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Quanno che ar monno c'erano li boia
le ggente che moriva de vecchiaia
era poca. Tiravano le cuoia
co la capoccia sotto a la mannaia.
Po' doppo cominciorno li reclami,
ci fu chi disse che nun era bene,
nun era comportasse da cristiani,
toccava da trovà dell'artre pene.
Così li boia, doppo st'insistenze
furono messi 'n cassa 'ntegrazione
richiusero li ferri a le credenze
e alla fine agnedero 'n pensione.
Però, de tutte le condanne a morte
cessorno solo quelle de lo Stato
discusse 'n tribunale da na Corte
su richiesta de quarche magistrato.
Ne passarono poche de mesetti
che pe le vie, ner buio de la notte
cominciorno a girà tipi sospetti
che l'artri massacravano de botte.
La malavita po' s'è rinforzata,
se so mortipricate le canaje.
Puro la mafia fece n'avanzata.
Qualcuno ha guadagnato le medaje.
Mò ammazzeno così senza motivo
giusto pe core quanno se so fatti
abbruceno er barbone a diversivo
te spegneno er tassista per li gatti.
E puntuarmente sempre all'occasione
li capocci se lagneno der dramma",
mànneno a la famija due corone,
le condojanze con un telegramma.
Spontaneamente sorge na domanna
che nun h'ancora avuto la risposta,
la ggente la rivorge a chi commanna
con insistenza, co la faccia tosta.
Dice: "signori, voressimo sapere
quanno e come volete fa quarcosa
pe risorve 'r probblema. E' un dovere,
passate troppo tempo co la sposa.
Er dubbio è legittimo, miei cari,
ve dico senza tanti comprimenti,
si voi nun sete, fate li compari
e nun pijate li provvedimenti.
Perché er sistema c'è, bello, palese,
pijate er boia e dateje lavoro.
In questo modo eliminate spese
ridanno a sto paese quer decoro.
Nun è che dico proprio d'ammazzalli
sti quattro beccamorti senza core,
domoje quattro botte su li calli
giust'a faje provà ched'è 'r dolore.
Che serve da usalla mò l'accetta
No pe recide quarche capoccione
Pe n'artra cosa, certo, damme retta:
E' pe staccà er popò da le portrone. | |
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