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Si velò ‘l cielo di lugubri forme
inquiete, e i nuvoli ivan a gridar;
e ‘l vento e l’etere e ‘l lento ruggito
dell’empie nebbie giammai si placâr...
e l’ombre etesie del soffio crudele
gl’aspri velarono ignudi fiori,
e tra gli spasimi l’orrido chiasso
di queste brezze struggeva gli umori.
Come aspersorio ghiacciato in su’i fiordi
l’aër tremendo gli sterpi esecrò,
e come spettro fuggito dal loculo
l’inquieta nebbia il ciel divorò;
e crudo ‘l sibilo, e folle lo sguardo
e bruno l’occhio... e tremulo ‘l cor
s’arrese ‘l lugubre canto del gufo
ai soffi infami ricolmi d’orror.
Vidi le querce piegarsi alle posse
della terribile, inquieta bufera,
e scorsi gli azzimi semi del grano
sciorre alle brezze ignota preghiera;
e ‘l cielo oscuro, e i nuvoli carichi
di pioggia oscena, e i tanti sospir
erano mesti... e gelidi e cupi
e non finivano mai di frinir.
Ah, quai lamenti! Tremendi latrati
d’un can randagio sembrava la lagna
del folle vento che crudo soffiando
sugl’aspri muri spezzava la ragna;
e ‘l cupo assillo volava pell’etere,
e colse sabbie... e l’onde del mar,
e ‘l secco stame dell’aspra ginestra
rapì e nel nulla lo volle cullar.
Fu un grido orrendo... un urlo di tomba,
fu l’assassino dell’egra colomba
e fu ‘l carnefice de’i sogni infausti
che s’annidavano tristi e nefasti;
e fu la furia del nuvolo irato,
soffio di gelido foco baciato...
e fu la celere morte d’un cor,
fine d’un santo e indocile Amor.
Vidi la bruna tempesta del crine
d’un’alba Notte, e tosto gridai;
e scorsi l’acque degl’occhi suoi casti...
e spasmi e lagrime poscia versai...
ed io l’amavo nel brusco silenzio
del vento infame, e lei non m’amò...
e la chiamavo... chiamavo la Notte
e al mio richiamo la brezza gridò...
ed io piangevo nell’urlo tombale
del gufo, e freddi... i nembi tonâr...
Spiro infelice nel gelido vento,
forse vò requie... vò forse sognar. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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