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Questo racconto è inserito in:
 Parte 4 della raccolta "Streghe " di Gianny Mirra (6 racconti)
 I racconti del mistero

Streghe

Dramma

Il passo svelto sul ponte di legno che scricchiolava sotto le assi ormai marce. Le ombre della sera cominciavano ad apparire da dietro le momtagne. Qualche stella brillava già nel cielo tra i rami di pioppi scuri e cipressi che si urtavano nelle raffiche di vento improvvise.

Arrivò vicino alla fontana della madonnina celeste, entrò dentro la piccola cappella dal cancelletto di ferro arrugginito. Si sedette stanca sulla panchina di legno davanti all'altare, accese un cero e lo mise ai piedi della Santa.

Un uomo entrò come se fosse stato il braccio di un uragano. La guardò duramente come si guarda un animale che sta per morire. Le si avvicinò tappandole la bocca con una mano, la tenne bloccata fino a farla desistere da ogni resistenza.

Era uno del paese, un balordo da bar. Uno di quei gradassi che lavorano e si vantano di portare il pane a casa e quando sono con gli amici parlano continuamente di avventure erotiche mai avute con donne inventate. Aveva la testa rasata, la croce celtica tatuata sul braccio destro. Indossava calzoni corti in jeans e camicia da lavoro sbottonata. Aveva parcheggiato il suo camioncino dietro il muro che costeggiava il ponte di legno, i suoi compari aspettavano un segnale per intervenire nel loro progetto di grand'uomini contro una ragazza sola in un posto isolato.

Ognuno di loro aveva chi una moglie, chi una ragazza ad aspettarli a casa ma si sa, gli uomini son cacciatori e quando escono di casa non si sa dove vanno. Si creano un branco per sostenersi a vicenda, coprendo l'uno le malefatte dell'altro pur di sentirsi fieri di una virilità che getta solo fango su dignità svendute nei circoli e nei bar con le bottiglie in mano.

L'uomo la spinse contro il muro tenendole la testa schiacciata con una mano. Con l'altra fece un fischio e subito dopo gliela mise intorno alla schiena tenendole le braccia bloccate dietro per non farla muovere troppo. Arrivarono gli altri due come lupi affamati. Si abbassarono i pantaloni tenendola ferma, mentre uno di loro le ficcò in bocca una pezza, la stuprarono per ore, uno dopo l'altro. Lei gli riconobbe tutti guardandoli come una vittima guarda il suo carnefice mentre violavano la sua purezza picchiandola senza pietà. Le sbatterono la testa più volte contro l'altare di pietra tanto che perse i sensi e sprofondò nel nulla. Aveva la faccia coperta di sangue, sperma e lividi mentre il suo corpo giaceva a terra sul pavimento di cemento levigato, davanti alla statua della Vergine.

La lasciarono lì con i vestiti strappati addosso, credendo che fosse morta per le violenze e le percosse subite. Si misero a ridere tirandosi su la lampo dei calzoni mentre uno di loro si pulì il membro con le ciocche dei capelli della vittima.

Uno di loro le sentì il polso.

Uomo: '' Cazzo ragazzi, questa è andata!'' Disse spalancando gli occhi.

Secondo uomo: '' Ma no sarà stordita dai calci e dai pugni che ha avuto. Secondo me stava godendo come una troia!'' Rispose ridendo.

Il terzo uomo avvicinò l'orecchio al petto della ragazza.

Terzo uomo: '' Non ci sono i battiti, e proprio morta la vacca.'' Disse mettendosi una mano dietro al collo.

Uno di loro andò verso il camioncino, prese un telo scuro che serviva ad avvolgere i tubi in ferro del lavoro e ritornò dentro la cappella guardandosi intorno per vedere se arrivava qualcuno.

Uomo: '' Mettiamola qua dentro ed andiamo a seppellirla in un posto fuori mano.'' Disse freddo e determitato.

Uno di loro faceva la guardia sulla porta, nel caso passasse qualcuno. Gli altri due avvolsero la ragazza nel telo nero e la legarono con delle corde.

''Non c'è nessuno,'' disse quello che stava sulla porta.

Gli altri due uscirono con il corpo sulle spalle, corsero verso il retro del camioncino e lo buttarono dentro.

''Puttana, vacca!'' Inveì uno di loro.'' Quella stronza non ha mai goduto così tanto come stasera hahahaha'' Rise.

Salirono in cabina e misero in moto inoltrandosi verso alcune stradine nel bosco. Dopo alcuni chilometri scelsero un posto isolato dietro il pendio della montagna. Scesero tutti e tre, presero delle pale da lavoro e scavarono una fossa dietro delle rocce ai piedi di alcuni alberi di noce.

Gettarono il corpo nudo dentro la buca sputandoci e pisciandoci sopra.

''Che dite le recitiamo una preghierina alla verginella?'' Disse uno di loro ridendo come gradasso.

'' Se la recita da sola quella ciucciacazzi!'' Rispose un' altro.

Riempirono la fossa di terra e pietre e quando fu completamente piena, diedero dei colpi di pala sulla superficie per appiattire. Poi presero delle grosse pietre e le disposero in modo che sembrasse tutto casuale. Uno di loro, quello con la testa rasata che era entrato per primo all'interno della cappella, sputò un'altra volta sopra la sepoltura.

