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Addio e per sempre addio; e sia che colmi
le meste spume del mare tal detto,
tal labbro in pena che piange al tuo aspetto,
che corre ansioso d’Amore a morir.
Tra l’aspre nebbie del molo irrequieto
lì dove un Sole di Luna morìa
scorsi nel core ‘l tuo volto; e diletto
nel pianto asciutto empiva la via.
Vidi all’insegna di fioca lanterna
cui l’aër cieco le nebbie scagliava
l’aspro vascello che a me ti negava
tosto colà, da que’i lidi fuggir.
Addio mio bene... o donna mia amata
che ‘l mare solchi pell’onde di giostra!...
Ah un ciel d’affanni laddove non mostra
è la mia Vita ‘l tuo volto, ‘l gioir.
Vidi salpare la nave all’ignoto
errando lungi pell’amplio orizzonte
Tacqui indiscreto; ma tanto per onte
tònò pell’ansia nel petto ‘l mio cor.
Ora cavalchi le creste del sale
su aspro vascello, su ridde del mar,
sola e lontana col sol maëstrale...
Iddio ti salvi dagl’empi corsar!
Forse sei morta... fors’anche mi scordi...
Tu non m’amasti! Tu lungi fuggisti!
Addio, madama! Son attimi tristi,
pensieri tetri di dubbio e d’Amor;
e se conservi la fiamma giurata
de’ nostri baci, de’ nostri misteri
taccian tai detti, i dubbi più fieri
solo m’inghiotta l’affanno... ‘l dolor. |
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