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«Ci sono delle città (come, nel mio caso, Milano, Bologna, o Firenze, ad esempio) che, pur avendole visitate più volte, non ispirano nessuna poesia al poeta, ed altre (come, sempre nel mio caso, Cuneo, Mantova, o Parma) che, anche se viste piuttosto frettolosamente, spingono il poeta a dedicar loro una poesia. Dipende forse dal carattere e dal vissuto personale dell'autore. Per quanto riguarda Parma, oltre che dalla tipica "erre moscia" dei suoi abitanti, causata forse da un remoto e consistente sostrato gallico (e anch'io, fin da bambino, ho, anche se in modo lieve, questo "difetto") , fui attratto, da francesista, dalla sua atmosfera così simile a quella di tante cittadine francesi. E, soprattutto nel Settecento (quando un residente su undici era d'Oltralpe), Parma era davvero la città più "francese" d'Italia. Nella "Storia degli Italiani" di Niccolò Rodolico (ed. Sansoni, Firenze, 1964) si legge, a pag. 492: "Giacomo Casanova (...) scriveva: 'Dès que je fus dans les rues, il me sembla que je n'étais plus en Italie, car tout avait l'air ultramontain' . (...) Gaia, animata era la vita cittadina: la rinnovata reggia voleva, sia pure in miniatura, imitare Versaglia; le vie ricche di botteghe e frequentate da forestieri, il teatro con spettacoli per cui forti somme si spendevano e intelligenti cure erano prodigate, i giardini alla francese, i luoghi di cultura, le gallerie e i musei: tutto allora faceva di Parma una delle più attraenti città d'Italia. "» |
Inserita il 18/07/2017 |
L’odore dei dolciumi era incombente
su tutta la città a prima mattina;
il posto aveva aspetto assai indolente,
di vecchia capitale che declina.
Però gli affari andavano ugualmente
avanti con pacifica routine
nel ristorante dove mollemente
i tortelli servivano al gratin.
E poi nel Parco di Maria Luisa,
nel minuscolo Parco alla viennese,
con andatura ch’era a propria guisa
la gente ci correva, di paese. |
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«Ricordo di una rapida visita a Parma di una ventina di anni fa.» |
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