''Dormi bene piccola, oggi hai avuto l'onore di assaggiare la carne di tre veri uomini. Ora vai a cercarti marito tra i morti.'' Disse con disprezzo pulendosi la bocca.

Salirono sul camioncino facendo battute sulla prestazione di poco prima e mentre continuavano a ridere come se niente fosse successo, decisero di andare in un bar a bere una birra.

Ormai era scesa la notte. I familiari della vittima aspettarono invano il suo ritorno. Si misero a cercarla telefonando a parenti ed amici.

Il giorno dopo sia il padre che il marito di lei, chiesero sue notizie sul posto di lavoro, nessuno sapeva niente.

Denunciarono la scomparsa alla polizia, passarono alcuni giorni ma di lei nessuna traccia.

Una troupe di giornalisti televisivi fece delle interviste in giro per sapere se qualcuno avesse visto niente della scomparsa della donna.

Un tipo con la testa rasata e una croce celtica tatuata sulla parte destra del collo, disse al giornalista che l'aveva vista andar via con due extracomunitari. Era entrata in una macchina, avevano messo in moto e scomparsi dietro l'angolo del viale di dove stavano in quel momento.

Descrisse vagamente i due extracomunitari ed i vestiti che quella sera indossava la vittima: un maglioncino leggero color rosa e una gonna grigio scuro. Disse che l'aveva vista scendere dal suo motorino che le si era fermato all'improvviso, così aveva chiesto soccorso a questi due uomini uno di colore, l'altro probabilmente un marocchino. Si erano infilati in macchina e se n'erano andati tutti e tre nella direzione opposta al motorino abbandonato.

Nessun'altro aveva visto niente, nessuno sapeva cosa fosse successo.

Erano trascorsi alcuni giorni da allora, era notte fonda, un grupo di civette si posò sui rami degli alberi di noce sotto cui era sepolta la ragazza. Un vento fortissimo piegò i rami scrollando le fronde come se volesse strapparle per qualche mezz'ora, poi tutto ritornò calmo come prima.

Un gruppo di cagne nere di grossa taglia, si avvicinarono silenziose verso la solitaria sepoltura. Una di loro si accucciò a terra mentre le altre giravano intorno in tondo.

La cagna nera cominciò pian piano a prendere delle fattezze umane e come in uno strano prodigio diventò una donna nuda distesa su un fianco con il viso rivolto verso terra.

''Melissa!.......Melissa......Melissa!''

Chiamava la donna, prima sussurrando poi a voce più alta fin quando quel nome divennero urla strazianti che facevano tremare l'anima degli alberi.

'' Melissa!'' Continuò a chiamare.

La donna nuda si dispose distesa di pancia contro il suolo, divaricò le gambe strofinando la vagina ed i seni per terra mantenendosi con le mani ben puntate sul terreno.

''Melissa!'' Ripeteva.

Ormai quel nome era diventato un urlo lacerante.

La donna inarcò il dorso soffiando con forza sul suolo tanto che le pietre ammassate schizzarono via come palline di polistirolo. Sputò per terra e con l'indice ed il medio tracciò i segni del sentiero oscuro.

''Per la sacra Hekates

colei che vive nelle regioni più oscure

e cammina nelle zone di confine.

Per colei che impugnando il pugnale

lacera la notte liberando la luce.

Per la torcia che regge nella sua mano destra

guidando le anime dei morti che non trovano pace.....

rispondimi.......

dimmi se nel tuo cuore

c'è il seme della vendetta.''

Da sotto il terreno giunse un urlo straziante che fece rabbrividire la notte.

La strega continuò:

''Posso darti l'oppurtunità

di vendicare la tua morte.

Posso far si che tu diventi qualsiasi cosa

e piegare il destino

sotto i tuoi artigli di sangue.

Posso restituirti una vita

che si nutrirà di silenzio ed oscurità.

Dimmi se lo vuoi Melissa.''

Un altro urlo straziante giunse dalle profondità della terra.

La strega si inginocchio sul suolo battendo forti i pugni contro le rocce tanto da ridurle in polvere. Le altre cagne si disposero in cerchio formando

cinque punte con lei in mezzo. Si trasformarono anch'esse in forma umana, nude come la prima. I loro occhi neri e penetranti come la notte diventarono rossi come il sangue. La strega che era al centro del pentacolo scavò velocemente con le mani nude che sembravano degli artigli d'acciaio. Tolse tutte le pietre e tutta la terra arrivando la corpo martoriato di Melissa, sporco e nero dai lividi e dallo stato della morte.

La prese tra le braccia mettendola supina su una lastra piatta. Le altre donne le si disposero attorno esattamente come prima.

La prima strega le mise una mano sul cuore e glielo estrasse dal torace, con l'altra mano si tagliò un polso ed il sangue che colava copioso, scuro e denso, lo verso dentro al buco dove prima vi era il muscolo cardiaco. Con un unghia incise sul cuore i segni del passaggio ed i segni del ritorno dal mondo dei morti. Ci soffiò sopra tre volte, una civetta ci volò intorno posandovisi sopra. Dalla sua bocca uscì un liquido giallo e vischioso che penetrò fino al centro. Dopo averlo innalzato verso il cielo scuro lo rimise al suo posto nel corpo della defunta. Pronunciò una serie di incantesimi che rimarginarono la ferita e pian piano il colore cianotico della pelle sparì lasciando il posto al colore rosa e bianco originario.

