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Una stella del cinema

Comicità e Satira

Annina faceva la prostituta all’inizio della sua carriera. Io lo so, ho letto la sua biografia.

Per sette anni ha battuto esattamente in quel posto, all’ingresso della tangenziale nord che porta in città, proprio vicino a casa mia.

Tutte le notti, sempre con lo stesso orario: dalle nove di sera alle sei di mattina.

Era fortunata lei, le dicevano spesso i suoi aguzzini, perché in altre parti del Paese le puttane le facevano lavorare anche di giorno.

Ma loro no, almeno non qui visto che ci tenevano parecchio alle loro prostitute, e per questo le facevano lavorare il giusto.

Finché gli affari andavano bene non era necessario spremerle di più, si correva il rischio di farle ammalare presto; no, le belle sgualdrine erano una risorsa economica redditizia e andavano tutelate.

E Annina era la lucciola più bella.

Per sette anni, come detto, Annina condusse questa vita; prima invece per lei era stato tutto diverso. Era nata all’estero e aveva vissuto nel suo Paese d’origine che si trova da qualche parte nel mondo, e fino ai vent’anni aveva fatto tutti gli studi regolari.

Ma a parte questo, Annina aveva condotto una vita dura e piena di stenti in una famiglia che però le aveva voluto bene.

Le sarebbe piaciuto naturalmente trascorrere tutta la sua esistenza là, ma c’era una perenne e feroce crisi economica e il lavoro mancava.

La bella ragazza bionda si ricordava fin troppo bene, infatti, anche all’apice della sua carriera, di come in numerosi periodi della sua prima giovinezza lei e i suoi fossero stati costretti a vivere in estrema povertà.

La fame, il non aver nulla, l’incertezza più assoluta nei confronti del domani avevano suscitato nella giovane donna delle emozioni così forti che erano divenute indelebili e quasi assolute.

Del resto chi ha provato la miseria vera sulla propria pelle non riesce a liberarsi del suo terribile ricordo tanto facilmente.

Annina era stata allora una bellissima fanciulla bisognosa di tutto, e a nulla erano valse la sua voglia di vivere e il suo darsi da fare per sé e per gli altri. Era e restava soltanto una poveraccia in uno Stato miserabile.

Poi un bel giorno aveva letto su di un giornale locale che cercavano delle giovani donne maggiorenni da mandare nel nostro bel Paese, perché qui c’era lavoro e gli abitanti locali da soli non bastavano più. Tuttavia appena Annina si era presentata nell’agenzia che si occupava di questa faccenda, aveva subito intuito che qualcosa non andava visto che le avevano richiesto dei soldi per organizzare il suo spostamento, le avevano domandato se aveva un fidanzato e si erano raccomandati di non dire nulla ai suoi genitori. Inoltre le avevano detto di non preoccuparsi per i documenti necessari, poiché avrebbero pensato a tutto loro.

La ragazza invece ne aveva discusso a casa e alla fine la decisione era stata comunque quella di partire.

“Cosa resti a fare ?” -le aveva domandato sua madre nel bel mezzo di quella conversazione - “qui da noi non c’è niente per te, se non fame e miseria. In questo Paese straniero potrai almeno rifarti una vita e magari trovare anche un marito.”

Con il cuore che sanguinava lei perciò era partita, aveva salutato i suoi una bella mattina di aprile di diversi anni fa e se ne era andata.

Il viaggio si era svolto in maniera abbastanza regolare: aveva viaggiato su di un pullman di turisti diretto qui da noi, e l’agenzia le aveva fornito tutti i documenti necessari.

Peccato soltanto che su questi ci fossero scritti un altro nome e un altro cognome, perfino l’età e il luogo di nascita erano sbagliati.

La giovane donna aveva chiesto spiegazioni al suo accompagnatore, e questi le aveva risposto di non preoccuparsi di nulla e di non fare troppe domande: “Vedrai che una volta arrivati sistemeremo tutto, non ti fare troppi problemi.”

E le cose si erano davvero sistemate, non c’è che dire, soltanto che si erano accomodate in una maniera che Annina non avrebbe mai immaginato.

Una volta superata la frontiera, infatti, lei era stata immediatamente ceduta a degli uomini che prima l’avevano violentata e in seguito con botte e minacce, l’avevano convinta a battere sul marciapiede.

In questo modo era finita per la strada ed erano diversi anni che viveva in questo ambiente, se così lo si può definire.

