.
Non puoi mai giudicar uno sventurato
che per poter campare ha fatto danno
o pure se, per fame, uno ha rubato,
ma che l’ha fatto sempre senza inganno.
Devi guardare prima dentro te stesso,
così puoi veder quello che tu hai fatto.
Se c’è qualche male che hai commesso,
devi pentirti per avere il riscatto,
in modo che ti possa esser concesso
di dare un giudizio che sia esatto.
Non giudicare l’atto
di chi lo fa senza alcun criterio,
ché, a volte, fare male porta bene. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Sonetto caudato in vernacolo sanvitese (alto salentino) con relativa traduzione. Schema: ABAB/ABAB, CDC/DCD, dEE.» |
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