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Sulle ali della musica

Amore


Caldo, caldo, caldo. Un caldo da impazzire. Il caldo opprime e non da tregua in questa rovente estate del 2010.Il termometro segna trentasei gradi all’ombra. Non c’è un alito di vento, tutto è immobile, si suda moltissimo e l’afa è insopportabile. Chiara è nel giardino della sua casa: sta pigramente distesa all’ombra di un pino, per cercare un po’ di refrigerio in quest’afoso pomeriggio di fine luglio. Suo marito e i suoi bambini sono usciti per comprare i gelati alla menta e pistacchio che le piacciono tanto. È una donna serena: ha un marito meraviglioso che l’adora e la rende felice e due splendidi bambini.

Chiara è intenta a sorseggiare una fresca limonata, quando all’improvviso sente da lontano una musica dolce e suadente.

Il suono della musica la manda in estasi. Si sente come trasportata in un’altra dimensione. Le note di un pianoforte risvegliano in lei ricordi che credeva sopiti per sempre. Il pianoforte è stato parte integrante della sua vita. È stato il suo primo amore, il fedele compagno nei momenti più difficili e bui della sua esistenza. Ci fu un periodo in cui la sua vita non aveva più senso e tutto sembrava finito. Il pianoforte ha avuto il potere di farle gustare di nuovo l’amore per la vita, di farla rivivere. Il pianoforte e… tanta musica.

Chiude gli occhi… e come per incanto è trasportata nel mondo magico della sua infanzia. Si rivede bambina, quando ascoltava in silenzio nonna Maria suonarlo: le sembrava una specie di magia che i gesti armoniosi delle sue mani potessero trarre dallo strumento dolci e struggenti melodie. Chiara era una piccola ed esile bambina dai soffici capelli castani e dai grandi occhi pensosi che, seduta su uno sgabello, ascoltava rapita le melodie suonate dalla nonna. Fu lei ad insegnarle i primi rudimenti, felice che la sua nipotina imparasse facilmente e così in fretta. Nonna Maria era una persona fantastica e meravigliosa.

- Tu sei l’unica in famiglia a somigliarmi – le ripeteva orgogliosamente – tua madre si è sempre rifiutata di imparare la musica. Per me è stata una gran delusione perché ha preferito fare l’insegnante di matematica. Mia piccola Chiara, questo pianoforte un giorno deve essere tuo. Sono sicura che soltanto tu puoi tenerlo. Sei come me, hai la musica nel sangue e sei dotata di un talento straordinario. Mi devi promettere che, il giorno che Dio mi chiamerà in Cielo, non permetterai a nessuno di portartelo via. Soltanto così posso stare tranquilla e intraprendere il mio ultimo viaggio. -

Chiara aveva soltanto nove anni quando, in un brutto e gelido giorno invernale, la nonna improvvisamente morì. Fu il più grande dolore della sua vita. Non riusciva a darsi pace, non capiva perché una persona così fantastica doveva sparire nel nulla.

Nonna, nonnina mia bella. Non ti vedrò mai più. Perché mi hai lasciata senza darmi nemmeno un ultimo saluto? Come farò senza di te? - Pensava e il suo piccolo cuore soffriva.

Nove anni erano troppo pochi perché la nonna avesse potuto fare di lei una pianista brava e valente. Erano, però, abbastanza per trasmetterle la sua grande passione per la musica. Fu la piccola Chiara ad insistere perché il pianoforte fosse dato a lei. Sua madre protestò perché avrebbe preferito venderlo.

- Bambina mia, è un capriccio. Sono sicura che non lo suonerai mai – le disse – smettila di essere dispettosa. È tua nonna che ti ha messo strane idee in testa. Non capisci che vendendo il pianoforte potremo ricavare un bel po’ di soldini e comprare una bella cameretta per te? Non ti sei stancata di dormire sul divano del soggiorno? -

La passione della bambina, però, non era un qualsiasi capriccio infantile. Sentiva che, senza la musica, non poteva esserci un futuro per lei. Affermò che la nonna aveva promesso di lasciare a lei il pianoforte perché nessun altro avrebbe potuto suonarlo.