La tangenziale adesso la conosceva abbastanza, e c’erano persino diversi luoghi che prediligeva mentre svolgeva il mestiere più antico del mondo. Uno di questi era situato vicino a una vecchia casa abbandonata dalle pareti rosse, sulle quali di giorno si potevano ancora intravedere dei vecchi manifesti politici di qualche anno prima. La bella lucciola straniera qualche volta veniva da queste parti e vi si appartava con qualche cliente più esigente.

Un altro luogo niente male era la stazione di servizio. C’era stata tante volte, soprattutto d’estate quando vestita soltanto di indumenti intimi, aspettava maliziosa davanti ai distributori di benzina i clienti della notte.

“Vuoi che ti svuoti il pieno?” -chiedeva in maniera suadente alla macchina che si fermava, toccando maliziosamente la pompa del distributore.

Non c’era niente da dire, era davvero la più brava nel suo lavoro.

Il posto in ogni caso che Annina preferiva sopra ogni altro, era quello vicino a quel piccolo bar che restava aperto tutta la notte. Qui c’era spesso gente che veniva e che andava, e lei vi si prostituiva ogni tanto in compagnia di altre sue colleghe.

Per giunta in questo luogo vi erano numerosi lampioni che illuminavano l’intera zona, e questo le dava un senso di maggior protezione e per di più, se le veniva fame o sete, poteva entrare e prendere qualcosa.

Perché il suo era un mestiere faticoso e impegnativo dopo tutto, e per fornire delle ottime prestazioni doveva necessariamente essere in buona forma. In questo modo dopo aver mangiato un tramezzino al prosciutto o un panino al formaggio e aver bevuto un bel bicchiere di vino, ecco che le tornava come d’incanto la voglia di fare l’amore con qualcuno.

Naturalmente il suo ingresso in quel tugurio non passava mai inosservato, ma quello era un bar di frontiera, per poveri uomini soli, per vecchi ubriaconi, per burberi camionisti e nessuno si scandalizzava quando vedeva entrare una bella puttana, e poi Annina si faceva voler bene da tutti.

All’inizio della sua carriera in verità il suo lavoro non le piaceva tanto ma non aveva avuto alternativa, e in un primo momento aveva pensato di farlo soltanto per un certo periodo di tempo, quello cioè necessario per guadagnare i soldi da dare ai suoi carcerieri per riscattare la sua libertà.

E visto che lei era una di quelle persone nelle quali una ferrea volontà può veramente essere in grado di produrre dei risultati straordinari, nel giro di tre anni appena, e a una media spaventosa di clienti per notte, c’era riuscita.

I suoi aguzzini allora si erano dimostrati gente di parola, e quando la donna ebbe estinto il suo debito la lasciarono andare.

La sua libertà in fondo le era costata soltanto diverse migliaia di amplessi e qualche altro lavoretto.

Una volta tornata padrona di se stessa, la ragazza provò a inserirsi nel mondo normale, in quel mondo cioè che vive di giorno e che dorme di notte, e cercò disperatamente con tutte le sue forze di trovarsi un lavoro decente. Ma senza documenti e senza alcun titolo di studio riconosciuto la situazione apparve subito disperata.

Però Annina era tenace, e un bel giorno riuscì a trovare un impiego come badante nella casa di un vecchio signore.

La paga era una miseria, e la donna era costretta a vivere praticamente di continuo chiusa dentro quelle quattro mura a badare a quel vecchietto esaurito.

Comunque lei tirava avanti, sopravviveva tenace e risoluta come una cozza che si attacca allo scoglio, finché di colpo il figlio dell’anziano che l’aveva assunta incominciò a molestarla.

La ragazza all’inizio resistette ma poi si arrese; in fin dei conti era troppa la paura di perdere perfino quel misero lavoro.

Annina divenne perciò per un certo periodo di tempo la sua schiava sessuale o per meglio dire la sua padrona.

Sì, perché lui arrivava di giorno e di notte e la costringeva a frustarlo e a insultarlo, e talvolta al culmine dell’eccitazione doveva trattarlo come fosse un cane dal nome Isidoro.

“Vieni qui Isidoro, bacia il piede della tua padrona” -gli gridava lei, oppure: “a cuccia Isidoro, bevi nella tua scodella.”

Un bel giorno fu coinvolto in questo gioco perverso perfino l’anziano padre dell’uomo, che si mise a svolgere il ruolo di cineoperatore. Con somma soddisfazione del figlio, infatti, anche il poveretto fu costretto a fare qualcosa, e questo qualcosa consisteva per la precisione nel dover riprendere con una piccola telecamera le performance sadomasochistiche che si svolgevano in quella abitazione.

Il vecchio che ormai aveva dei continui vuoti di memoria, cercò anche lui di opporsi ma non ci fu nulla da fare, dovette piegarsi e partecipare.