Tutte e sei le donne ritornarono in forma di cagne nere, latrando e correndo in cerchio intorno al cadavere della donna. Corsero ad una velocità incredibile formando un anello nero in movimento fino a quando gli occhi di Melissa si aprirono ed il petto sobbalzò a ritmo del respiro.

Si fermarono davanti a lei sedute sulle zampe posteriori osservandola attentamente.

Melissa venne presa da violenti spasmi e convulsioni. Il corpo le si inarcò innaturalmente verso l'alto formando un arco a sesto acuto con i piedi e la testa appoggiati al suolo. Con uno scatto rapido prese posizione eretta con i piedi ben saldi sul terreno.

Le streghe ritornarono in forma umana con i capelli appiccicati sulla pelle sudata del corpo.

La prima strega: '' Ogni volta che la luna diventerà calante fino alla luna nuova, tu potrai uscire dal buio e cercare ad uno ad uno i tuoi carnefici. Potrai farne quello che vorrai dei loro corpi ma l'anima dovrai inchiodarla al suolo con uno spillone d'argento e lasciare che diventi cibo per le Empuse. Ora sei una cagna di Hekates, una creatura della notte che non ha età nè fine. Noi ti proteggeremo e ti guideremo se ne avrai bisogno.''

Melissa aprì la bocca per parlare ma non uscì nessun suono umano se non qualcosa di confuso e animalesco.

Strega: '' Non puoi ancora farlo, il tuo corpo è stato nelle regioni fredde del nulla ed ha assorbito la sostanza dei morti che ha congelato tutti i tuoi fluidi vitali. Man mano che ti abituerai a questa nuova condizione si creeranno nuovi fluidi e nuovi suoni nelle tue corde vocali.''Le disse guardandola fissa con occhi vitrei e spaventosi.

''Vieni con noi ora,'' concluse.

Tutte e sette fecero un balzo di qualche metro, tuffandosi in avanti sulle mani prendendo immediatamente forma canina. Corsero su fino in cima alle montagne latrando alla notte profonda come l'abisso dell'inferno.

Ora Melissa si trovava in uno stato particolare di condizione vitale. Un posto tra la vita e la morte dove l'oscurità produce le sue forme larvali che si nutrono delle energie della materia grezza e di quelle umane. Una specie di ponte tra la dimensione terrena e quella dell'aldilà dove gli strati più bassi e marginali dello spirito possono interferire nel mondo umano, entrando ed uscendo da porte segrete dimensionali a seconda della loro origine e della loro fonte. Per Melissa la sua fonte era l'energia della parte più inquietante e tenebrosa della luna e dell'oscurità.

Era morta violentemente ed il suo spirito confuso e triste vagava nelle regioni del bardo in mezzo a spaventose apparizioni e abissi di paura. Era stata attirata dalla voce della strega che per lei risultò un segnale, un raggio di luce nera che la guidò verso la superficie, la parte più vicina allo strato della dimensione vitale. L'odore della strana donna l'aveva guidata verso un varco scavato dal suono delle sue parole e dal suo sguardo che la vedeva avvicinarsi sempre più col suo grande dolore dentro l'anima terrorizzata.

La vita del paese scivolava tranquilla con le solite scene e mollezze quotidiane, volgarità e ipocrisie, tradimenti e santità delle realtà di provincia mai uscite da un magma quasi medioevale dove la mente sembra intrappolata in un reticolo di stupide superstizioni, maldicenze, falsità e bigottismo che fanno dei piccoli centri quei paradisi per pochi mentre per alcuni dei veri inferni.

Anche la vita dei tre uomini continuava tranquilla come se niente fosse successo. Le loro famiglie erano all'oscuro di tutto ma anche se avessero saputo, li avrebbero protetti con omertà assoluta e ottuso orgoglio tipico dei paesi di montagna. Anche se si combinavano disastri e squallidi vandalismi, preferivano dare la colpa agli extracomunitari o a gente di passaggio pur di non apparire per quello che in effetti erano, delle persone molto chiuse e mentalmente poco elevate. Si rifugiavano in una tetra nebbia di maldicenze mettendo le mani avanti contro chiunque, pur di sentirsi protetti e voltare le spalle a qualsiasi forma di apertura verso il mondo. In questo modo si sentono al di fouri da chissà quale minaccia che potrebbe alterare equilibri marci ma ben radicati tra falsità e oratori.

Flavio, l'uomo dalla testa rasata e il tatuaggio sul collo, era un tipico esemplare di paesano nevrotico, lavoratore, maschilista e autoritario, fiero di far parte di una razza montanara ritenuta eletta nei confronti delle altre parti d'Italia. Faceva parte di un gruppo di estremisti con ideali poco democratici, il cui intento era quello di creare una grande onda rivoluzionaria separatista, che staccasse quel quarto di nazione. Il loro ideale era quello di creare un territorio autonomo rispetto a tutto il resto d'Italia, discriminando chiunque non fosse del posto. Si ritrovava iniseme a tutti gli altri adepti del gruppo, provenienti da varie parti delle provincie del nord, in delle cascine in mezzo a boschi di montagna, lontano da occhi ed orecchie indiscrete per dare sfogo al loro rituale di violenza davanti a tenebrose reliquie come un pezzo d'orecchio o una mano del Duce o un dito appartenente ad Hitler. Avevano adottato simbologie celtiche come distinzione del gruppo e rituali richiamanti echi di lontane barbarie. Di solito indossavano degli elmetti con due corna ai lati come i contadini delle Gallie e nei loro ritrovi inneggiavano inni più in odor di manicomio che di esseri senzienti.

