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O strale di candida luna
che innocente ascondi il bel sole
in un meriggio dove niuna
v'è etesia, ustoria speme d'Amor,
su! appressati a opprimer la luce
d'un dì che al crepuscolo sen gìa
sotto un rio spiro che traduce
la sorte tanto malvagia e ria
che all'ultima rosa d'autunno,
bel fiore delizioso e aulente,
proibisce col feroce gelo
la docile vita gaudente
e lo sperar nel muto cielo
donde un Nume forse maledì.
O manto di cadente eclisse
che adombri il giorno e la sua beltà
in un istante ove son scisse
le sante verba della pietà,
su! fa' di questo regno oscuro
l'ultimo tristo e tragico acciar
che furente va a colpir tosto
l'onde rie d'un perduto Oceano...
d'un funestato e vessato mar
che vive attingendo al bel sangue
d'un mesto Amore decaduto...
d'un folle Amor che sempre langue
all'immago della tua luna
che questi solar nembi ferì.
O notte crudele e fellona,
o sì indegno volto lunare,
ahi! quante ansie e quanti tormenti
ne derivan dal vostro odiare
le preci e i sinceri lamenti
d'un morente misero sole
che tra inganni sa ancora amare
pur le fosche che lo stringono
tra spire e lacci d'aspra morte...
tra ferree catene opprimenti
ch'ognor gli gridano la sorte
dell'infelicità insana
che indifeso e ignudo lo colpì.
Addio, oh luna... cruda tiranna!
Addio, notte... Cruda eclisse addio!...
Addio, immago che il cor mi danna!...
Il sol risplende... riluce Iddio. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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