Questa situazione si protrasse fino alla notte in cui la moglie dell’uomo, insospettita per le sempre più lunghe assenze del marito, non fece all’improvviso irruzione in questa casa e lo scoprì, a quattro zampe e con la lingua di fuori, che aspettava che Annina gli tirasse un osso di gomma; il vecchio intanto se ne stava sopra il frigo e filmava.

Inutile dire cosa accadde: Annina fu licenziata in tronco.

Ma lei era una donna forte e si rimise immediatamente a cercare una nuova occupazione.

Fu così che si ritrovò a raccogliere i pomodori nelle campagne vicino alla città.

Il lavoro era duro: si partiva alle cinque della mattina e si rientrava alle sette della sera, e per ogni cassetta piena di pomodori le davano pochissimi euro.

A lei tuttavia per il momento andava bene; e giù a lavorare, a spezzarsi la schiena per quattro spiccioli. La sua bellezza in ogni modo non passò inosservata neanche in quel luogo.

Così in un bel pomeriggio di primavera di quello stesso anno in cui aveva fatto la severa padrona di Isidoro, fu di nuovo costretta a fare l’amore.

Questa volta però si trovò di fronte il suo caposquadra, un uomo rozzo e violento, che senza giri di parole la violentò ripetutamente dietro un cespuglio, proprio a due passi dai suoi pomodori.

Annina sopportò la prima volta, sopportò la seconda, ma alla terza non ce la fece più e se ne andò.

E che diamine -pensava scocciata- almeno prima per sbattermi mi pagavano!!

Terminate perciò le possibili attività lecite, si mise a chiedere l’elemosina per un po’ di tempo, e in seguito tentò addirittura di fare la ladra ma con scarsi risultati.

Alla fine decise di ritornare dai suoi aguzzini, poiché con loro aveva avuto almeno l’unica vita possibile che ricordava.

Perché non si trattava in fin dei conti di fare solo la puttana, dal momento che c’erano pure le altre colleghe con cui aveva stretto amicizia, i luoghi a cui si era affezionata e quei clienti che le erano cari. Quello era insomma tutto il suo mondo che le piacesse o meno. Inoltre lei era pur sempre la lucciola più bella.

La proposta del suo sfruttatore che fu per giunta molto meravigliato di ritrovarsela davanti, fu tutto sommato onesta: la bella ragazza bionda tornava a lavorare per lui e in cambio aveva vitto e alloggio gratis e si teneva il 40% dei guadagni tutti per sé; in più le venne concesso in via del tutto eccezionale (proprio perché Annina era Annina) pure un giorno di riposo alla settimana: il mercoledì.

Perché il mercoledì?

Perché era a metà settimana e in questo modo la giovane donna poteva avere un giorno di riposo, una pausa per riprendere le forze, e per affrontare con più slancio i ben più impegnativi week-end.

Così dal suo ritorno al primo lavoro erano trascorsi altri quattro anni e Annina all’età di ventinove anni era diventata la star della tangenziale e di tutte le strade vicine, forse perfino dell’intera provincia. Con il trascorrere del tempo aveva perfezionato la conoscenza di tutti i luoghi più caratteristici della grande arteria stradale, e aveva allargato la cerchia delle conoscenze fra i suoi abituali clienti. C’era per esempio Gennaro il camionista in pensione, che dopo aver fatto l’amore le dava altri cento euro, purché la donna lo ascoltasse cantare le canzoni di qualche vecchio cantante napoletano, c’era Alvaro il professore che le citava a memoria le poesie di un certo Salvatore Quasimodo, c’era quel giovane studente genovese che le parlava in ogni circostanza della sua ex fidanzata, Camillo l’otorino che puntualmente dopo il secondo amplesso si commuoveva e le raccontava della moglie morta, Peppino il gommista che faceva l’amore con lei a pagamento, perché era talmente brutto che quello era il solo sistema che poteva adoperare per avere una donna. Infine l’avvocatessa Lucilla lesbica, che si era presa una cotta mostruosa per lei e la ricopriva in continuazione di soldi.

In questa maniera dimostrandosi sempre premurosa e gentile con tutti, questa povera ragazza straniera dalla bellezza prorompente e sfacciata, grazie soprattutto al suo buon cuore era diventata il punto di riferimento per tante anime sole.

Questo piccolo miracolo si era compiuto perché Annina oltre alla fica sapeva usare anche il cervello, e amava moltissimo aiutare il prossimo.

Naturalmente sapeva fin troppo bene che non erano sempre rose e viole con i clienti, e che i mascalzoni e i delinquenti abbondavano pure fra di loro, per non dire di peggio.

