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Oh tricolor! Vessillo
che me esule conforti
nel sanguinar de' morti
che l'Italia liberò,
potessi stendere ancor
la mano alla tua stoffa
che per la Patria goffa
invan s'infranse e spirò!
Oh suol natìo! Ascolta
mesto l'estrema prece
di lui che forte fece
una Liberà che fu,
vagando un dì ramingo
per le baie, per i monti
a cantar i racconti
d'un sperar che non è più!
Mia bandiera! Mia speme!
Giaccio ferito a morte
ad attender la sorte
che tra gli avi mi chiamò
laddove lagrimante
non godrò la vittoria
dell'eterna memoria
che brillar a me non può!
Oh Italia... Italia egra!
Per Te il mio sagrifizio
nel suolo cinerizio
ignoto si spegnerà
ché le proli di Roma
non sanno recordare
chi seppe liberare
un popolo di viltà!
Addio! Dolci campagne!
Addio, bei casolari
ove l'ombra de' cari
mi salutaron un dì!...
Addio! Volto dolente
della mia cara sposa!
Addio, nuziale rosa
che bianca presto appassì!...
Addio! Allegri cantici...
nobili vespri a Maria!
Addio, oh Italia! Che fia?
La mia vita tramontò!
Folli proli moderne,
soltanto voi sperate?...
Solamente voi amate?...
L'oblio si dischiuderà
per colpa d'uno scettro...
d'una cruda corona
che il popol non perdona
per un rancor che ruggì! |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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