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Molle è ‘l meriggio del giorno di festa,
il verno è rigido come una pietra,
ma i bimbi prendono e l’arpa e la cetra,
sònano allegri le loro canzon.
Tramonta ‘l Sole. Lo stagno è ghiacciato
e copre e irride i fanghi e i fondali
e si distende co’i guardi glaciali
quasi per miglia, e grida da istrion.
Copie di giovini freschi e danzanti
vanno sur d’esso pel ballo di gala,
ed hanno i pattini e l’alba sala
resta quel ghiaccio che più non si sfa...
e son le semplici schiere d’amanti
e son le furie del vento che va.
Già le fanciulle son prese a braccetto,
e de’i bei baci si riempie campagna,
e la carola soltant’è la ragna
che serra ‘l tremulo passo d’Amor.
Vanno a far salti... e la Vita è molta
di quest’imberbi... di tal gioventù;
danzan galoppi; e la giravolta
presto faranno due volte ancor più.
Sul ghiaccio scivola un cor di dama,
prende e solletica ‘l labbro d’un uomo;
e quegli misero... quegli sta domo
e per Amore fra poco sen muor.
La danza impazza, la neve è la piazza...
beve la tazza dell’Ebe che sguazza
ed è ‘l sorriso di bella ragazza
che stringe al seno un àltero cor.
V’è una fanciulla che preme la destra
colla sua mano d’un giovin campione;
ella sollecita balla e l’arpione
cela in sull’agile giro del piè.
Alza le punte de’i pattini freddi
e su se stessa rigira più volte,
e le sue mosse son quelle più sciolte,
ed al suo amante rigiura la fê.
Ahimè, pur nevica... scendono i fiocchi
bianchi di neve; ed egli qual fiore
uno ne prende... lo libera al core
della sua bella che s’agita ancor...
ed è una grazia... un colpo pegl’occhi,
un fresco palpito d’un santo Amor. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«In memoria di Jakob Meyerbeer» |
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