Era giusto rispettare la volontà di nonna Maria. Venderlo? Mai e poi mai. Sarebbe stato un sacrilegio, la nonna si sarebbe rivoltata nella tomba. Tanto disse e tanto fece che alla fine la partita fu vinta dalla piccola Chiara. La mamma, vista l’insistenza, fu costretta ad accontentarla. Era convinta che in poco tempo sua figlia si stancasse di suonarlo. Invece, terminata la scuola dell’obbligo, Chiara manifestò il desiderio di volere entrare in un conservatorio. Sua madre era perplessa perché avrebbe voluto che la figlia si iscrivesse al liceo scientifico. Il mondo della musica era lontano anni luce dal suo modo di pensare, per lei esistevano soltanto cifre e numeri.

  • Vuoi andare al conservatorio? Che sciocchezza è mai questa? Ho deciso, andrai al liceo scientifico e seguirai le mie orme. –

  • Il padre intervenne in difesa della figlia: - Se questa è la sua strada, ti consiglio di non ostacolarla. Avrà in me un valido alleato e poi… mi emoziona che mia figlia possa, un giorno, diventare una brava pianista. -

Nonna Maria aveva avuto intuito, non si era sbagliata: la sua adorata nipotina aveva talento e si impegnava molto, con determinazione e tenacia.

Era capace di passare delle ore davanti al pianoforte a suonare, estraniandosi dal mondo circostante e senza accorgersi del trascorrere del tempo. Quando suonava dimenticava perfino la fame e la sete. I suoi insegnanti erano orgogliosi di lei ed erano convinti che poteva fare molta strada e avere successo come pianista. Fu così che Chiara iniziò a fare progetti, a sognare a occhi aperti: già fantasticava di girare il mondo e di dare concerti nei più grandi teatri tra gli applausi di un pubblico delirante.

Invece… le cose andarono diversamente da come aveva previsto. Aveva ventidue anni e si era appena diplomata quando si innamorò. Carlo aveva dieci anni più di lei ed era un pianista affermato. Era bello, alto e con due splendidi occhi azzurri. Nessuna ragazza poteva resistere al suo fascino. Una sera si recò ad assistere a un suo concerto e ne rimase talmente affascinata che al termine dello spettacolo, vincendo la sua naturale timidezza, andò a complimentarsi con lui.

La loro storia d’amore iniziò così. Carlo era molto gentile con lei e la copriva di fiori e regali. La faceva sentire la donna più importante del mondo. Accanto a lui viveva in un mondo irreale e si sentiva come la principessa di una splendida favola.

Due anni dopo era sua moglie e, per lui, rinunciò alla sua promettente carriera. Rinunciò volentieri a troppe cose per il suo affascinante marito. Era felice soltanto di stargli accanto. Carlo viaggiava continuamente per dare concerti ed era diventato molto celebre. Le sue prestazioni erano richieste anche all’estero.

Lei lo seguiva senza rimpianto per quanto si era lasciata alle spalle. Viveva di luce riflessa ed era orgogliosa del successo di suo marito. Era sua moglie, la sua segretaria, colei che lo aiutava e lo consigliava. Nonostante tutto, il loro matrimonio durò sette anni, durante i quali Chiara non smise mai di amarlo e ammirarlo come il primo giorno, perdonandogli tante, troppe cose. Fu un errore gravissimo perché un bel giorno Carlo si stancò di quella moglie sempre adorante e condiscendente, sempre pronta a perdonare i suoi innumerevoli errori.

Carlo perse la testa per una ragazza giovanissima conosciuta ad un suo concerto e la lasciò senza dare nessuna spiegazione. Chiara compiva trentuno anni e si sentiva letteralmente a pezzi.

Per troppo tempo era vissuta all’ombra del suo celebre marito. Adesso la sua carriera era perduta per sempre e anche la sua vita le sembrava senza via d’uscita. E adesso? Cosa ne sarebbe stato di lei? Per amore di suo marito aveva rinunciato a tutto: alla carriera, agli amici e… anche a quel figlio che aveva tanto desiderato. Ricordava con orrore quella lussuosa clinica privata in cui Carlo l’aveva portata per farla abortire.

Un figlio sarebbe d’intralcio per la mia carriera. Cerca di essere ragionevole Chiara, sai che ancora non possiamo permetterci di avere un bambino”. Le ripeteva continuamente. Era stata ragionevole… aveva fatto pure questo per lui. Fu un periodo buio, triste, quello che seguì. Il sorriso sparì dalle sue labbra e i suoi occhi divennero senza luce. Non aveva voglia di niente e si lasciava andare.