A volte le poteva capitare di imbattersi in dei tipi strani che le chiedevano particolari prestazioni: c’era il feticista che le voleva baciare i piedi, c’era il masochista che voleva farsi picchiare (e questi ormai li conosceva bene), c’era quello che voleva essere incitato durante l’amplesso, c’era chi voleva dirle in continuazione delle parolacce ma purtroppo per lei, c’erano anche i violenti e i maniaci veri e propri.

Per non parlare inoltre di chi le chiedeva prestazioni senza protezione o di quelli che curavano poco la loro igiene personale (e purtroppo ce ne erano tanti).

Una volta incontrò un tipo talmente puzzolente che si rifiutò di fare l’amore con lui, e si lanciò dalla sua auto in corsa. Quello se la prese e stava per costringerla con la forza a rientrare nella sua macchina, quando ecco che il suo ex aguzzino, ora onesto datore di lavoro, era intervenuto e lo aveva costretto ad andarsene.

La situazione in ogni caso che assolutamente non poteva sopportare, era quando le arrivavano quattro o cinque giovani uomini drogati e ubriachi che volevano fare sesso tutti insieme con lei. Alle volte li mandava via ma in qualche occasione c’era stata, soprattutto quando questi pagavano bene. Odiava non tanto quello che faceva con loro, quanto l’idea di soddisfare in ogni maniera le voglie più segrete di questi idioti che avevano avuto tutto dalla vita: erano nati benestanti in uno Stato benestante, erano spesso attraenti, facevano l’università o avevano comunque un lavoro che evidentemente permetteva loro di divertirsi come e quando volevano. Senza contare il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi questi imbecilli avevano quasi sicuramente a casa una moglie o una fidanzata che li stava aspettando.

Li detestava ferocemente questi coglioni!

Che dire poi delle sue colleghe di lavoro?

Alcune di loro col tempo erano diventate delle vere amiche: c’era Lula l’africana che le raccontava in continuazione del suo Paese, c’era Ludmilla la polacca che da grande voleva fare la modella e che era ossessionata dal suo peso, c’era infine Rossana, un trans brasiliano che era la sua confidente più intima.

E fu proprio Rossana un giorno che le presentò alle quattro del mattino nei pressi del bar illuminato dai lampioni che le davano sicurezza, un distinto signore che la portò in un lussuoso albergo e che le fece trascorrere tre ore di sesso eccezionale.

“Sei davvero brava” -le disse dopo la battaglia amorosa- “giuro che mi hai fatto godere alla grande e mi hai fatto provare delle emozioni fortissime.”

“Anche per me è stato molto bello” -gli rispose lei- “e pure tu non scherzi affatto sotto le lenzuola.”

Dopo questi reciproci complimenti l’uomo arrivò al dunque e decise di farle la sua proposta: lui era un famoso ex attore porno che era passato da poco tempo dall’altra parte della telecamera, e che in quel momento stava cercando nuovi talenti emergenti da lanciare nel firmamento dell’hard.

Il trans Rossana che era una sua cara amica, gli aveva parlato molto bene di Annina più di una volta, e ne aveva elogiato soprattutto la bellezza fisica e le doti amatoriali (che il trans conosceva molto bene, visto che ogni tanto finiva a letto con lei).

Alla fine il regista ex attore porno era stato convinto, e aveva deciso di sondare di persona queste tanto celebrate doti fisiche e amorose della bionda fanciulla straniera.

Il risultato era stato splendido e ora la proposta era lì, alla luce dei primi timidi raggi del mattino, e le dava la possibilità di diventare una stella del cinema hard.

La ragazza ci pensò per diversi giorni quindi accettò, e ancora oggi è ricordata come una delle attrici porno più affermate che ci siano state al mondo.

Non pensiate però che Annina abbia abbandonato il mondo della tangenziale a cuor leggero, anzi da persona sensibile qual era questo nuovo strappo le costò davvero molto.

Con il trascorrere del tempo, tuttavia, la sua prorompente bellezza e le sue altrettanto straordinarie doti amatoriali la fecero ben presto diventare una delle attrici a luci rosse più richieste, e i suoi film si moltiplicarono a dismisura; ora guadagnava bene ed era diventata una specie di eroina, quasi un’icona non solo per il suo Paese natale ma addirittura per l’intero pianeta.

Le trasmissioni televisive se la contendevano, così come il mondo della pubblicità; Annina spopolava dappertutto: al cinema, su internet, nei calendari sexy e ovviamente su tutte le più note riviste di gossip che ci fossero in giro.

