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Indefinito ‘l vespro si taceva,
e ‘l nembo s’oscurava,
e fiocamente in ciel la Luna andava,
e ne fremeva
la cesia bruma a’ tetti, e ‘l vento urlava
cotanto che pareva
un latrato feroce, e l’eco ardeva,
e si velava
l’orizzonte nebbioso, e ‘l guardo aveva
d’un spettro che balzava
dal freddo e muto avello, e singhiozzava
e si gemeva;
e l’ansia si schiudeva
nella Notte fatale e inquieta e bruna,
e in su’i boschi, e in su’i rivi e in su’ una cuna.
Eppur a me un recordo impallidiva
del trapassato maggio e dell’Estate,
e febbrilmente in core trasaliva,
e l’ansimate
e vane e triste spemi e l’inquietate
m’andavano le posse, e illividiva
un mesto sogno e arcano - or forme alate -
e m’assopiva
la Notte taciturna che gradiva
le pene del Destino, e trucidate
brame, e i sonni melliflui, e mi feriva,
misero Vate;
e le stagion dorate
dell’arsa Primavera or rimembravo,
e silenziosamente mi lagnavo.
Così lontan n’andavo, e in sulla sera
alla Luna or volgevo,
e cupamente muto ne gemevo,
e una preghiera
all’Ecate tremenda e bieca e altèra
spasimando fremevo,
e ‘l ciel notturno e insano ne scorgevo
in scialba cera.
Ell’era meco! E tacque insonne ‘l core,
e ‘l silenzio regnava, e ‘l petto ardente
or mesto s’inquietava e per timore
in inquieti sospir non dissi niente,
e io, invece, ne bramavo un po’ d’Amore -
io, nel sogno fatale - e mestamente
co’ tristi passi andavo in su’un dolore
che crudo mi straziava in fin la mente;
e forse fui demente,
nell’aëre funesto e silenzioso
un singhiozzo represso e doloroso!...
Maggio nel petto ansante! In Notte cieca!
Un tramonto ferino!
La sventura fatal! La biblioteca!
Vittima del Destino!
La fiamma che non parla, e tace bieca!
Addio, oh Divino!
E tanto son meschino,
e a terra allora giacio, e in mezzo al fango,
e sempiternamente, in duol ne piango. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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