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Ignobil udito! Vagar pell'aure
odonsi di certami e di rapine
sònanti le terribili buccine
che coprono di sangue'l mondo che muor.
Orrido fantasima! Ciglio bieco
corre impugnando la spada, il moschetto...
va alla pugna qual infame folletto
in preda al satanico, cieco furor.
Un urlo! Grida di morte feroce
destansi tosto dal campo sanguineo
mentre si lagna pudico e vergineo
un gemito d'una fanciulla che duol.
Vergogna! L'usuraio conta il danaro
che l'armato ladro porta da lungi;
e tu, o Umanità, quest'infame ungi
di nobil recordo, di santo fervor.
Parvenze mozzate senza più un volto
immote mirano l'oro che cade...
lo guardano; e tra le putride biade
s'uniscono agli egri elementi del suol.
Quanta ricchezza! Brama degli infami
che con essa giovano i postriboli
laddove restan vegli vestiboli
d'un perduto, disperso e perito Amor!
Rossor insano! Danzando spogliata
la meretrice porge il seno e il sesso...
cattura e spinge nel maliardo amplesso
il giovin gagliardo che pudor non ha.
L'Amor, lo Spirto! Or son crude fole
pe'i pargoli ristretti tra le fasce...
pel bambolo che tuttora si pasce
del sen materno che conosce virtù.
Signor che reggi le sfere del Cielo,
che domini la mattina e la sera,
ascolta dunque la nostra preghiera
che dai nostri labbri si desta per Te!
Desiro un mondo
senza più guerra;
gaudia la terra
al sono d'Amor.
Voglio che l'oro
non sia più brama,
giammai sia fama
di cesareo allor.
Sogno sperando
un'alba ardente,
Ebe lucente
che illumina il Ciel.
Bramo la vita...
la vita giusta,
quella che gusta
la santa virtù.
Desiro amare!
Amor di spirto
tra rose e mirto
di casto pudor.
Voglio che il corpo
rege più non sia,
ma servo che fia
i santi dover.
Sogno cantando
l'arcobaleno
baciar il seno
all'Umanità.
Bramo l'intero
della Natura,
quella che pura
abbraccia il Signor.
Nume possente
che spargi strali
sui nostri mali
per giusto voler,
fa' che discenda
dai bianchi nembi
a questi lembi
la tua carità
onde sereni,
tutti fratelli
dì tanto belli
potremo goder
ché noi siam vivi
non per odiare,
ma per amare
di mai spento Amor. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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