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Sen va lenta cadendo la carezza
del folleggiante, peregrino ciglio
su quell'arrossate gote ove olezza
infra il rossor l'albo stame del giglio,
soave petalo di pura virtude
onde l'aër femminino già esala
il dolce sentimento che dischiude
e Amore, e diletto, e letizia e gala
a questo cor che tanto sa sospirar.
Sembrando angelica piuma e leggera
l'estasiata mano mòve bei sensi
che, destando i suoi sul far della sera,
vanno allegri a nutrir que' cigli immensi
i qual cotanto sanno render pago
l'onesto accento di lui che l'implora
parlando dal notturno manto e vago
d'un'immensità pia che innamora...
che conquide quello spirto che sa amar.
Perdesi dunque il tatto rapitore
nel mador delle pupille superne
che dal sonno mi destan sognatore
e dalla sensazione che discerne
tanto gentil gaudio quanto contento
ond'io baciando possa sorridere
dianzi allo sperato soave momento
che l'aspro destino va a conquidere
nel nome di lei che mi sa rallegrar.
Oh morbide gote! Oh ciglia sorgive!...
Ciglio mio, resisti... Corri... l'assedia
scrutando nelle sue movenze vive
il bel giovamento che senza inedia
va apprezzando dolcemente i miei affetti,
i miei sì innocenti... estatici guardi
ch'anche trascendendo i sogni diletti
l'interrogano curiosi e maliardi,
perché possano al fine farla loro
nel dolce impeto d'un'ora felice
ove in baci consuman quel tesoro
che sante bontà e piacere predice
all'essenza di chi ivi sa giubilar.
Ma che fia?... Ahi lasso... La maledizione!...
La piuma del sollazzo... della voglia
cangiasi in larva; e subito s'espone
e secca, e spenta, e muta, e morta foglia
che dal selvatico, spoglio cipresso
precipitosamente cade al suolo
ove l'attende il ristoro dimesso
che l'autunno gli porge insieme al duolo
perché eternamente possa dormire
come quest'Amor che s'ha da tramontar. |
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