Voce soave,
goccia del Piave,
livido grave,
la Tua scintilla,
al braccio dell’onde,
della Tua luce brilla
e a tono risponde
a questo semplice verso,
per ogni granello perso.

Acqua che scrosci, ma cristallina,
Ti lasci guardare e sotto il nudo,
nella Tua anima limpida e ialina,
dei Tuoi ciottoli ti fai scudo;
quanti hanno temuto le Tue braccia,
troppi hanno visto la Tua faccia.

Cheta o turbolenta,
torbida e spenta,
valle del Brenta,
sui profondi fondali
dei Tuoi abissi,
dei sogni più reali,
integri e scissi,
sei l’ultimo sepolcro,
di ciascuno il fulcro.

Il crepuscolo colora il Tuo manto,
ai suoi piedi riposa la disperazione,
nei Tuoi gorghi si dimena il pianto;
di tutti i desideri Ti fai prigione,
in ogni lacrima versata,
di ogni anima malata.

Lacrima di Dio,
Figlia di Crio,
Volto dell’Io,
la Tua gola
è silenzio
di ogni parola,
l’assenzio
del miele
sopra le tele.

Nell’occhio torvo, la paura,
che nel respiro di ogni preda,
divenuta argentea la radura,
trema che il predator lo veda,
dissolve nella Tua bianca spuma,
sotto la coltre della Tua bruma.

Incantatrice,
Mistificatrice,
Cicatrice,
ogni dolore,
è sofferenza,
del Tuo sapore,
l’essenza:
goccia di sale,
dell’eterno male.

Salmastra Ti guardo e penso,
sei la notte del giorno,
di tutte le cose il senso:
in ogni Tuo dintorno,
quanto tutto attorno già tace,
il Tuo Sepolcro sia la mia pace!