Questi raduni venivano organizzati via internet almeno due volte al mese affinchè i folli frustrati che vi partecipavano si ricaricassero attraverso le loro ideologie ottuse e cavernicole.

Fabrizio, il secondo dei carnefici di Melissa, era un giovane reclutato da Flavio, sul posto di lavoro. Insieme erano quasi inseparabili amici di sbornie pazzesche, atti di spavalderia e corse notturne in macchina fino allo sfinimento. Il terzo uomo si chiamava Kerim, anch 'esso del posto ma di un paesino situato un po' più in alto sulla montagna. La loro condotta durante il giorno sembrava normalissima anzi, falsamente coperta da gentilezza e mutevole bonarietà. Dopo le prime otto bottiglie di birra, cambiava drasticamente rivelando la loro vera anima autoritaria e poco duttile, proprio come le tempestose montagne su cui vivevano.

Un giorno qualcuno li senti vantarsi boriosamente di alcuni degli ideali a cui di solito inneggiavano nei loro ritrovi segreti. Quest'uomo rivolgendosi loro disse:

'' Ma se non voltete essere considerati italiani e volete far parte di nazioni come la Germania o l'Austria, perchè non prendete tutta la vostra roba e ve ne andate in quelle nazioni rinunciando però a qualsiasi sovvenzione italiana come pensioni, stipendi, indennità varie ecc? Sarebbe più giusto no, invece di rompere i coglioni facendo tutto questo fracasso e disprezzando il resto degli altri vostri stessi connazzionali! Vi giuriamo che non sentiremmo assolutamente la vostra mancanza, la vostra come quella di tutti quelli che vi seguiranno, sia per inciso.''

Lo guardarono con un odio ed una freddezza proprio come un branco di lupi ottusi e malvagi guardano un essere umano che ha detto qualcosa a cui brucia loro dentro.

Aspettarono che se ne andasse e lo seguirono per vedere la strada che faceva tutte le volte che veniva dalle loro parti.

Dopo qualche tempo, una sera, si appostarono in sei dietro degli alberi con la macchina messa di traverso. Si misero in testa dei cappucci che nascondessero tutta la testa compreso il viso, lasciando giusto due buchi per gli occhi. Quando L'uomo arrivò li, dovette fermarsi per via della macchina che bloccava la strada. Scese per vedere se trovava il conducente della vettura per dirgli di spostarla. Improvvisamente i sei uomini uscirono da dietro gli aberi con catene e mazze da baseball. Lo picchiarono a sangue lasciandolo tramortito e ferito per terra. Se ne andarono senza neanche chiamare un'ambulanza prima di sparire.

Le loro donne erano fiere di avere uomini così, uomini veri, duri, rudi si ma veri maschi con dei sani ideali che difendevano il loro territorio con onore e sprezzo del pericolo. E di uomini così......beh ne sono piene le costole delle montagne comprese le valli e le colline, con la bellezza che quanto più si va in alto, più il cervello sembra non avere speranza di vedere la luce e connettersi neurone con neurone.

La sera del nuovo raduno cadde la prima notte di luna calante.

Erano andati con due macchine In una c'era Flavio, Fabrizio e altri compari. Nell'altra c'erano Kerim e tre donne che sarebbero servite per il dopo meeting, in uno squallido hotel-rifugio. Kerim le aveva reclutate su internet ed era andato a prenderle lui stesso alla stazione per nasconderle, dagli occhi delle loro donne, quelle che li aspettavano a casa, in un hotel a bassissimo prezzo sull'autostrada.

La macchina di Flavio precedeva quella di Kerim. Fecero una quarantina di chilometri prima di imboccare la strada che s'inerpicava sulla montagna dove si sarebbe tenuto il raduno. Ci sarebbero stati più di cento persone, quasi tutti uomini, ma loro avevano le tre donnette ad attenderli nella baita di uno degli uomini che si erano portati dietro. Tre donne sarebbero bastate a soddisfare sette uomini, dopo aver bevuto vino e grappa come torrenti in piena.

Il raduno fu il solito uragano di voci deliranti che sparavano slogan e ideali da camicia di forza. Un tipo salì su palco preparato apposta quello stesso giorno. Parlò di quanto dovevano essere fieri di appartenere ad una razza eletta cresciuta sulle montagne all'ombra degli antichi celti ( che per quanto si possa mai dire dei celti, rimarranno sempre un popolo alquanto barbaro, violento, poco solidale tra tribù e tribù della stessa specie e assolutamente guerriero, visto che gli omicidi e i capi-tribù si succedevano con la rapidità del fulmine).

Due ore di raduno dove il delirio saliva vertici davvero altissimi.

