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È lieve ‘l calle che oltre i tetti sale
e in tra le nebbie s’ergon le sue cime,
ed è cotanto che pel borgo vale
che n’appar poscia un portento sublime.
Ivi - ai suoi margini - un chiostro spettrale,
un casolar, sen giace e verso l’ime
mostra le pietre - rovina immortale -
che ai piè sen giacciono e perdute e infìme;
e in tra le nevi sen sta un campanile,
e a lui dappresso un tempietto barocco,
e quando ‘l bronzo si lagna, è sottile -
lasso nel vento - l’ansimante tocco...
e che sia verno o che sia aura d’aprile
del mio villaggio è pieve in niveo fiocco;
e nel soffiar scirocco
codest’è ‘l calle di ligia abbazia,
fu dedicato alla Santa Maria.
La bianca pietra e ‘l profumato stelo
dell’arso incenso olezzano pel colle,
e ai simulacri ne palpita ‘l Cielo
ove la statua d’un Santo s’estolle,
e in tra le brine e nell’orrido gelo,
e in sul ghiacciato portone ch’è folle
di questa Vergine or splende ‘l pio velo
che vola agli Angioli e ch’è caro e molle;
e un flebil sono s’espande soäve
d’un organello che canta al Signore,
e fere immobile ancor l’aure cave,
e pel cortile, di ghiaccio sta un fiore...
e s’alza ai nembi un rosario ed un Ave,
e ‘l borgo intiero è un religioso ardore.
Oh monaster d’Amore,
se’ dell’airone ‘l consacrato lito,
e speme santa d’un miser smarrito.
Lì santo sta d’orrore,
al freddo muro e alla parete affisso,
l’ombra possente d’un gran crocifisso.
De’i ceri ‘l pio bagliore
bacia d’Empiro ‘l quieto pavimento,
e vêr l’altare sen sta un paramento.
Ed io n’udrò dolore:
a me davante la Vergin fanciulla,
Iddio mi scruta, e nel cor sempre ‘l Nulla. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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