Chi a questo mondo non vorrebbe avere sempre tutto sotto controllo, al punto che gli imprevisti, guardandoci in faccia, decidano spontaneamente di girarci alla larga perché consapevoli del fatto che con noi avrebbero vita breve?
Chi non vorrebbe avere la risposta a tutte le domande? Chi non vorrebbe sapere cosa fare di fronte a qualsiasi circostanza, in qualsiasi momento, di fronte a chiunque? Chi non vorrebbe poter dire che il dubbio non è mai stato ospite a casa sua e che nemmeno mai busserà mai alla sua porta?
Magari la vita fosse lastricata di quelle certezze che fanno di un percorso qualcosa di miracoloso, permettendoci di camminare sulle sabbie mobili del tempo, così come sulla permeabilità dello specchio d'acqua della coscienza.
Ma per la maggior parte delle persone le cose non stanno così, anzi è tutto l'opposto, e questo non è dovuto al fatto di essere "umani" quanto all'aver acconsentito di costruire intorno alla nostra vera essenza, una società stereotipata che sancisce inderogabilmente ciò che è riconosciuto accettabile da quello che invece non lo è, con il risultato che ci si sente quotidianamente sotto pressione, messi continuamente in discussione. E' come se fossimo perennemente "sotto esame" e dovessimo dimostrare di essere sempre all'altezza della situazione.
Ci hanno insegnato a programmarci la vita, fin da piccoli, fin da quando abbiamo cominciato ad andare a scuola, ma quando abbiamo cominciato a "ragionare", ci siamo resi conto che non si può vivere pensando che un giorno dovremo morire, perché tanto prima o poi quel giorno arriverà e allora tanto vale che nel frattempo viviamo ed è così che abbiamo cominciato ad alzare la testa, a dire di no, a ribellarci alle imposizioni, abbiamo iniziato a distaccarci dalla massa, e a nuotare controcorrente, facendo sentire la nostra voce.
Poi ecco che mentre stavamo rivalutando le nostre certezze, come un fulmine a ciel sereno, la vita ci fa un dono inaspettato: ci regala una sorpresa... ci fa innamorare.
Quel che è certo è che non l'abbiamo cercato, e perché mai avremmo dovuto poi? ... Eravamo così impegnati a smontare il giocattolo, che non ci siamo proprio accorti che questa benedizione ci stava arrivando addosso come un treno ...
E quando un sentimento del genere ci travolge, non sta a guardare la nostra età, la professione, la fedina penale, la religione, lo stato civile ...
Certo che non si può dire che la vita sia incoerente, anzi segue un filo logico ben preciso, tant'è che nel mentre ti stai adoperando per distruggere, ecco che lei ti propone un buon motivo per ricostruire.
Eppure, proprio tu che ti stavi battendo per destabilizzare il sistema, ora vorresti tentare di continuare a tenere in pugno la situazione e, per evitare prevedibili sofferenze e consequenziali cambiamenti, non vorresti lasciare nulla, ma proprio nulla al caso.
Ma cosa credi? Pensi forse di attutire il colpo "fasciandoti la testa" prima di rompertela o non fai altro che anticipare dei disagi che forse non si sarebbero mai nemmeno avverati?
Dove sta scritto che i sensi di colpa siano legittimi mentre la tua innata predisposizione alla gioia non lo è? Anche lei è un reato da condannare? Anche il tuo senso di libertà è da recludere quale galeotto evaso dal carcere di massima sicurezza della tua vita?
Ma colpa di cosa, poi?
Non è forse vero che le persone che hanno deciso di circondarsi di noi, accettandoci per quelli che siamo, hanno manifestato una loro scelta?
Io sono responsabile della sofferenza altrui nel momento in cui me ne faccio carico, ma liberando me stessa dai sensi di colpa, automaticamente riesco a perdonare per il male subìto e a capire che ognuno è artefice della propria felicità o della propria insoddisfazione.
Con questo non sto dicendo che calpestare i sentimenti altrui sia giustificabile, anzi, il rispetto del nostro prossimo viene sempre prima di qualsiasi altro valore, ma talvolta crescere significa lasciarli liberi di soffrire, significa riconoscere che se per loro il nostro comportamento è sinonimo della distruzione di un sogno, probabilmente gli stiamo dando contemporaneamente la possibilità di realizzarne uno ancora più desiderabile.
Questa libertà a cui faccio riferimento è una libertà che forse, sul momento, li farà soffrire, ma che a ben vedere, sta alla base di quell'Amore incondizionato di cui ultimamente, qui, ci professiamo tutti convinti sostenitori.