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Lassù, nel celeste manto azzurrino
della volta che l'Universo regge,
ben ti riveggo, o stella; e tosto abbino
il lume della tua natural legge
all'Infinità delle sacre verba
pronunziate dall'arcano Assoluto,
e dalla Poesia istessa che mi serba
il carme pel tuo bel corpo pasciuto.
Risplendi nell'oceano delle stelle,
faci e misteri della Vita intiera;
e vai lieta con abbronzata pelle
laddove la notte giace foriera
di mertata requie... di sogno beato
donde tosto mi scorgi a ringraziarti
col core che ti parla consolato...
collo spirto che sa solo lodarti.
Eppur stai immota nel cielo polare;
e silente il bel responso pur neghi
ai detti che più non sanno aspettare
del cor mio che perdesi in vani preghi,
sicché addolorato e mesto m'accorgo
che un ammasso di polve infocata se' tu
cui esterrefatto l'iride or porgo
memore del maligno errore che fu.
Or che sorridi, stella serotina,
poscia l'infinito silenzio arcigno,
ahimè, soggiunge l'alba... la mattina
che consuma in sé il tuo delizioso igno,
donde riveggo che mai ho giovamento,
ma solo il volto orrendo del tormento. |
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