Al ritorno una strana nebbia divise le due macchine. Flavio chiamò al cellulare Kerim dicendogli che loro sarebbero andati avanti per accompagnare a casa un membro che si erano caricati in più e che si sarebbero trovati alla baita tutti insieme dopo una mezz'ora.

Kerim, per accorciare la strada, prese una scorciatoia che conosceva bene, che costaggiava una parte del un fiume abbastanza ampio e profondo.

Dopo una decina di minuti si accorse che forse aveva sbagliato strada visto che si trovava sperduto tra alberi e pendii di montagna. Fece manovra di retromarcia per tornare indietro ma la macchina si spense all'improvviso.

''Oh no! Non resteremo qui nel buio pesto spero! Io ho paura!'' Squittì istericamente una delle tre donnine.

Le altre le fecero coda con quelle vocine che danno ai nervi solo a sentirle.

Kerim: '' Hey, non vi rendete conto con chi siete allora!'' Disse tronfio e borioso.'' Avete di fronte a voi un vero uomo e tra poco assaggerete le mazze più toste che avete mai assaggiato, mazza di uomini veri, uomini forti e coraggiosi!'' Disse guardandole con un sorrisino idiota sulla faccia.

''Uomo vero allora vedi di far partire la macchina perchè noi abbiamo paura per favore!'' Disse l'altra già con la follia negli occhi.

Kerim scese dalla macchina.

''Kerim: '' Vado a dare uno sguardo al motore, magari manca solo l'acqua nel serbatoio.''

Appena scese dala vettura, lo sportello si chiuse da solo e s'inserirono le sicure bloccandosi come fossero state cementate.

Kerim tornò indietro cercando di aprire la portiera ma sembrava saldata come se la macchina fosse diventata un pezzo unico.

Le ragazze cominciarono ad urlare terrorizzate. Kerim bestemmiava e inveiva contro di loro perchè pensava che gli stessero facendo uno scherzo.

Tra gli alberi, nell'oscurità più totale, qualcosa prese forma alzandosi dalle foglie morte sul terreno. Il corpo nudo di Melissa, il suo viso, gli occhi nerissimi, vitrei con i capelli sciolti scarmigliati, attaccati alle spalle. Era a quattro zampe sul terreno. Ad un tratto avanzò verso la macchina prendendo forma di cagna nera. Avanzò silenziosamente verso l'uomo che era di spalle. Quando era praticamente dietro di lui, gli ringhiò ferocemente tanto da farlo saltare terrorizzato, cadendo per terra. Kerim guardava la cagna che ringhiandogli, sbavava inferocita. Gli occhi dell'animale erano crudeli, rosso sangue e pazzi di furia assassina. Kerim strisciò velocemente dietro la macchina, riuscì ad alzarsi e si mise a correre nel bosco urlando come un ossesso dalla paura con dietro la cagna che lo distava apposta di qualche metro. L'uomo provò a girarsi verso l'animale spezzando un grosso ramo per difendersi.

Mentre lui si difendeva col ramo cercando di darle addosso, la cagna prese il ramo tra le fauci e guardandolo fisso negli occhi, stritolò quiel pezzo di ramo come se fosse stato pan di Spagna.

''Cazzoooooo! Vai via troiaaaaaaaa!'' Urlò kerim correndo e pisciandosi addosso per lo spavento. La folle corsa finì quando l'uomo non sentì più il terreno sotto i suoi piedi. Aveva incontrato la fine del pendio che dava sul fiume e ci era caduto dentro.

Era sommerso dall'acqua e provava a nuotare per arrivare a riva.

Melissa acquisendo forma umana scese dal pendio velocemente come un ragno. Tuffo la testa dentro l'acqua e con gli occhi spalancati nel buio, telepaticamente chiamò tutte le grosse biscie del posto, ordinando loro di attaccarlo. Tutti i serpenti della zona furono velocissimi. Il fiume diventò un rettilaio crudelissimo. Alcune biscie si intrecciarono ai piedi dell'uomo tirandolo giù, altre alle mani mentre tutti gli altri serpenti gli strappavano lembi di carne a morsi da tutte le parti del corpo.

Melissa vedeva tutto con i suoi occhi che bucavano l'oscurità più fitta.

Nel momento in cui l'uomo stava per morire facendo uscire la sua anima, Melissa, con una spinta potentissima dei piedi conto la riva, partì come un missile verso quel raggio di luce che usciva dal cuore della vittima. La infilzò con la punta dello spillone d'argento e la portò verso l'altra riva inchiodandola su una roccia piatta. Il cadavere dell'uomo scese giù verso il fondo ormai spolpato fino alle ossa dai morsi dei rettili che dopo averlo ucciso si dileguarono in tutte le direzioni.

Melissa si sedette poco distante dalla roccia dove giaceva il fascio di luce che si muoveva come una piuma inchiodata al suolo. In quel momento il suo udito fu attratto da lamenti orribili che partivano da una zona d'oscurità totale dietro la roccia. Da lì uscirono una decina di figure mostruose, figure femminili dai seni cadenti e dal viso orribile, piene di vesciche purulente che si aprivano sia sul viso che in ogni parte del corpo lasciando uscire liquidi fetidi e immondi.

Melissa arretrò di una ventina di metri. Queste figure si avvicinarono con versi lancinanti verso l'anima dell'uomo e la divorarono azzuffandosi tra di loro come degli spettri affamati.