C’erano giorni in cui non aveva voglia nemmeno di mangiare e la notte non riusciva a dormire, ripensando al passato. Avrebbe voluto sdraiarsi e morire. Era dimagrita di molti chili e i suoi occhi erano cerchiati di nero. Si trovava a un passo dall’abisso e sembrava l’ombra di se stessa. Ci sono momenti nella vita in cui si è stanchi di lottare.

Poi a poco a poco riuscì a ritrovare se stessa. Una notte sognò Nonna Maria che la esortava a scuotersi e a reagire. Era tutta vestita di bianco e aveva un’aureola azzurra fra i capelli. Sua nonna le diceva che poteva ancora farcela, che non tutto era perduto e la vita aveva in serbo qualcosa di speciale per lei. Le sembrò arrabbiata con lei per come stava sciupando la sua vita.

Chiara, quando la smetterai di rovinare la tua vita?” Le disse in sogno – “Quell’uomo è un essere spregevole e no merita affatto la tua sofferenza, il tuo dolore. Non riconosco più la mia cara nipotina. Devi guardare al futuro, devi prendere in mano il tuo destino. Tu ce la farai a risalire la china. Ti prometto che dal cielo ti aiuterò. Ricorda che quando il buio è più profondo, c’è sempre una luce che può guidare il tuo cammino”.

Quel sogno le diede la forza di reagire. Fu la musica a venirle in soccorso. Si mise in contatto con i suoi vecchi insegnanti e, grazie al loro interessamento, incominciò a dare lezioni di pianoforte. Così il vecchio strumento di nonna Maria tornò a nuova vita. Insegnare musica le piaceva e con i suoi allievi si trovava bene. Non pensava più al suo tormentato passato, solo il presente contava per lei. Ben presto si sparse la voce che era un’insegnante molto brava, gentile e paziente e la cerchia dei suoi allievi si ampliò notevolmente. Erano alcuni anni ormai che lavorava a pieno ritmo e aveva acquistato serenità e fiducia quando, una sera, ricevette una telefonata.

- La signora Chiara? – esordì una voce maschile.

- Sono io, chi parla? –

- Sono Michele Sarti: -

- In che cosa posso esserle utile? –

- Ho sentito parlare molto bene di lei, dicono tutti che è una brava insegnante di piano. Così mi domandavo se poteva dedicare qualche ora a Lucilla, la mia bambina. Mia figlia ha soltanto sette anni ma credo che sia molto portata per il pianoforte, già adesso passa delle ore strimpellando qualche motivo a orecchio. –

- Un paio di ore alla settimana potrei trovargliele. Le andrebbero bene il giovedì e il sabato? –

Ci fu una lunga pausa dall’altro capo del telefono, poi dopo un respiro profondo, l’uomo proseguì: - Signora Chiara, per quello che mi riguarda, non ci sarebbe nessun problema per me ma… c’è una cosa che devo dirle. La mia adorata Lucilla… non è una bambina come i suoi coetanei, purtroppo ha un grave handicap. È affetta da una grave malformazione alle gambe e si muove con grande fatica. Per favore, sarebbe disponibile a venire lei da noi? –

- Mio caro signore questo fatto complica un po’ le cose perché di solito sono i miei allievi a venire da me. Seppure a malincuore, temo proprio di doverle dire di no. –

  • La prego signora Chiara, sia gentile. Crede davvero che non sia possibile trovare una soluzione adeguata? Mia figlia Lucilla è una bambina molto sola e non ha amici della sua età. Il suo più grande interesse è la musica. Nel mondo delle note si trasforma, diventa capace di guardare il cielo, di volare. –

- Non insista, perché proprio non posso. –

- Mi permetto di insistere, invece. Desidero farle capire che mia figlia è molto importante per me. Sia comprensiva, in fondo cosa le costa? – Il suo tono era sinceramente accorato – non è un capriccio perché Lucilla ha bisogno delle lezioni di musica come dell’aria che si respira. Vorrebbe forse negargliele? Il suo cuore non si ribella? Lei non può essere una persona insensibile, perché la sua voce è molo dolce. –

Chiara ci pensò un momento. Quella piccola bambina sconosciuta e già così provata dalla vita suscitava la sua tenerezza. Il suo istinto materno si risvegliò e non ebbe il coraggio di negarle quelle lezioni alle quali teneva tanto.

