Quando sei piccolo e nella tua sconfinata ingenuità ti rivolgi ai genitori sottoponendo loro le tue esigue richieste, capita che questi ti rispondano di no, e tu, proprio perché genuino, non sai fartene una ragione, non capisci il perché di quel diniego. E quando con il senno di poi ti chiedi: “cosa mi stanno insegnando?”, in mancanza della loro motivazione, l’unica risposta plausibile sta nella tua interpretazione. Ti stanno dunque dicendo che non ti meriti ciò che hai chiesto? O forse stanno cercando di dirti che in realtà, quello che vuoi non ti serve? Ma dove sta scritto che non posso essere io a decidere ciò che è meglio per me? Quando sei piccolo ti viene spontaneo interrogarti sul motivo del rifiuto perché speri che, comprendendolo, la prossima riichiesta possa venire soddisfatta.
Ma il più delle volte le spiegazioni stentano a farsi comprendere, perché sovente non vi è una vera motivazione sottesa a quel NO, spesso infatti quel NO è dettato da fattori che oltre a voler insegnare, trascinano con sé retaggi di una vecchia mentalità secondo la quale nella Vita ciò che si ha, occorre meritarselo, occorre esserne all’altezza perché, altrimenti, una volta ottenuto, si corre il rischio di perderlo.
Nel bambino il futuro non viene identificato come un tempo vivibile, poiché non sa il significato di “domani”, non sa stabilire quanti “adesso” debbano trascorrere da lì a quel giorno, e così impara ad aspettare, impara ad aspettare un tempo che probabilmente non verrà e senza accorgersene comincia a capire il significato di “mai” la cui sostanza è abbondantemente farcita di “NO”.
Si instaura così il timore di chiedere e per evitare di sentirsi rispondere con l’ennesimo rifiuto, impara a rinunciare. Impara a dubitare di quello che vuole, a non avere nessuna certezza se non quella che i suoi sogni verranno immancabilmente disattesi poiché non trovano posto in un presente nel quale, sgomitando, comincia a farsi largo una folla di prepotenti aspettative.
Certo è che il NO diventa un valido strumento educativo quando è comprensibilmente giustificato ed alternato da altrettanti Sì. Non serve a niente infatti trincerare dietro ad un NO un desiderio che non soccombe davanti ad un insindacabile divieto, perché quel desiderio non farà altro che crescere in un giardino a parte, recintato da un muro fatto di abbandoni e di mortificazioni.
Essere genitore, così come essere figlio, richiede la disponibilità di entrambe a “VENIRSI INCONTRO”, poiché essere Famiglia è tutto ciò che fluisce nell’assenso di un affettuoso ed accogliente ABBRACCIO.