Ne aveva fatta di strada questa prostituta bionda, e dalla tangenziale nord era arrivata fino alle stelle. La luce di questi astri non era certamente di un bianco candido, e su questo non c’erano dubbi, ma non dobbiamo per questo condannarla.

Era la più brava nel suo lavoro e aveva vinto perfino tanti Oscar. Tutto il resto non contava.

Era un angelo lei, arrivato non si sa da dove per soddisfare i sogni più proibiti e più morbosi di migliaia di uomini e di donne che vivevano su questa terra. Chi non aveva una vita sessuale soddisfacente poteva consolarsi con lei e sognare, chi non poteva realmente fare all’amore poteva almeno vederlo riprodotto e addirittura nelle forme più estreme, da questa grazia bionda trasformatasi in una specie di dea degli amplessi e goderne insieme a lei, chi infine non aveva nessuno che non fosse una puttana per sfogare i suoi istinti naturali, poteva trarre piacere addirittura dal solo vederla in azione, tanto era spudorata e sfacciata.

E tutti per questo la ringraziavano e la adoravano; la ragazza del resto non era affatto cambiata a causa del successo, e restava perciò tanto bella dentro quanto sporca fuori.

Perché se era vero che Annina aveva deciso di regalare al diavolo la sua splendida apparenza, era altrettanto vero nondimeno che faceva di tutto pur di riservare la sua candida anima a Dio.

In fondo faceva quel che faceva perché era stata costretta, perché il mondo perbene l’aveva continuamente presa a calci e perché nessuno le aveva mai dato un’altra alternativa. Non faceva del male a nessuno e anzi contribuiva, a modo suo, a rendere questa pazza umanità un po’ più felice. Da persona onesta e perbene qual era si era sempre impegnata molto nel suo lavoro e non era certamente colpa sua, se alla fine era risultata la più brava e la più acclamata dal grande pubblico mondiale. Annina metteva tutta se stessa in ogni cosa che faceva, era fatta così.

Su di lei inoltre circolavano strane leggende, e c’era chi sosteneva che la donna devolvesse parte dei suoi guadagni in favore dei bambini poveri del mondo, c’era inoltre chi affermava che ci fosse proprio questa bella fanciulla dai capelli dorati, dietro alla costruzione di ben dieci nuovi ospedali all’interno del suo sfortunato Paese d’origine e l’elenco di queste dicerie, di queste congetture, di queste ipotesi che sembravano assurde soltanto perché attribuite a una persona poco onesta come era lei, sarebbe potuto continuare. Ma la realtà era esattamente questa e per una volta il pettegolezzo aveva detto il vero. Annina aveva il dono straordinario di trasformare in bene tutto quello che faceva, e non le importava se nel far questo dovessero andarci di mezzo la sua pudicizia e la sua rispettabilità. Dio le aveva donato uno splendido corpo e lei lo stava utilizzando per aiutare i poveri.

I suoi genitori tuttavia non l’avevano presa bene, e i rapporti con loro si erano interrotti non appena la ragazza aveva raggiunto una certa notorietà. La giovane donna di questo ne soffriva molto ma la celebrità e il denaro avevano il loro prezzo da pagare, perciò lei si era trovata costretta a barattare i suoi legami affettivi con la sicurezza economica. In fin dei conti soltanto chi avesse toccato veramente il fondo poteva apprezzare i vantaggi che i soldi danno, senza contare il fatto inoltre che molti di essi venivano spesi a fin di bene. Un giorno avrebbe sicuramente smesso con questo lavoro e avrebbe fatto di tutto per essere riaccettata dalla sua famiglia, ma per il momento aveva deciso di andare avanti e di guadagnare quanto più denaro fosse stato possibile. Perché là fuori c’era una umanità intera da salvare.

Naturalmente anche questo suo nuovo impiego, come quello precedente di comune sgualdrina, era fatto di luci e ombre; all’inizio soprattutto era stato difficile, perché un conto era farlo per strada, di notte e al buio senza nessuno che ti guarda, un'altra cosa era esibirsi in uno studio cinematografico pieno di gente e di luci.

Agli esordi rimaneva sbalordita dalla spigliatezza dei suoi colleghi che arrivavano puntuali per il ciak d’inizio tutti elegantemente vestiti, si recavano quindi nei rispettivi camerini e poi, dopo pochi istanti e come per magia, ricomparivano tutti nudi sul set nella più totale e assoluta naturalezza. Uomini e donne dai venti ai cinquanta anni, di tutte le nazionalità coi loro fisici magri o grassi, muscolosi o flaccidi, pelosi o depilati, si mettevano in paziente attesa nella più completa nudità e parlavano del più e del meno. Annina aveva immediatamente notato che molti di loro si conoscevano già.

