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Questo racconto è inserito in:
 Parte 5 della raccolta "Streghe " di Gianny Mirra (6 racconti)
 I racconti del mistero

Streghe 2° parte

Dramma

Prese il suo fucile, si mise in macchina e guidando come un pazzo si diresse verso il luogo della sepoltura di Melissa.

Erano le 11:00 di mattina, arrivò davanti al bosco dove cominciava la strada che portava giusto davanti a quel luogo maledetto.

La imboccò e seguì i tornanti ma dopo aver guidato per ore si ritrovava sempre al punto di partenza. Sembrava stesse in una spirale oscura che attirandolo verso il centro lo risputava fuori all'esterno partendo dall'inizio. La sua rabbia cresceva col passare del tempo che se ne andava insieme al tramonto. Ormai era arrivata la sera e Flavio aveva guidato come un pazzo per tutto il giorno senza mai uscire da quel cerchio diabolico. La notte era scesa in tutta la sua impenetrabile oscurità.

Finalmente la macchina si fermò nel posto giusto a dieci metri dal luogo in cui era stata sepolta Melissa. Flavio scese madido di sudore e livido di rabbia. Imbracciava il fucile con lo sguardo di un folle.

''Esci troia! Urlava con tutto il fiato in gola. '' Esci ti ho detto baldracca da quattro soldi!''

Una cagna nera era su una roccia molto in alto e lo osservava muoversi da un punto all'altro cercando di scavare la buca perfettamente coperta, la stessa buca in cui avevano seppellito la loro vittima.

Flavio scavò in profondità per ben due metri, non trovando assolutamente niente quando all'improvviso vide un ombra stagliarsi sul bordo tra la fossa ed il nero della notte. Guardò in alto e vide una cagna nera di grossa taglia che lo osservava con sguardo crudele. Sparò un colpo dietro l'altro ma l'animale era così veloce da schivare tutti i proiettili. Fece fuori tutto il caricatore e ne mise un'altro, subito dopo. Era l'ultimo che aveva con se.

Apparve Melissa sul bordo della fossa, nuda e cianotica. Flavio la guardò fissa, poi preso da paura e follia le sparò addosso quanti più proiettili riuscì a tirare fuori dalla canna del fucile.

Il corpo di Melissa cadde crivellato per terra ai suoi piedi ridotto a brandelli da quella pioggia di proiettili. Flavio vedendo il corpo di lei ridotto a pezzi sotto di sé, cominciò a ridere forte urlandole degli insulti feroci.

Dopo qualche istante quei brandelli cominciarono a scioglersi diventando un liquido dal puzzo insopportabile che lo circondò raggiungedogli i piedi e fondendoglieli completamente. Flavio cercò a mani nude di togliersi di dosso quel magma che gli corrodeva le carni con dolori lancinanti ma si fusero anche quelle rimanendo solo i monconi sia delle caviglie che dei polsi.

Dall'oscurità del lato di fronte a lui all'interno della fossa, apparve Melissa in piedi mentre ora lui era per terra a contorcersi dal dolore.

Lo guardava in modo sprezzante e crudele con un ghigno sul viso che paralizzò l'anima dell'uomo.

''Perdonami, perdonami ti prego, non uccidermi ho una famiglia, una moglie e dei bambini. Perdonami!'' Urlava Flavio piangendo e supplicandola, contorcendosi dal dolore.

Melissa: '' Ma io non voglio ucciderti, voglio solo darti un bacio. Un ultimo bacio e poi andrò via.''

Lo prese per i capelli mentre lui cercava di divincolarsi da quell'abbraccio infetto. Lei si sedette a cavalcioni sul ventre di lui inchiodandogli la gambe con le sue e le braccia schiacciandogliele dietro la schiena. Melissa tirò così forse i capelli che si poteva sentire il cuoio capelluto di lui staccarsi lentamente. Nel frattempo Flavio, non resistendo al dolore aprì la bocca urlando come un ossesso. Lei aprì la sua a pochissima distanza a quella dell'uomo e ci versò dentro un liquido vischioso che gli scese in gola, facendoglielo inghiottire.

Melissa si alzò da sopra il corpo dell'uomo e indietreggiò di qualche passo.

''Non voglio morire, non voglio morire, non farmi morire ti prego, ti prego!'' Le urlava piangendo ininterrottamente Flavio.

Dopo un po' si accorse che non riusciva più ad aprire la bocca. La sua lingua si era fusa con il palato, le gengive ed i denti in un tutt'uno.

Melissa: '' Ma io non ti sto uccidendo. Ti ho solo fatto un dono che ti corroderà giorno dopo giorno, fin quando di te non rimarrà che un ammasso di carne putrida e vischiosa. Non piangere più per i tuoi amici. Vi rincontrerete presto.......o tardi non si sa.....dipende dal tuo organismo e dalla tua voglia di vivere. Ma sarà una vita atroce, molto atroce!''

Prese il cellulare di lui dalle tasche dei suoi pantaloni compose il numero della polizia.

La sua voce divenne quella di una donna spaventata.

''Pronto polizia,'' Rispose un'agente di servizio.