Quando ebbero finito di divorarla, Melissa sentì una grande gioia che le riempì il petto. Una risata agghiacciante le uscì dalla bocca facendo fuggire le figure mostruose che aveva davanti.

La ragazza si tuffò nel fiume e raggiunse il corpo orrendamente mutilato dell'uomo.

Ne prese i resti e li portò in superficie. Se li mise sulle spalle ancora sanguinanti e in battibaleno si trovò su un grosso ramo che pendeva sulla macchina dov'erano rinchiuse le tre donnine.

Lasciò cadere quello che restava del corpo, direttamente sul cofano con la faccia consumata e senza occhi rivolta verso il parabrezza.

Le sicure scattarono aprendo le portiere. Le donne impazzirono di paura e scendendo dalla macchina, schizzarono via come schiegge urlando come sirene.

''Il grande uomo............il vero uomo lui!'' Disse Melissa con voce cavernosa, ridendo piena d'odio. Il solo alito di lei ,fece appassire le foglie che le stavano davanti facendone seccare anche i rami.

Gli amici di Kerim lo aspettarono invano nella baita di Vincenzo, uno dei compomenti del gruppo che non vedeva l'ora di scatenarsi in un orgia da fargli tremare le budella.

Non vedendolo arrivare, si misero in macchina e andarono a cercarlo. Verso l'alba arrivarono sul punto dove si era fermato Kerim con l'auto. Videro la macchina dalla parte posteriore. Quando scesero per vedere dov'era, lo trovarono sul cofano orrendamente mutilato. Lo riconobbero dall'orologio che Flavio e sua moglie le avevano regalato per il suo complenno, l'anno prima.

Rimasero sconvolti da quella vista. Flavio e Fabrizio furono presi da una tale rabbia che giurarono di vendicarlo a prezzo delle loro stesse vite. S'inginocchiarono e lo piansero, chiamandolo per nome più e più volte.

''Come faremo a dirlo a sua moglie e alla sua famiglia?''Chiese Fabrizio a Flavio con la voce rotta dai singhiozzi e dalla paura.

Fabrizio: '' Non lo so, in qualche modo faremo.''

Dopo qualche ora, decisero di dare una versione unanime alla polizia che avrebbero chiamato subito. Un branco di lupi avevano attaccato il loro amico che si era perso da solo nel bosco, nel tentativo di raggiungerli alla festa di un loro conoscente.

Quando arrivò la polizia, mise tutto sul verbale e chiamò in commissariato tutti i componenti di quel gruppetto che erano presenti sul posto tra cui anche il presunto conoscennte, improvvisato da uno di loro.

La famiglia di Kerim fu informata dalla polizia. Una vera tragedia sconvolse la vita di quelle persone.

Era passato un mese intero da quell'episodio macabro. I due amici erano sconvolti ed inaspriti dal dolore per la perduta del compare.

Da qualche giorno Fabrizio aveva delle strane allucinazioni. Ogni tanto aveva l'imnpressione di essere seguito quando tornava a casa di notte, oppure sentiva come una presenza sinistra vicino a sé quando era da solo. Cominciava a dormire poco per via di mostruosi incubi che lo tormentavano e soprattutto di una figura femminile che gli si metteva addosso a cavalcioni sul petto non facendolo respirare durante la notte, nel dormiveglia.

Era visibilmente dimagrito, sua moglie era preoccupata e ne parlò con Flavio. Voleva sapere cosa era successo veramente a Kerim e a cosa suo marito alludesse, visto che ogni tanto Fabrizio delirava urlando una frase che diceva -che non avrebbero dovuto lasciarlo andare da solo con quelle puttane-. Chi erano queste donne e dove erano andati quella notte.

Flavio la rassicuro dicendole che erano andati ad uno dei loro raduni e che Kerim stava accompagnando le mogli di tre loro compagni verso la stazione, quando la nebbia gli aveva fatto perdere di vista la direzione giusta.

Le loro mogli sapevano benissimo dei raduni e degli ideali completamente condivisi con i loro uomini. Ne erano fiere ogni volta che questi tornavano a casa e le scopavano infoiati e ubriachi come ''i veri maschi'' riscendenti dagli antichi celti!

A volte Fabrizio sentiva un cattivo odore che gli toglieva il respiro ed andava ad aprire la finestra per far cambiare l'aria. Chiedeva a sua moglie Vanna, da dove venisse quel fetore ma la donna lo rassicurava dicendogli che non c'era nessun puzzo dentro casa. A volte invece aveva l'impressione di sentirsi addosso le impronte e gli artigli di un cane rabbioso, impronte che gli bruciavano la pelle ed anche in quel caso, Vanna lo rassicurava dicendogli che la sua pelle era fresca e liscia come sempre e senza bruciature. La moglie lo portò dal medico perchè vedeva in lui qualche accenno di depressione, evidentemente dovuta alla morte di Kerim. Il medico gli prescrisse degli psicofarmaci e gli consigliò qualche settimana di assoluto riposo. Vanna lo costrinse a prendersi due settimane di ferie sul lavoro. Non intendeva assolutamente lasciarlo andare al lavoro in quelle condizioni. Da un momento all'altro cominciava a tremare ed un freddo glaciale si impossessava delle sue membra.