“Ciao Marco, come va?” -chiedeva un mora popputa a un atletico capellone dal fallo enorme.

“Bene, bene, questo mese ho già fatto due film, ma questo è l’ultimo dopo di che me ne andrò in vacanza per un po’” -gli rispondeva quell’uomo fatto pene che aggiungeva- “a te come butta?”

“Bene, niente di speciale adesso. Si tira a campare come sempre.”. E mentre la donna diceva queste cose, ecco che un altro uomo dal pene altrettanto enorme le si avvicinava e si metteva a baciare le sue enormi poppe, così, tanto per preparasi un poco alla scena che sarebbero andati a girare di lì a breve. Era sempre così in ogni film, ogni volta c’era gente ignuda che prima delle riprese si salutava e che chiedeva come stavano i rispettivi parenti, mogli, mariti, amanti o figli. Poi dopo pochi minuti queste stesse persone nude dall’aria precedentemente mansueta si trasformavano in delle autentiche macchine da guerra, e si accoppiavano allegramente con tutte le loro forze. Era un tutti contro tutti che si svolgeva in ogni posizione e in ogni modo umanamente possibile. E ce ne era davvero per tutti i gusti.

Per quelli che non si conoscevano c’era invece la presentazione ufficiale fatta dal regista, che di solito presentava anche tutti i tecnici, tutti i cameraman impegnati nelle riprese e tutti coloro insomma che avevano a che fare in qualche modo con la produzione e con la messa in scena di un film porno. Era una questione di educazione, chiariva quello ad Annina che chiedeva perplessa il perché di quell’inutile cerimoniale che si verificava ogni volta prima delle riprese, si trattava di buon gusto e di rispetto verso tutti i colleghi di lavoro. Lei all’inizio aveva pensato a uno scherzo o a una qualche mania particolare di qualche singolo regista, ma quando poi si era resa conto che quella era una autentica prassi, adottata praticamente da tutti non aveva davvero fatto a meno di sorridere.

Ma successivamente aveva capito e non aveva disprezzato più questo rituale.

Sì, perché il presentarsi e soprattutto il rivelare prima il proprio nome e cognome agli altri colleghi in cerchio, era come ricordare a tutti e soprattutto a se stessi, che quello che si sarebbe andati a fare era soltanto un lavoro e che si era e si restava delle persone normali. Non ci si trasformava affatto dunque in delle bestie da circo, che in nome del dio denaro si accoppiavano brutalmente in ogni modo, come invece credeva quella stessa umanità perbene che poi usufruiva di questi stessi spettacoli.

Si era e si restava uomini e donne con i propri pregi e con i propri difetti, e non ci si tramutava in animali. Per di più questa operazione permetteva di conoscersi un pochino meglio, facendo ricordare a tutti i presenti che dopo tutto si lavorava per lo stesso obiettivo.

E se Annina non aveva perso la sua anima quando era stata una sgualdrina qualunque sulla tangenziale, non l’avrebbe persa nemmeno adesso che si accingeva a vestire i panni (si fa per dire) di diva internazionale del cinema hard.

Terminate le presentazioni e sistemata ogni cosa sul set, il regista dava le sue consegne e lo spettacolo incominciava; e ogni volta l’eros in tutte le sue forme trionfava superbamente.

Una volta per esempio Annina aveva dovuto fare l’amore contemporaneamente con ben venti uomini e aveva dato vita a una prova veramente fantastica, anche se poi era stata lei stessa che non si era vergognata di riconoscere che quella era stata una situazione davvero impegnativa e difficile in tutti i sensi.

Del resto l’eros artistico imponeva i suoi sacrifici.

La situazione a ogni buon conto che la divertiva di più era quando il regista interveniva nel bel mezzo di un amplesso, per dire magari a lei e ai suoi patners di metterci più impegno oppure di cambiare posizione o di gridare più forte.

Come accadde quella volta quando nel bel mezzo di un’orgia gigantesca, a un certo punto tutti furono fermati, perché il protagonista maschile di quella pellicola non mostrava di avere la foga necessaria per compiere adeguatamente il suo dovere.

Così mentre il regista lo incitava e lo redarguiva al tempo stesso, fornendogli pure dei consigli su come condurre al meglio quella operazione, Annina era dovuta restare immobile, con le gambe aperte all’aria e con un grosso fallo di vetro per ogni mano per non so quanto tempo.

Quando invece queste indicazioni venivano fatte tramite dei cartelloni scritti, la famosa diva allora non riusciva assolutamente a trattenersi e spesso scoppiava a ridere.