- Caro signor Michele, con il suo discorso mi ha convinto. Deve amare molo la sua bambina. Forse ho trovato un rimedio che potrebbe andare bene per entrambi – disse – se lei è d’accordo io potrei venire da voi il giovedì, nel tardo pomeriggio, il sabato potrebbe portarmi li la bambina. –

Si misero d’accordo e il giovedì successivo Chiara si presentò puntualmente davanti al portone di un lussuoso edificio in una zona residenziale della città. All’ultimo piano le aprì una domestica in divisa che la fece accomodare in un grande e luminoso soggiorno, pieno di piante di ogni genere. Un istante più tardi la porta si aprì e comparve una bambina. Nel vederla le si strinse il cuore: la piccola arrancava penosamente trascinandosi sulle stampelle e ogni movimento doveva costarle una grande fatica, uno sforzo tremendo. Si notava che soffriva però, nel vederla, il visetto pallido e intelligente della bambina si illuminò di gioia. Sorrise e i suoi occhi si illuminarono come se avesse rivisto una vecchia amica, una persona cara.

- Ciao. Tu sei Chiara, vero? – esclamò con un sorriso – Ti prego, incominciamo la lezione. Il mio pianoforte è nello studio. –

Rimase stupita davanti al bellissimo pianoforte a coda.

- Era di mia madre. – spiegò la bambina – È morta due anni fa. – Così dicendo le mostrò la fotografia di una giovane signora bionda e bellissima. La giovane donna che appariva dalla foto aveva un’espressione sorridente e sembrava piena di gioia di vivere.

La bambina si girò dall’altra parte per non mostrare a Chiara i suoi occhi velati di lacrime. Quella prima ora di lezione trascorse in un baleno. Lucilla aveva una grande voglia di imparare ed era piena di entusiasmo, esattamente come Chiara alla su età. Erano ancora intente sulla tastiera, lontane dal tempo e dal mondo, quando d’un tratto la porta si aprì e comparve un uomo alto e bruno, vestito con eleganza.

- Ciao papà – lo salutò la bambina – sai che Chiara è la migliore insegnante del mondo? –

Giorno dopo giorno, la nuova allieva di Chiara faceva enormi progressi e lei si affezionava a Lucilla sempre di più. Era veramente una bella bambina dai capelli lisci e biondi, gli occhi castani e molto espressivi, dotata di una vivissima intelligenza e di un carattere dolce e affettuoso. Aveva, altresì, un immenso bisogno di attenzione e di tenerezza. Anche Chiara aveva bisogno di Lucilla e ogni tanto, osservandola, ripensava al suo bambino che non era mai nato. Quell’immenso amore che si portava dentro, poteva finalmente riversarlo su un altro essere umano. Un giorno Lucilla e suo padre invitarono Chiara a cena, lei accettò volentieri.

Era molto contenta di non cenare da sola quella sera. Michele Sarti si rivelò un ottimo cuoco e un perfetto padrone di casa. La serata trascorse in un modo molto piacevole. Terminata la cena, quando Lucilla andò a dormire, Michele la pregò di trattenersi ancora un poco. Non se la sentì di rifiutare.

- Ascolti Chiara, credo di sentirmi in dovere di darle alcune spiegazioni – disse – perché lei è una persona meravigliosa e nei confronti di Lucilla è molto di più di una semplice insegnante. Noto che le sta dando molto in termini di amicizia e di affetto. La sta aiutando in tutti i modi. Vedo Lucilla rifiorire e i suoi occhi non hanno più la malinconia di prima. Sono molto contento di questo vostro rapporto perché la mia cara bambina, dopo la tragica morte della madre, è diventata molto sensibile e assetata d’amore. È nata con una carenza gravissima che impedisce alle ossa di calcificarsi: in altre parole, le gambe si piegano sotto il suo peso. I medici mi assicurano che guarirà, ma a prezzo di cure lunghissime, estenuanti. A volte penso di non riuscire a farcela più a sopportare tutto questo. Ho l’impressione di rimanere schiacciato sotto un grande peso. Evidentemente il destino si accanisce sulla nostra famiglia poiché due anni fa è morta la mia adorata moglie, dopo avere sofferto tanto a causa di un male incurabile. Vede, io sono un uomo che ha bisogno di aiuto e comprensione. Le possibilità finanziarie non mi mancano, ma ci sono delle cose che con il denaro non si possono assolutamente comprare. L’affetto sincero e l’amicizia non hanno prezzo. Lei ha una grande sensibilità e mi sembra la persona ideale per aiutare la mia piccola Lucilla. La prego, non ci abbandoni. –