Melissa: '' Pronto, vi prego venite, presto c'è un uomo mutilato ancora vivo sotto ad un precipizio all'uscita dell'autostrada per la montagna.''

Poliziotto: '' Può darmi informazioni più esatte per favore. Dove si trova precisamente. ''

Dall'altra parte non rispose nessuno.

Poliziotto: '' Pronto, signora è ancora lì. Mi dia informazioni più dettagliate per favore. Pronto!''

Melissa prese Flavio ormai svenuto e se lo mise sulle spalle. Salì rapidamente i lati della fossa, corse sui fianchi della montagna con una velocità incredibile ed abbandonò il corpo sul ciglio della strada all'uscita dell'autostrada.

Quell'uomo doveva vivere e provare tanto di quel dolore che solo quello bastava a farlo morire goccia a goccia.

La polizia lo trovò riverso su un fianco, svenuto ma ancora vivo.....non si poteva immaginare ancora per quanto.

Melissa stava sulla punta della montagna a guardare la notte che urlava nell'oscurità.

''Non voglio diventare come quegli spettri affamati che divorano le anime dei morti. Vivere in eterno ma a che condizione!'' Pensava tra se in un barlume umano che gli era rimasto in qualche angolo della sua anima.

Se ne stette ancora un po' sulla cima della montagna a repsirare l'oscurità poi si alzò e con scatto animale scese i fianchi della montagna ad una velocità fulminea.

Si ritrovò a passare per la piccola cappella della Vergina, il luogo in cui era stata stuprata ed uccisa. Un raggio di luce intensa uscì dalla cappella tagliando il buio come una lama. Melissa sentì dentro di sé una specie di richiamo che la attirava lì dentro. Stava per entrare nella cappella quando senti righiare dietro le sue spalle. Erano le cinque streghe in forma di cagne che le ringhiavano dietro rabbiosamente.

''Se entri morirai,'' disse una delle cagne acquisendo forma umana.

Anche le altre presero sembianze umane.

Melissa le guardò con i suoi occhi neri come l'abisso dell'inferno.

''Non voglio essere come voi!''Disse fredda.

Strega: '' Dovevi pensarci prima,'' ora è troppo tradi. Noi ti abbiamo dato la possibilità di vivere in eterno. Ti abbiamo dato l'arma per vendicarti attraverso il potere della notte. Perchè vuoi rinnegare tutto questo?''

Melissa: '' Io non sono come voi! Voglio essere libera, non voglio diventare come le Empuse, spettri affamati di anime umane.'' Disse ringhiando lei stessa.

Strega: '' Se varcherai quella soglia saremo costrette ad ucciderti!'' Le disse come una lama ghiacciata che attraversa la notte.

Lei girò loro le spalle ed entrò dentro la cappella.

Le streghe le si avventarono addosso colpendola e strappandole pezzi di carne dal suo corpo smembrandolo in pochi minuti.

Melissa morì per la seconda volta.

Un braccio fiammeggiante passò sopra le loro teste spaventandole e scaraventandole fuori dal luogo sacro.

Le streghe inveirono e sputarono veleni viscidi e corrosivi sui muri della cappella con l'intenzione di distruggerli ma i loro sputi ritornavano indietro. Rabbiose e impazzite di violenza si abbatterono sul cancello ma questo si chiuse e sbarrò loro il passaggio rigettandole indietro.

Ustionate dalla luce potentissima che ne scaturì dall'impatto, si dileguarono nel buio.

I resti del corpo di Melissa erano immobili sotto l'altare della Madonna.

Lentamente si riunirono e si saldarono l'un l'altro ritornando a formare l'intera sua figura. Dal suo cuore uscì un urlo terribile con una nube nera e fetida a forma di serpente che si dileguò anch'esso nel nulla.

Pian piano la sua pelle divenne chiara come fosse viva.

Aprì gli occhi guardando il viso della Madre dei cieli.

Dentro di sé sentì una grande pace che le dava conforto per tutto il dolore provato, subìto.

Aprì le labbra e riuscì a dirle solo ''grazie'' per l'aiuto ricevuto.

Chiuse gli occhi mentre la sua anima usciva dal suo petto come una colomba di luce che svanì dentro al raggio intenso che avvolgeva la Vergine come una nuvola di salvezza

''Quando arriverò davanti al varco

dove il buio finisce e la luce

comincia il suo ciclo eterno

sentirò i tuoi passi

camminarmi a fianco

e finalmente potrò vedere il tuo volto

mio amico angelo.

La tua voce era un sussurrò

ed io

non riuscivo a sentirlo.

Il tuo tocco era l'alito del vento

ed io

non l'ho riconosciuto.

Quando salirò

i gradini del cielo

saprò

che ti ho amato tanto

perchè dentro al mio cuore

avevo tutto quello che mi serviva

e tu eri li

a darmi consiglio.''

Gianny Mirra 10/10/2011 22:00 1137

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Gianny Mirra
 I suoi 42 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
Tiuilip & Sneachta (17/11/2010)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Cliffs of Moher (04/10/2012)

Una proposta:
 
Andrea & Daniel cap 19/20/21/22/23/24 (26/04/2011)

Il racconto più letto:
 
Elfi (03/08/2011, 2408 letture)


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