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Erro pe’i boschi d’un sogno e d’un incubo
e vado, ahi misero, in cerca d’ignoto
e fiuto l’orma del sangue mio immoto,
sangue che colami dall’ansio spir;
e ‘l scorgo a fiumi varcar l’erbe apriche,
oltre le felci in siepi raccolte,
e tra le radiche si giace e son molte
l’egre sue piogge stillanti soffrir.
Parmi un papavero e fulvo e fulgente;
e tanti petali sorgono, e rossi
tra l’erba verde sen giacciono mossi
dal lieve vento che soffia in sopor;
e ‘l ner de’i semi è un Fato dolente...
il fior è sangue del miser mio cor.
Giace lo stame, e posa solingo
in ansia quiete, e rosso d’inchiostro
ansima e sanguina e grida ad un Mostro
freddo e insensibile e implora pietà;
e ‘l sento in muto palpito d’aconito
lagnarsi ai nuvoli, ed allor io piango...
con lui io ben piango! sul gelido fango
d’un caldo loculo d’eternità...
ed il suo stame si stringe e si altera
come una vena d’infarto nel sogno
ch’iscoppia, e tanto per esso vergogno
l’istesso e avverso e infame destin;
ed è un bel mare di sangue di sera
su cui si posa ‘l mio tristo cammin...
E i suoi pistilli di Notte si tingono,
qual fosser occhi d’un uomo che muore,
e al vento piegasi. Povero fiore!
e tra le querce si brama sopir;
e vuol sul putrido e nero suolo,
tra le formiche e i famelici vermi
e tra gl’insetti che vagano inermi,
vecchio e consunto sì tosto appassir...
ed io qui gemo sul lugubre e funebre
spir del mio sangue, e scavo una fossa
- nel sogno altero - che copra quest’ossa
per sempre, e strappomi dal petto ‘l cor;
e senza un astro di fascino muliebre
io muojo qual fiore... io spiro d’Amor. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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