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Leggiadre figlie di Wotan tònante
ch'al Cielo adducete l'alme degli Eroi,
pie Creature di Brunnhilde baldante
che dal ciglio irrorate gli strali suoi,
quanta e qual sì fine beltà guerresca
discende dai vostri feroci stuoli
che giudici si fiano d'ogni tresca
e d'ogni certame su questi suoli!
Quanto ancestrale eroismo di mistero
e quale arcana possa femminina
iscoppiar si vegge sul volto altero
e sulla bionda chioma pia e divina!...
Ah! Fatale e pur estatica immago
d'una perduta remota fierezza
che rimembra il dì ove perì nel vago
dell'atavica Vita la dolcezza!
Cinte le fronti di belle corone
oppur d'elmi femminei e delicati,
ascoste le forme della Passione
da portenti e fermi usberghi incantati,
andate voi cavalcando i destrieri
pelle turbinose lande celesti
in attesa che arditi cavalieri
si svenino in scontri vani e funesti.
Allorquando il tempo sona propizio
all'atteso e pur sperato misfatto
che tant'alme adduce al reo precipizio
di quel mortal momento ch'è ognor ratto,
prodi Valchirie, scendete dai nembi
e, sonando i lugubri e tristi corni,
de' morti gli spirti ferate ai grembi
che speran che Pace presto non torni.
Temibili, spaventose e sublimi
siete voi allorché all'opra vi cingete
nell'orbe reo di noi mortali infimi
ch'ognor di guerra teniam cruda sete.
Ah! Beltà che in voi orrido fattor si fia...
fierezza che diviene dolce Grazia!
Or che l'Amore ameno sen volò via
di voi l'Umanità non è più sazia.
Valchirie senza Numi! Cruda sorte!
Valchirie detronizzate dal fango!...
L'Universo assiste alla vostra morte...
al reo crepuscolo del vostro rango.
Valchirie! Schiave dell'Uomo arrogante
che in voi mira sol fonte di diletto;
serve dell'Umanità spasimante
che di voi disprezza l'agire retto.
Valchirie! Tumuli grigi e silenti
d'assai misterioso cenere muto;
spezzate legioni cieche e pallenti
d'ossa che piangono il tempo perduto.
Valchirie! Salvifiche damigelle
che vi sacrificaste pell'Amore;
redentrici maravigliose stelle
che consumaste per noi ogni madore.
Sì! La Libertade del Ciel paterno
in quest'orbe si cangiò in schiavitude;
e per colpe altrui soggiunse l'inverno
della vostra beata e salda Virtude.
Orsù rammentate!... Tutto era foco,
il Cielo era un iscoppiar di faville,
il Whallhallha del fumo giacea gioco,
cadeano le marmoree, aurate argille.
All'ombra arcana d'un crudo amuleto,
uomini infami assetati di possa
strugger riuscirono il loco sì lieto
de' Numi che caddero nella fossa,
abbandonandovi forse innocenti
al vostro Destino a quel tempo incerto
che ferri v'avrebbe posto violenti
denudandovi d'ogni nobil serto.
Risorgete, Valchirie coraggiose!
Correte a spezzar le vostre catene
e a punir le brame nostre oltraggiose
e il tristo sangue delle nostre vene.
Ribellatevi agli indegni oppressori
ch'opprimono ancora il nostro progresso...
ch'uccidono speranze, affetti e amori
mediante l'Odio che grida sommesso.
Che possano al fin coll'arcobaleno
per vostra grazia i Celesti tornare
all'ostello sempre securo e ameno
che brilla sovra'l mondo che dee amare |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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