Perché non è affatto semplice concentrarsi in un lavoro come questo, e poi magari leggere sul più bello: ”Adesso girati e chiamandolo ad alta voce pisellone fatti baciare le chiappe!”

All’inizio i registi si imbufalivano nel vederla ridere ma dopo che si fu affermata evitarono il più possibile di intervenire quando c’ era lei in scena.

Questo perché Annina sapeva sempre cosa fare, anche quel giorno in cui tutti i maschi presenti non erano più in grado di girare alcuna altra scena, e il regista era disperato non sapendo più cosa inventarsi.

Lei allora da donna brillante e intraprendente quale era ebbe di colpo una splendida idea: andò nel suo camerino, prese quel bel manichino che stava lì da tanto tempo, lo portò sul set, vi fece applicare un grande fallo di plastica e fece l’amore con lui.

Quel film fu un successone, mi ricordo ancora quanto spazio gli diedero i media specializzati.

Anzi fu proprio grazie a questa straordinaria performance, che Annina arrivò finalmente all’apice della carriera. I suoi guadagni si fecero smisurati e divenne nel giro di pochissimo tempo una delle donne più desiderate e famose del pianeta.

Ora non le mancava davvero nulla; era arrivata in cima e la sua onestà sacrificata sull’altare dell’amore mercenario e vuajeristico l’aveva resa sfacciatamente ricca.

Anche i suoi poveri in ogni caso erano felici.

Per giunta con il trascorrere del tempo la sua attenzione verso gli ultimi divenne talmente forte, da arrivare al punto che non vi fosse al mondo nessuna importante associazione umanitaria che non avesse ricevuto da lei delle cospicue somme di denaro. Annina era intervenuta dovunque: in Africa, in Asia, in America del Sud, perfino in Groenlandia per aiutare quei quattro poveri eschimesi che si ostinavano a viverci.

Tutto andava insomma a gonfie vele: il suo corpo le faceva guadagnare somme enormi che venivano in seguito donate ai poveri, agli ultimi, ai troppi miserabili della terra.

La sua esistenza procedeva in questo modo rendendo felice al tempo stesso sia la vita dei ricchi del mondo che la guardavano fare l’amore nuda, sia quella degli indigenti che grazie a questo stesso corpo nudo che si accoppiava con chiunque riuscivano a mangiare almeno una volta ogni due giorni.

Tutto questo durò comunque fino al giorno in cui ci diede la fatale notizia. Me lo ricordo bene questo episodio poiché ero presente nella lussuosa hall di quell’albergo a cinque stelle di New York, dove Annina stava svolgendo una conferenza stampa per pubblicizzare la sua ultima fatica cinematografica dal titolo “L’insaziabile crocerossina”. Il mio giornale mi ci aveva spedito per scriverci un pezzo.

Mi rammento che avevo appena terminato di riportare sul mio taccuino gli aspetti più significativi di questo film, e che le stavo per fare una delle solite domande di rito, quando all’improvviso lei stessa riprese la parola e ci comunicò la sua intenzione di lasciare il mondo dell’hard.

Nella sala calò il silenzio più assoluto. Noi giornalisti rimanemmo sgomenti.

“Annina smette?”

“Perché?”

La bella donna bionda fece calmare le acque quindi ci diede la sconvolgente notizia: avrebbe sposato nel giro di pochi mesi un ricco sultano di un paese dell’ Estremo Oriente.

“Come? Quando?” - chiesero in diversi.

“E noi come faremo senza di te e le tue famose eroine?” -gli domandò preoccupato uno dei camerieri presenti nella sala.

“Che fine avrebbero fatto Giovannona la porcellona, Karmen la porno torera, Tittina la sexy astronauta e tutte le altre?” -gli fece eco un altro.

“Che fine avrebbe fatto il terzo e ultimo episodio delle Guerre Sessuali sul pianeta del fallo nero?” -le domandammo tutti in coro.

Subito notai che diversi miei colleghi avevano già le lacrime agli occhi.

Lei in ogni caso ribadì che la sua decisione era irrevocabile, che si era finalmente innamorata e che si sarebbe sposata al più presto. Detto questo lasciò la conferenza stampa e non la rividi mai più.

Questa sconvolgente notizia fece immediatamente il giro del mondo e furono organizzate manifestazioni di protesta, cortei, sit in, vennero fatte delle petizioni e gli appelli televisivi si sprecarono, furono perfino coinvolte numerose autorità politiche e del mondo della cultura; insomma l’intero pianeta tentò in ogni modo di farle cambiare idea ma fu tutto inutile. Annina cambiò vita.

