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«Non era mia intenzione ritornare su questa poesia, ma l'autore dell'ultimo commento (poi eliminato) mi spinge a farlo. Egli non ha molto gradito un mio messaggio, in cui gli facevo notare una stretta parentela tra una sua poesia e "Les enfants qui s'aiment" di Prévert. Il caso (ma esiste il caso?) ha voluto che egli si imbattesse proprio in quella mia poesia in cui anch'io (e mi succede rarissimamente di trarre ispirazione da un altro poeta) ho preso vagamente spunto da Prévert, dalla sua "Pater noster" ("Notre Père qui etes aux Cieux / Restez- y / Et nous nous resterons sur la terre / Qui est quelquefois si jolie / Avec ses mystères de New York / Et puis ses mystères de Paris / Qui valent bien celui de la Trinité / (...) ") . Ammetto che ci sarebbe stato bisogno di un investigatore letterario di vasta preparazione e di finissimo intuito per scoprirlo. Ecco, secondo il mio modestissimo parere, quando (non è vietato) ci si ispira ad un'opera nota, si dovrebbe fare di tutto per cancellarne le minime tracce (a meno che non si voglia fare un "pastiche" o una rivisitazione ironica e satirica) e rendere irriconoscibile il debito che il poeta può avere contratto nei confronti di un altro autore.» |
Inserita il 02/08/2011 |
Beati i poveri di spirito,
perché di essi...
è il Regno della Terra:
perché a loro ogni cosa appare bella,
qui sulla superficie del pianeta,
senza bisogno d’inoltrarsi nella
analisi scientifica e completa;
perché a loro è evitata la fatica
di chiedersi ogni volta se per caso
ciò che hanno messo in atto non ha mica
agli altri fatto storcere un po’ il naso;
perché pensano forse per davvero
che ci sia un altro Regno su nei Cieli,
che finiranno tutti nell’Impero
di nuova Vita che non dà pensieri.
(La ricchezza di spirito è una dote
poco adeguata alla razza umana,
seducente fardello che ci scuote
dall’idiozia beata del nirvana.) |
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