- Signor Michele, sono lieta che lei mi abbia aperto il suo cuore e che mi abbia parlato sinceramente – rispose Chiara – voglio molto bene a Lucilla e farò tutto il possibile per aiutarla e starle vicino. – Si fermo un attimo, era commossa – In passato ho tanto desiderato di avere un figlio, ma il mio ex marito non amava i bambini. Io lo amavo tanto e non ho avuto il coraggio di oppormi ai suoi desideri e, quando tutto è finito, per anni ho vissuto nell’angoscia. Sono sicura che d’ora in poi Lucilla sarà anche un po’ la mia bambina, prenderà il posto del bambino che non ho potuto avere. Mi creda, non l’abbandonerò mai perché anch’io ho bisogno di lei. Lucilla ha dato un valore alla mia vita.

Con il passare del tempo tra lei e la sua piccola allieva si andava creando un rapporto speciale fatto di tenerezza, simpatia e complicità. Si stabiliva tra loro un legame molto forte che, come tramite, aveva il mondo delle sette note. Sempre più spesso la piccola Lucilla il giovedì pregava Chiara di cenare con loro e lei era sempre felice di accettare e sicuramente… non soltanto per Lucilla.

Quella serate si protraevano fino a tarda notte. Dopo cena Michele e Chiara parlavano a lungo, senza accorgersi del trascorrere delle ore. Avevano molte cose da raccontarsi, scoprivano di avere in comune molti interessi. Un filo invisibile legava le loro vite. A poco a poco nasceva tra di loro un tenero sentimento che avevano ancora paura di chiamare amore.

Sia Michele che Chiara avevano avuto un passato tormentato e doloroso e vivevano un presente pieno di difficoltà. Se Michele era gravato dall’angoscia per il futuro di quella figlia tanto dolce e sensibile, lei (dal canto suo) si sentiva molto sola e quando la sera chiudeva la porta alle spalle dell’ultimo allievo, sentiva attorno a se un grande vuoto, un’immensa solitudine che non sapeva colmare.

- Sono una donna di trentacinque anni e non posso certo definirmi vecchia – disse una sera a Michele – però non riesco a pensare di vivere sempre in questo limbo, in questa solitudine. Anche se la musica riesce a darmi molto, io sento il bisogno di una famiglia mia. Tu almeno hai una figlia che adori e il ricordo dolcissimo di una moglie che hai tanto amato. Io non ho nessuno a cui pensare e i miei ricordi sono tristi. Preferisco cancellare il mio passato.-

Con il passare del tempo Chiara scoprì che Michele non era soltanto il papà di Lucilla. Si accorse che, oltre ad essere un uomo bello e pieno di fascino, era anche intelligente e comprensivo e che per lui non provava soltanto stima e amicizia, ma un sentimento più profondo. Questa volta era sicura di non commettere errori, Michele era l’uomo giusto per lei. Il suo cuore era tornato a pulsare: si era nuovamente innamorata. Sentiva dentro di se una leggerezza mai provata prima.

Poi venne quel giovedì sera. Il giovedì… più felice della sua vita La piccola Lucilla era andata a dormire e loro due, come sempre, sedevano in soggiorno a conversare.

Era inverno ma per loro stava per incominciare una nuova e splendente primavera.

Chiara era intenta a fissare in rispettoso silenzio il fuoco del caminetto, quando all’improvviso Michele venne a sedersi vicino a lei. Stavano bene insieme. Rimasero, per un attimo, a guardarsi negli occhi senza parlare per paura di sciupare il momento magico che si era venuto a creare.

- Mia dolce Chiara, ascoltami con attenzione. Devo parlati seriamente. Forse mi sto sbagliando, ma ultimamente sei… è come se tu fossi diventata diversa. Credimi, è come se ti vedessi per la prima volta. – mormorò mettendole teneramente un braccio attorno alle spalle – sei cambiata anche se non saprei dire né come né perché. Ogni volta che ti guardo il mio cuore accelera i battiti. È possibile che stia facendo un errore colossale. Certamente non vorrei rovinare la nostra bellissima amicizia e la stima che mi porti, ma non posso fare a meno di dirti quello che sento dentro il mio cuore, di esprimerti i miei sentimenti. Sono sicuro di essermi innamorato di te e forse anche tu provi qualcosa per me. Se cosi non fosse, ti prego di non tenere conto di questo mio sconclusionato discorso e di non negarmi la tua preziosa amicizia e la tua stima. –