Flavio di tanto in tanto, andava a trovarlo a casa. Lo vedeva sempre più scavato con gli occhi cerchiati.

''Flavio, l'ho vista!'' Disse Fabrizio all'amico,'' l'ho vista, io l'ho vista! Mi segue ovunque, non mi lascia dormire!''

Flavio: '' Chi hai visto?'' Gli chiese.

Fabrizio: ''Quella puttana della cappella è qui ti dico. L'ho vista.'' Ripetè terrorizzato.

Flavio: '' Non dire stronzate e abbassa la voce che possono sentirti. Cosa dici …..la troia è morta!''

Fabrizio: '' No che non è morta, l'ho vista l''altro giorno dietro la finestra della mia camera da letto. Io era sveglio mentre Vanna dormiva. Mi ha guardato da dietro il vetro della finestra. Era nuda, livida, con ferite alla testa che sanguinavano. Mi guardava e potevo sentire la sua voce che chiamava il mio nome. Mi diceva se ora non avessi voglia di leccarle la passera! Mi diceva che voleva godere avendomi dentro di lei. Io ero terrorizzato ed eccitato contemporaneamente, non capivo come mai mi sentivo così. Ero talmente eccitato che ti giuro non l'ho mai avuto duro come l'altra sera. Mi sono buttato su Vanna e l'ho scopata, l'ho scopata come una furia. Le ho fatto del male perchè lei stava dormendo e l'ho svegliata così all'improvviso. Poverina ha dovuto stare zitta e lasciarmi fare per non svegliare i bambini nell'altra stanza ma sono stato un animale, un pazzo. Io non riuscivo a staccare gli occhi di dosso da quella puttana dietro al vetro che si toccava e mi guardava fisso come un diavolo....capisci!!! La mia Vanna........la donna più pura e meravigliosa che ci sia sulla faccia della terra!''

Flavio: '' Calmati Fabrizio. Ti sarai svegliato da un incubo ed eri eccitato. Sai gli psicofarmaci provocano allucinazioni su persone ipersensibili!''

Fabrizio: '' Io non sono pazzo, mi sta facendo impazzire lei.....lei....quella li! CAPISCI!!!!''

Flavio: '' Non preoccuparti di lei, non può fare assolutamente niente. E' morta ricordi, è mortà! L'abbiamo sepolta insieme con Kerim!''

Fabrizio: '' Si l'abbiamo sepolta ma lei non è lì, in quella dannata fossa. E' uscita, si sta vendicando di noi. Ha ucciso kerim, io lo so che è stata lei!'' Disse scoppiando a piangere come un bambino indifeso.

Flavio: '' Fabrizio calmati, non è niente. Stai sicuro che quella è la sotto. Magari se la son mangiata gli stessi lupi che si sono mangiato il povero Kerim!'' Disse abbracciandolo per confortarlo.

Fabrizio: '' No Flavio, non sono stati i lupi a farlo fuori. Quello lo abbiamo inventato noi, ricordi? Lei mi ha fatto vedere come lo ha ucciso. Mi ha fatto rivivere tutto quanto in un incubo. Sono stati serpenti, centinaia, migliaia di serpenti guidati dalla sua mente. Lo hanno ucciso in acqua mentre kerim cercava di nuotare per uscire da dove lei lo aveva fatto cadere.'' Esplose urlando di paura.

Flavio diventò freddo come il ghiaccio. Gli venne la pelle d'oca e una rabbia impotente lo invase togliendogli il respiro.

Flavio: '' E' solo un incubo Fabrizio non preoccuparti. E' morta, non può fare niente.''

Uscì di casa di Fabrizio sconvolto per averlo visto peggio delle volte precedenti. Gli risuonavano nelle orecchie le parole del sogno e delle allucinazioni che l'amico aveva avuto.

Decise che sarebbe andato sul luogo della sepoltura per controllare se la puttana dormiva beata sotto quel cumulo di pietre ma lo avrebbe fatto nei giorni della settimana seguente, ora aveva troppo da fare per organizzare il prossimo raduno.

Prese il calendario che aveva nel cruscotto per dare un'occhiata quando cadeva la luna piena. Aveva promesso a sua moglie che sarebbero andati a vederla su un terrazzo sul pendio della montagna da dove potevano vederla riflettersi nel lago. Diede un'occhiata.

''Cazzo! '' Esclamò accorgendosi che la luna piena era stata giusto tre giorni fa.

'' Ora è diventata calante, porca puttana! Va beh, sarà per il prossimo plenilunio.'' Disse gettando il calendario nel cruscotto.

Il pomeriggio era stato calmo e tiepido. Ormai l'estate stava finendo e settembre avrebbe portato l'aria fresca e le giornate più corte.

Il caldo afoso di agosto se ne stava andando ma non il dolore della perdita di Kerim. Tutto il paese aveva partecipato al suo funerale. Gli era stata fatta una sepoltura dignitosa e molta gente lo compiangeva parlando di lui come una bravissima persona, un angelo, un bravo ragazzo che doveva sposarsi di li a poco.

La casa di Fabrizio era sulla piazza centrale, dove tutti i migliori ristoranti e bar della zona erano sempre pieni di gente soprattutto nei week-end. Quella sera era appunto un sabato ed i tavolini dei bar all'aperto erano pieni di persone che parlavano e bevevano.

