Indigeni nella patria nativa in cui siamo cresciuti, senza più valide alternative su cui poter contare dopo anni di ricerche e fatiche continue; ora raminghi, consumati, a poco più o meno di trent'anni, a poco più o meno di quaranta, in carenza di risparmi...
ora, tra gli scaffali dei supermercati a gironzolare fra scatolette di tonno, corn flakes, offerte speciali, tavolette di cioccolato dolce... alimentando visioni di carezze giunte dall'inferno.
Crollo a rotta di collo. Crollo di aspettative divenute nuvole di polvere come case diroccate nelle vie dello sfacelo, fra luci finte al neon e luci vere di stelle incazzate.
Urliamo i nostri nomi nelle valli grigie del tempo cercando il modo di fumare, trovando il modo di bere, portandoci dietro i fogli sparsi delle poesie scritte dai più grandi ribelli, ascoltando l'eco delle insicurezze che ci squarciano i petti. E dov'è Dio in tutto questo? Perché questa sofferenza? Difronte a quali specchi vedremo riflessi i cari vecchi volti di una volta? In quali piazze, bar, teatri, biblioteche o vicoli della notte, torneremo a riconoscerci?
Voliamo al di sopra dei palazzi con ali di speranza, cambiando regioni, mestieri, scrutando orizzonti sperduti di luoghi possibili in cui poter costruire futuri migliori del presente. Già! Perché nonostante gli innumerevoli paletti, le mura di cemento armato, le porte chiuse a chiave, la carenza di varianti, le tasche piene dei potenti sordi... scorre ancora linfa vitale nelle nostre vene, nei nostri cuori d'amianto che non vogliono arrendersi.
Quanti però ne ho visti impazzire nelle strade buie, senza albe da seguire, in fondo a tunnel di disperazione. Sono andati a schiantarsi verso illusioni stratosferiche perché non si potevano ammaestrare, chiudere in gabbia o vincolare a quattro mura; così sono andati a morire soli in mezzo al frastuono orribile delle società cannibali.
Ora, ci sono da scavare varchi negli strati più compatti dell'indifferenza cosmica.
Dobbiamo lottare come leoni selvaggi, dobbiamo lottare per noi, per chi ci ha lasciato come loro lottarono per se stessi e per chi li lasciò; per gli ideali che ancora ci accomunano in questo pazzo, folle mondo, cercando di non fare fini identiche anche se identici sono i desideri delle vite che avrebbero voluto - che vorremmo - e non c'è stato dato ancora il modo di afferrare.