- Non forse, né probabilmente Michele – mormorò con un sorriso – è vero sono innamorata di te. –

Si guardarono negli occhi e si abbracciarono dimenticando il resto del mondo e il loro triste passato. Dovevano recuperare il tempo perduto. Decisero di sposarsi sei mesi più tardi: alla fine di giugno. Sin da piccola Chiara aveva sognato una cerimonia romantica e tradizionale e se con Carlo (troppo preso dal suo narcisismo) non l’aveva avuta, l’ebbe finalmente con Michele.

Una saletta riservata del municipio fu addobbata con delle bellissime orchidee. In un angolo fu sistemato un bellissimo pianoforte a coda. C’erano pochi invitati e lei era vestita molto semplicemente, con un tailleur di colore panna e un fiore tra i capelli. Sicuramente nonna Maria dal Cielo approvava la scelta di Chiara. Era una sposa felice e avrebbe potuto essere raggiante, radiosa, invece ogni volta che sentiva il piano suonare non poteva impedirsi di piangere.

Quella musica era suonata da Lucilla. Alle note dell’Ave Maria provò una grandissima emozione. La sua adorata Lucilla le aveva fatto il più bel regalo della sua vita. Chissà quanto si era esercitata per quella occasione! Per quante ore, giorni, mesi era stata china sulla tastiera? Avrebbe voluto stringerla forte tra le braccia per ringraziarla.

Chiara oggi è la mamma felice di Lucilla e di Mario che (malgrado porti il nome della bisnonna) non è affatto portato per la musica e poi… è stonato come una campana e non ha il senso del ritmo. Ma che cosa importa? Mario è il bambino più simpatico del mondo: è sempre sorridente, sereno e ama tanto… pasticciare con i pennelli. Diventerà, forse, un famoso pittore? Seguirà le orme di Picasso? Oppure di Cimabue? Lucilla di anno in anno fa splendidi progressi e forse un giorno, chissà… diventerà una famosa concertista.

In questo caldo pomeriggio d’estate Chiara inizia a fare progetti, a sognare… vede Lucilla dare concerti nei più grandi teatri del mondo, fra gli applausi e il delirio del pubblico.


Sara Acireale 07/07/2011 22:26 3 1034

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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Nota dell'autore:
«L'amore vero può compiere miracoli, se poi è unito a una musica soave, può fare scalare le montagne (metaforicamente parlando) e capovolgere positivamente la VITA»

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«Io spero che sia una lieta conclusione di una vita vissuta, non solo un racconto d'amore. E' bellissimo e l'ho letto e riletto con lacrime agli occhi. E scrivi talmente bene che mi hai trasportata nel mondo fantastico della musica: e complimenti sinceri.»
Maria Rosy

«bellissima storia. Io adoro la musica, anche il mio nick lo rivela, anche se sn una violinista. In questo racconto ho rivisto parecchie tappe della mia giovane vita. per esempio il non aver più desiderio di vivere, ma l'unica cosa che riusciva a consolarmi era davvero accostarmi al pianoforte, o al violino e posare su di essi le mani. I miei problemi non svanivano e ciò mi dava rabbia, ma capivo con il tempo che mi aiutavano a suonare. Infatti le mie emozioni, belle o brutte venivano trasmesse al pubblico. Il tuo racconto è scritto in maniera superba. Una persona, anche estranea a quella che è la sfera dei musicisti, può capire perfettamente cosa voglia dire graze alle emozioni che trasmetti tra le righe. a presto»
pianist

«Ho dedicato a questo racconto una delle più belle ore passate della mia vita, con trasporto per la bellezza del tema, con soavità per la descrizione dei personaggi, con emozioni per l'amore sempre presente nel racconto mai intriso di amarezza, anche quando con le lacrime ho letto della dolce nonna scomparsa, quanta tenerezza mio Dio, quanta dolcezza in questo se pur breve racconto (avrei letto ore ed ore la prosa bellissima dell'autrice) scritto con potere descrittivo narrativo che mi ha fatto immergere in toto nel racconto donandomi attimi di vera intensità letteraria, complimenti ed applausi con commozione. p. s quando la madre di Chiara minaccia di vendere il pianoforte in cambio della cameretta in me si crea una sorta di stop emotivo.»
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