L'unione della gente si limita ai propri nuclei di appartenenza familiare e a volte nemmeno a quelli. Ognuno va per la sua strada senza guardare in faccia nessuno.
Si pensa solo ai propri interessi, si tira acqua al proprio mulino, si scaricano barili e patate bollenti.
La collettività è diventata uno slogan di propaganda politica, un ideale lontano come un miraggio. Siamo così attaccati a ciò che abbiamo di materiale e statico che il solo pensiero di perdere qualcosa ci manda nello scompiglio. Gli approfittatori e gli arrampicatori sociali non mancano mai: sarebbero disposti a fare lo scalpo a qualcuno pur di ottenere quello che vogliono.
Una fame insana, malata di potere e conquista, fa si che le persone non si guardino più attorno, è come se procedessero con il paraocchi, tutte spinte dall'avidità, da una sete innaturale di folli ambizioni che fan si che ai deboli restino gli avanzi.
Per pulirsi la coscienza, di tanto in tanto si fanno buone azioni, si manifesta finto buonismo, ma in verità, lavata ogni lordura, ci si attacca a desideri stupidi come quello di potersi permettere un capo firmato e alla fine ci si ritrova ad avere armadi pieni di vestiti che dopo essere stati indossati solo qualche volta, vengono lasciati alla polvere.
Viviamo di capricci, di vizi e per non sentirci dei diversi, cerchiamo di ottenere tutto quello che hanno gli altri; così ci massifichiamo, ci sentiamo uguali ai nostri simili, crediamo fermamente di non avere nulla da invidiare al prossimo dirimpettaio, ci integriamo al cosmo seguendo come pecore la scia creata da quelli che con l'inganno ci hanno fatto credere che il giusto modo di vivere sia quello che viviamo; mentre invece, tutto questo stile, questo grande sogno di avere, di possedere, di sentirci importanti, la convinzione di essere migliori di altri, non fa altro che dividerci e allontanarci, come sponde che non trovano una congiunzione di ponti o la risoluzione dei problemi.
Attorno, il fiume nel quale un tempo ci si poteva fare il bagno assieme, è stato prosciugato, saccheggiato, depredato, deturpato e sfigurato dagli anni dello scempio assoluto.