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Fu ier che ti vidi al ballo de’i sogni
tra l’albo e pallido lume de’ ceri,
ed eri bella e splendida e i neri
fiocchi del crine m’entravano in cor;
e in quest’ambìto palagio de’i palpiti
e delle morbide brame dell’alma
tu mi scolpisti un lampo, e la calma
ahi, mi togliesti... un cielo d’Amor.
Fu ier che ti scorsi pell’agili danze
della mia spera e pelle gradite
nuvole oniriche, e pelle stanze
in me segrete d’un cieco desir;
ed una maschera vidi... e tradite
mai tu non festi le ciglia in delir.
Ora ti seguo, nascosto nell’ombre
de’i canal foschi e privo di traccia,
e vò mirarti l’incognita faccia
che scerno - forse - e forse pur so;
ed io ti scorgo... ten vai verso ‘l molo,
verso la gondola che quieta sta...
e qual farfalla deliberi ‘l volo
dal mio cor stanco che ardendo sen va.
Veggo che fondesi la bruna Notte
col tuo bel crine che qui m’abbandona;
e ‘l tristo sogno ancora mi sprona
a venir teco laddove egli può;
ed io non miro che un foco di Luna
sopra ‘l tuo volto che resta larvato.
Bianca è la maschera; ‘l ciglio m’è orbato...
da te lontano... qui... presto morrò.
Ahi, t’ho perduta... perduta qual sogno
lesto nell’attimo d’un tocco d’ora...
smorta per sempre... sul far d’un’aurora
che fere ‘l palpito dell’egro cor;
e non t’ho scorta la forma del viso,
e del tuo ciglio... e ‘l bruno tuo crine,
ahimè, pur esso, si volge alla fine
di quel ch’è stato brevissimo Amor...
E se quest’incubo andasse a finire,
se questo sogno morisse all’istante...
se la tua maschera fosse spirante
ahimè, per sempre e mai più ti vedrei...
Allor afflitto vivrei per morire...
allor solingo per te morirei. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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