Sono stata una Dea nell’altra vita! Me lo dico sempre che questo mio essere donna non può essere stato sempre com’è ora. Io sono una Dea, solo che non me lo ricordo bene e allora faccio l’inferiore, mi trattano come se lo fossi e, se non sto attenta, comincio a convincermi anch’io che sono per davvero una minorata rispetto ai maschi.
Io che ho portato nella pancia mio figlio, che l’ho sentito crescere dentro di me giorno dopo giorno, quella cosa grossa nella pancia.
Io che ho fatto uscire quella cosa grossa dalla mia pancia e che l’ho sentita calda e che ho ascoltato il suo vagito, il suono del vagito di mio figlio, io sarei una persona inferiore.
Io che ho messo al mondo due maschi uno dopo l’altro e che vivo con il mio compagno, maschio pure lui, sarei inferiore.
Come posso accarezzare il viso del mio uomo se mi considera inferiore? Come posso provare affetto senza possesso per i miei due figli se anche loro, nonostante sia la loro madre, mi considerano poco più di un animale?
Io ho tentato di fargli capire che non è un gioco, come dice Raffaella Carrà, e ho cominciato io a far l’amore, ma il cuore mi è scoppiato e non sono più in grado di essere tenera, di dare un bacio, una carezza, senza “fare un calcolo” perché altrimenti non avrò mai un ritorno e mi sentirò usata, e mi scoppierà di nuovo il cuore!
Una donna, sono una donna ed ero una Dea, me lo ricordo, ero una Dea rispettata e amata e amavo tutto ciò che mi circondava, la vita è bella!
Quella danza mi ha travolta, quella Taranta che mi permette di essere di nuovo ciò che sono, una Dea. Quando ballo e sollevo la gonna e tutti mi possono vedere ruotare su me stessa e mentre mi inarco e sorrido e faccio vedere quanto sono bella, ecco che di nuovo, sono la Dea che sono sempre stata.
E’ vero è lo stesso sguardo, dello steso uomo, lo stesso desiderio di possedermi, ma con la musica e con la danza tutto è diverso, sono una Dea e quindi sono sacra, sento che sacra è la mia persona.
Ballo al ritmo frenetico della Taranta e mi sento le ali che mi fanno spiccare il volo verso l’Eterno, sento gli occhi di tutta l’umanità addosso al mio corpo, che diviene luce e così spendente cado a terra esausta!
Il mio uomo mi sveglia, sento il suo corpo addosso, sento che mi vuole. Io che mi faccio travolgere di nuovo, ma che non mi lascio andare completamente perché io non mi sento realizzata come donna e sono consapevole che non sento di essere completamente realizzata dalla sua realizzazione come maschio. Come faccio a provare tenerezza per lui? Come faccio a prenderlo tra le mie braccia per accarezzarlo dolcemente e dirgli quanto lo amo?
Io che ho partorito i nostri figli ho dovuto tirarli su da sola, pensare a tutto io, e lui? Dov’era lui?
C’è vento, è forte e le persiane sbattono rischiando di rompersi. Vado sul balcone e guardo il sole che tramonta, sento una tristezza che mi stringe il cuore e provo una desiderio fortissimo di tenerezza, di quella vera, quella che cola come miele sino ad impiastricciarmi tutta. Voglio quella tenerezza densa come il miele, voglio sentirla con le mani, palparla, affondarci dentro.
Ma lui non è così, lui non capisce, mi vuole e mi prende, poi mi lascia li da sola, nella fredda stanza, senza un briciolo di luce, senza una scintilla, me ne basterebbe una sola, davvero.
Ballo di nuovo, il mio corpo in sintonia con l’Universo, il miele mi cola addosso dal cielo e le scintille sono sparse dappertutto in questa notte di San Lorenzo.
Una Dea, sono una Dea e apro le mie ali spiccando il volo e afferro questa stella cadente che esaudirà finalmente in questa notte del 10 agosto il mio desiderio di essere libera.