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Immago del mio desir
che ispiri il foco d'Amor
al palpitante sospir
dell'irridente mio cor,
spiega or le fulgide ale
sovra l'onde impetuose
dell'Oceano che sale
all'arene affettuose
ove lieto t'attende
forse un detto d'ebbrezza
che un giuro ti protende
nunzio di gioia e dolcezza.
Vieni, cara fanciulla,
a queste gaudie braccia
ove pur si trastulla
il volto che s'allaccia
al mio occhio rapitore
che giura al tuo bel seno
l'impeto dell'Amore...
dell'Amor che sereno
va inebriando lo stame
de' sogni... de' segreti
cui sempre cruda e infame
l'ora sonò de' vieti...
il tempo ognor si scosse
de' pianti... de' tormenti
laddove non si mosse
la pietà dai rai ardenti.
Ah! Potesse allora Iddio
fermar il celer corso
del sogno colmo di brio
che la mente m'ha morso
nella speme d'un bacio
che mai si consumerà,
poiché mesto mi giacio
lì... dove mai sorgerà
la clemenza del Fato
che cotanto già attesi
perduto... desolato
per anni, e giorni e mesi!
Femmineo fiordaliso
che sì aulente innamori
col volto, col sorriso
le urla de' miei dolori,
allora mio saresti
nell'eternità immensa
di cui i sogni sì desti
dell'alma che ti pensa
si pascono tranquilli
al cospetto di Dive...
all'ombra di rie Villi
che danzanti giulive
intrecciano corone
pella tua etera beltà
che l'invito propone
per me solo... alla pietà. |
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