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Nacque tra’i gelidi spirti del verno,
tra l’aër crudo de’i freddi soffitti...
ed era tremula... e pianse... e zitti
fûr i congiunti... e ‘l padre l’alzò;
ed ella urlava in sul primo respiro,
le mani e i piedi scalciava in sul vel...
e sogno parvele, forse deliro,
la terrea Vita fiorita dal Ciel.
Scorse la madre... e vide i fratelli,
col pianto infante conquise ‘l lor core;
e non voleva nient’altro che Amore
tra’i legni formidi dove sgorgò...
E la mondarono dal sangue in pena,
e fu costretta in fasce di seta;
ed era placida, contenta e lieta
la dolce madre che al sen la trovò.
Soggiunse ‘l parroco, vestito a festa,
la prese in braccio e la benedì;
prese dell’acque, le tinse la testa...
ed ella ai Cieli cristiana s’aprì...
ed ella scorse la Croce del prete,
lenì ‘l suo pianto qual fosse rispetto,
e poi sorrise dinnanzi all’aspetto
di quell’uom santo che un dì s’immolò;
e mentre ‘l padre ‘l chiamava Giovanna,
Giovanna ‘l Cielo mellifluo le disse...
ed ella scorse le sidere fisse,
ed in tal sogno allor si posò.
I canti allegri de’i quieti pastori
il molle sonno allor le cullâr;
e in sulla madre, sognando de’ fiori,
ella si volle ridente posar.
Ma un son terribile di trombe oscene
l’aër di Francia crudele feriva;
e un grido livido l’alta e giuliva
festa del popolo tosto adombrò.
Era l’assillo d’un prode in catene
che l’oppressore donava alla sorte;
erano i gemiti, freschi di morte
d’un volto eroico che l’Anglo troncò. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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