Oggi che leggo nuovamente sue notizie su di un vecchio giornale di qualche tempo fa, non posso fare a meno di ripensare a questo angelo biondo. Sono trascorsi otto anni ma evidentemente la passione di Annina per gli amplessi non è svanita, o forse è stato il destino maligno che alla fine ha voluto prendersi gioco della sua nobile anima. Io non lo so, non so cosa dire.

Leggendo il lungo articolo a lei dedicato, apprendo infatti che Annina è stata sorpresa dal facoltoso marito in compagnia di due eunuchi in inequivocabili atti osceni. L’articolo prosegue dicendo che ai due eunuchi l’ex pornostar aveva fatto indossare due peni finti (come in quella pellicola che l’aveva resa celebre in tutto il mondo) e con questi attrezzi i due la stavano sollazzando, quando a un tratto è entrato il marito e l’ha colta in flagrante.

La donna ha cercato di difendersi giurando al facoltoso coniuge che lo aveva fatto solamente per loro, per i due eunuchi. Del resto era da diverso tempo che questi due poveracci che non erano mai stati con una donna, e non certo per colpa loro, le facevano pena e così alla fine aveva deciso di soddisfare la loro curiosità.

Quelli una volta entrati in confidenza con lei l’avevano pregata, l’avevano supplicata, arrivando addirittura a minacciare di suicidarsi se la donna non li avesse accontentati almeno per un solo amplesso. Loro, infatti, volevano recitare la parte dei maschi almeno una volta nella vita e lei piegata alla fine dalle loro suppliche aveva pensato bene di aiutarli. Per ovviare alla loro mancanza innaturale gli aveva fatto indossare due grossi falli finti, quindi aveva dato loro in prestito tutti i suoi orifizi. Naturalmente il giornale non dava credito alle sue parole e anzi insinuava malizioso, che evidentemente da certi vizi non ci si riesce proprio a liberare e concludeva dicendo che comunque la colpa di tutto ciò era da attribuire esclusivamente al marito, che si era portato in casa una sgualdrina stratosferica come lei.

Io invece che credo di conoscerla un poco propendo assolutamente per la veridicità delle sue parole. Pensateci bene, in fondo Annina aveva trascorso tutta la sua vita utilizzando il suo corpo a favore del prossimo e debbo onestamente ritenere, che di fronte al legittimo dramma umano rappresentato da quei due disgraziati abbia deciso di intervenire e di fare qualcosa. E quello che ha fatto, a pensarci bene, era realmente l’unica cosa che avrebbe potuto fare in loro favore.

Avrebbe potuto trovare loro qualche altra donna? Certamente, ma non mi è difficile capire perchè quelli desiderassero soltanto lei, e perchè avessero deciso di recitare la parte degli uomini veri almeno per una sola volta, accoppiandosi però con la donna più bella del mondo. Così di fronte alle loro ripetute preghiere l’ex regina del cinema porno mondiale aveva ceduto.

Non la sua fica perennemente in calore quindi (come sosteneva lo sgradevole redattore di questo articolo) bensì il suo buon cuore alla fine l’aveva tradita.

Il sultano naturalmente non ci volle sentire e ripudiò all’istante la moglie infedele. In questo modo Annina se ne è andata e di lei si sono perse le tracce. C’è chi dice che sia tornata nel suo Paese natale e che abbia fatto la pace con i suoi genitori.

Non si sa, nessuno comunque l’ha più incontrata e nessuno ha più saputo niente di lei, anche se le solite leggende sostengono di averla vista in una remota regione del pianeta, trasformata in una suora missionaria a dar da mangiare e a soccorrere ancora una volta i più poveri e i più bisognosi.

In questa maniera si conclude la storia della bella ragazza straniera che per necessità prima e per amore del prossimo poi, fu prostituta, pornostar, moglie e infine suora missionaria.

Perché Annina ha incarnato sicuramente tutte le donne del mondo e ne ha rappresentato ogni aspetto, e questo spiega ancora oggi il suo straordinario successo.

Questa giovane donna è stata, infatti, angelo celeste e creatura demoniaca, è stata Beatrice ed Eva, luce di virtù e ombra del vizio, in una parola bene e male.

Dopo tutto Annina è riuscita in ogni circostanza a essere sempre se stessa e questo non è poco.

Mi dispiace solo di non averla più rivista.

Mio Miao 04/08/2011 19:10 1 1310

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Comicità?Forse tu hai riso scrivendo questo racconto. Ma non io a leggerlo
Il mondo va a rovescio per davvero se trovi da ridere sulle miserie altrui. Non fraintendere, non sono scandalizzata, ci vuol ben altro per questo. Ma provo tristezza e amarezza in ciò che hai scritto»
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