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Stretta la carne lurida
de’i trenta e più danari,
mossa la corsa celere
dal Tempio de’ suoi lari,
va l’Iscariota a irridere
il Figlio del mortal;
e tra le coorti eretiche
sul monte degli ulivi
corre festoso in fremiti
con crudi detti... e i vivi
non san che accade Apostoli
in questo dì fatal.
Bacia ‘l Maëstro e l’indica
ai prodi colla spada,
mira ‘l suo arresto e giubila
e scende alla contrada...
e non s’inquieta apostata
del suo sì gran patir;
e co’i sorrisi in lagrime
guarda la ricca borsa,
sòna quell’oro e l’agita
pella felice corsa,
e va gentile ai poveri
tai dracme lì ad offrir.
Giunto da questi miseri
ne’ pressi de’i quartieri,
viene cacciato subito
da detti orrendi e fieri,
e traditor lo chiamano,
ne fiutan la viltà;
ed ei rifugge orribile,
ritorna in sua dimora
ma ‘l padre ostile e formido
più bieco ‘l scarta ancora,
e l’Iscariota a chiedere
va altrove la pietà.
Scorge le mani tremule
e son di sangue tinte,
treman represse e misere
le ven dal male vinte...
ed ei s’accorge in gemiti
d’aver tradito Amor;
ed è tremante, esanime,
e l’Odio lo circonda...
ed or si sente stolido
e nel rimorso affonda,
e verso ‘l Tempio lurido
piangendo sen va allor.
Scorge ‘l prevosto e ‘l supplica,
gli dà i danari impuri,
vuol che Gesù si liberi
dai preti orrendi e oscuri,
ma ‘l sacerdote indocile
gli dice che non vuol.
Lascia ‘l danaro impudico
ai piedi dell’altare,
corre lontano a piangere
sull’abito talare,
ed il suo cor, la tunica
terge di freddo duol.
Prende una corda viscida
dal corpo ostile e sodo,
e mesto allor la mescola
finché non esce un nodo...
s’appende a un ramo solido,
e ‘l salto gli è fatal;
e mentre muor le lagrime
scendon copiose a terra,
veggon tremanti ‘l Golgota
che Cristo in croce afferra...
e l’Iscariota a spegnersi
va dianzi all’immortal. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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