Vanna era uscita un attimo per andare a casa dei suoi a lasciare dei vestiti che aveva stirato durante il pomeriggio, per sua madre.

Fabrizio era in sala a guardare la televisione quando si accesero tutte le luci della casa, tutti i lampadari e tutte le lampade comprese quelle a muro.

La televisione cominciò a distorcere le immagini sul monitor mentre un fetore incredibile invase la stanza, tutta la casa intera.

Fabrizio andò a spegnere alcune luci ma non appena le spegneva queste si riaccendevano. Passò davanti ad uno specchio e vide un'immagine che non corrispondeva alla sua. Ritornò indietro a vedere meglio, guardandoci dentro e vide Melissa nuda, emaciata ed ammiccante che con sguardo fisso e crudele lo guardava con occhi di brace. Si allontanò dalla visione dicendo a se stesso che era solo un'allucinazione. Indietreggiando urtò contro qualcosa, si girò a vedere e vide un'altra Melissa che lo stava per abbracciare. Si mise ad urlare di paura buttandole addosso tutto quello che aveva a portata di mano, scappando nell'altra stanza ma dal letto si inarcò un'altra Melissa che lo aspettava con la vagina aperta invitandolo a fare l'amore con lei. A Fabrizio sembrava che gli scoppiassero le meningi. Urlava e cadeva fuggendo in qualunque direzione trovasse una via d'uscita. Imboccò la cucina e davanti al tavolo vide ancora un altra Melissa con il coltello per tagliare la carne in mano, sporco di sangue. Sul tavolo c'era il corpo di sua Moglie Vanna fatta a pezzi mentre con l'altra mano estraeva un occhio dalla faccia della moglie gettandoglielo addosso.

''Vieni.....non vuoi scoparmi? Vieni a farmi sentire quanto ce l'hai grosso.....tu sei un uomo duro, non è vero?'' Gli disse sorridendogli fredda e spietata.

Fabrizio si fece addosso dalla paura. Provò a gettarle addosso qualsiasi cosa ma tutte le altre figure di Melissa lo stavano per raggiungere. Una lo afferrò per i capelli. Un'altra lo morse ad un braccio staccandogli il muscolo. Lui riuscì a scappare, imboccando la scala del terrazzino della stanza di sopra.

Arrivò su sanguinante e con un pezzo di cuoio capelluto in meno sulla sua testa. Si mise ad urlare chiedendo aiuto. La gente che aveva sentito le urla provenire dalla casa, chiamò la polizia. Intanto sia dalla porta chiusa che dai muri, passavano le altre figure di Melissa che nessuno poteva vedere se non Fabrizio. L'uomo impazzendo di terrore, provava a raggiungere i muri per calarsi sulla strada ma ogni volta che si avvicinava ai bordi, spuntava fuori da dietro il muro una figura di Melissa che rideva diabolicamente. La polizia era errivata in quel momento, cercando disfondare la porta dalla sua baitazione. Fabrizio era talmente preso dalla paura che impazzì del tutto. Con le sue stesse mani si strappò la carne del viso delle braccia e della pancia, tirandosi fuori tutte le budella. Cadde a terra privo di vita mentre Melissa infilzò l'anima di lui con lo spillone d'argento, scomparendo nello stesso istante in cui tutte le luci della casa si spensero.

I poliziotti riuscirono ad entrare, salirono al piano di sopra e videro la moglie fatta a pezzi sul tavolo della cucina mentre l'uomo smembrato dalle sue stesse mani davanti all'orrore di tutti i presenti giù in piazza, giaceva a terra in un lago di sangue.

La gente correva per le strade terrorizzata, cercando di togliersi dalla mente quella scena orrenda. Ci fu chi svenne, chi stette male e chi fu portato in ospedale in preda a crisi di terrore ed angoscia.

L'impatto fu così violento che per più di una settimana nessuno voleva andare in piazza.

Flavio seppe dell'accaduto il giorno dopo quando rientro dal raduno.

Sua moglie Elvira gli corse incontro abbracciandolo in lacrime.

Nelle indagini risultò che Fabrizio in preda ad un attacco di follia aveva dapprima ucciso la moglie tagliandola a pezzi con un coltello-ascia che si usa per tagliare le ossa nei pezzi grandi di carne e poi era uscito sul terrazzino della stanza superiore, uccidendosi davanti a tutti.

Un'ondata di puro terrore si abbatte si Flavio.

''E se quello che gli aveva raccontato Fabrizio fosse vero? E se era stata veramente Melissa ad uccidere Kerim, Vanna e il suo caro amico?''Pensò.

Prese il suo fucile, si mise in macchina e guidando come un pazzo si diresse verso il luogo della sepoltura di Melissa.

Erano le 11:00 di mattina, arrivò davanti al bosco dove cominciava la strada che portava giusto davanti a quel luogo maledetto.

La imboccò e seguì i tornanti ma dopo aver guidato per ore si ritrovava sempre al punto di partenza. Sembrava stesse in una spirale oscura che attirandolo verso il centro lo risputava fuori all'esterno partendo dall'inizio. La sua rabbia cr


Gianny Mirra 02/09/2011 14:24 1 1226

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