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Era alta la Luna in cielo;
e splendea tra l'altre stelle
che fini qual dolce velo
a noi volgean favelle...
calde scintille d'Amore,
fiamme gelide di pianto
nunzie d'un crudo dolore
e d'un terribile schianto,
ché mentre l'oscure tinte
tra i nembi attento miravo
credendole a me avvinte
sìccome inquieto speravo,
arcano risònò un detto
che feroce qual percossa
" Addio! " mi sussurrò schietto,
e l'alma sì mi fè scossa.
La misterica parola
immantinente m'agghiacciò,
e te ch'eri dolce fola
celere da me allontanò
incurante del mio desio,
immemore del mio sentir.
Ahi lasso, oh clemente Iddio,
solingo mi sentii morir!...
Tremante, dolente e ansante
in delirio giacqui allora
ove stava l'alma amante
pria che scadesse l'aspra ora
che per sempre me la tolse
senza palesare pietà...
che iniqua verba mi volse
con immensa e truce viltà.
Addio! Addio, cara fanciulla,
immago felice e beata
d'un Cielo ch'anco trastulla
l'alma sempre sconsolata
del cor mio ch'ormai lontano
dai placidi tuoi recessi,
ogni sperar crede vano
e tiene i pensier dimessi.
Addio! Ombra fatale e cara
d'un'Angioletta caduta
che men opprimente e amara
la mia Vita già perduta
rendere seppe con grazia
perché potesse un dì baciar
e di sollazzi far sazia
la mia alma che seppe cangiar.
Oh dolci capelli bruni
che sposan la tinta bionda
allorché tra loro alcuni
ti desiano più gioconda!
Oh fresco ciglio acquitrino
che pur specchia l'Infinito
quando si desta il divino
in lor celato e sopito!...
Potessi vederti ancora
respirar l'aer affannoso
d'una casta e innocente ora
di dolce sogno amoroso!
Potessi mirarti presto
scioglier la chioma al verone
làddove nacque funesto
il mio desio di passione!...
Ah sì, ti direi che t'amo;
con un bacio delicato
dolce scriverei " Ti bramo! "
sul labbro tanto desiato
che sfiorar più volte potei,
ma sognando incauto e ardito
ché un dì dassenno ti perdei
dal core ove fui ferito.
Volli sperare e sognare!
Preci volsi al Ciel clemente!...
Ma, ahimè, non desiai parlare
al tuo core sorridente,
ché tanto avevo timore
della tua trista reazione...
di mirar morto l'Amore,
sopita la pia passione.
Finsi, infatti, di scordarti
sìccome si scorda l'età;
e, ahi lasso, per non mirarti
spesso impugnai l'aspra viltà.
Eppur... eppur t'amavo, oh dama!
Eppure il mio core t'ama!...
Ahimè, giunse poi il Destino;
e or piango il mio esser meschino. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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