Sono venuto di nascosto in quella strada fatta di rosso. Sono venuto da te una sera in cui non riuscivo a liberarmi della violenza che era avvenuta la mattina, quando uomini si sono sentiti minacciati e hanno reagito cercando rifugio nel pianto.
Mi sono seduto comodo, prima con le spalle rivolte alla finestra, poi con il volto rivolto verso l’immancabile Tv che è il camino di questi anni tristi, senza il fuoco, quello vero che scaldava il cuore e che coceva splendide minestre di verdure e civaje.
Tu hai i capelli lunghi, la voce smorfiosa e un bel sorriso con delle labbra che si schiudono per parlare di anima, di spirito e di invisibile. Tenti di sedurmi con la tua narrazione, con le tue conoscenze e con le letture comuni, quelle che hanno accompagnano l’età dell’inferno, quella della rivalità e della violenza che ti porta a distruggere tutto quello che non è come ti aspettavi che fosse, e quella che non si comporta come ti aspettavi si fosse dovuta comportare.
La violenza: una costellazione da cui si può uscire solo volando più in alto, verso l’infinito, verso le vette delle profondità dentro di noi.
Non mi piaci, eppure ti guardo, quello che dici mi sembra banale, ma ti ascolto nonostante tutto completando il tuo dire frammentario, il tuo riportare quel sentito dire dell’altrui esperienza, quella tua aria di cercatrice che aspetta di trovare in una pagina ciò che è già dentro di lei.
Parli tanto, sbadiglio, sono esausto, travolto da una giornata che non è finita come m’aspettavo finisse, che non aveva dato ciò che m’aspettavo mi dovesse dare, una giornata di sconfitta, quelle giornate che ti fanno ristendere contatto con te stesso.
Mi fai un regalo, mi dici che mi ami, che ti dispiace, mi preghi di perdonarmi e mi ringrazi. Me lo fai ripetere: ti amo, mi dispiace, ti prego, perdonami, grazie! Comincio a sentirmi leggero, volo in quella dimensione, il tuo sorriso mi fa star bene.
Mi alzo per andarmene e mi abbracci, mi stringi. Io a poco a poco, sento qualcosa, ti desidero. Cammino verso la porta e ti abbraccio ancora. Poi tento di baciarti ma mi dici che non senti di farlo. Ti guardo e ti dico che ti ho desiderata, e tu mi preghi di dirlo a me stesso: ti amo, mi dispiace, ti prego, perdonami, grazie! Lo faccio tutta la notte e sto continuando a farlo ancora adesso.