“Bella compagnia eh? Brutto stronzo!!”
All’improvviso mi si para dinanzi, irosa, con sgraziato gesto di stizza, ci volta le spalle
e se ne va. “Isa…”
Non mi lascia il tempo di continuare, di arrancare una risposta che sento forte l’eco dell’ultima
parte della sua frase fondermi le meningi, liquefarmi il corpo.
Sono con Erica vicini teneramente, in questa piazzetta davanti al bar, sorseggiamo del fresco sorbetto alla pesca, e mi ha sorpreso con lei, in una situazione inequivocabile, in morbida armonia.
Con Isa la nostra storia iniziò parecchio tempo fa, precisamente da quindici anni. Allora mi accese
l’amore per quel suo sguardo di attesa, la sua pelle vellutata, il profilo greco e fine, la sua vivace
loquacità, la sua pignoleria, la continua valutazione su tutto e tutti, dopo la sua ben evidente
parsimonia, non che queste qualità mi dispiacessero molto, ma la loro applicazione assidua nel
tempo, iniziò a produrre continui e snervanti discussioni.
Il nostro amore fu fin dal principio molto passionale, eccitazione dell’eros incontaminato, fra le
verdi passeggiate e gli spruzzi dei rovesci primaverili, fu una simbiosi armoniosa e perfetta.
Essendo schiavi del tempo perfetta in senso limitato.
Dalla nostra unione nacque un bel frutto: Max.
L’inizio fu molto emozionante e coinvolgente, la sua tenera età ci portava gioia e amore, fatica e
spensieratezza. Così pure la fanciullezza che trascorse normalmente.
Con l’adolescenza i rapporti si complicarono. Max divenne più esigente, intollerante, incostante a scuola, ribelle, comportamenti tipici di certi giovani, spesso alzava la voce per imporre i suoi desideri, le sue idee. Ciò produsse molte tensioni di relazione che talvolta ci portarono a litigare a volte con durezza, fra noi e a scontrarci infine per delle sciocchezze.
Ero stanco, spossato e consunto da questa situazione stressante, che non riuscivo a vedere vie di uscite ragionevoli, se non quella di lasciare che il tempo facesse esaurire la presunzione giovanile di Max e le sue intemperanze.
Da questo mare agitato emerse un’isola tranquilla e rassicurante: Erica.
Affabile, premurosa e poco incline alla parola, piuttosto meditabonda, disponibile anche se a tratti superficiale, ma dalle mani bucate. Nel complesso l’opposto di Isa. Notte e giorno.
Con Erica era un viaggiare tranquilli e sicuri per una strada ornata che non avrebbe riservato nessuna sorpresa. Non ci fu molto bisogno di scomodare tutte le filosofie e le più romantiche delle poesie d’amore per avere il suo calore .
Più semplice e molto meno complicata di Isa. Davvero! Oltre cinque anni come in un giorno. Questa vita parallela sarebbe andata ancora avanti se non ci fosse stato il tarlo della gelosia in Isa a scompaginarla. Ovvio che tutto questo non poteva durare a lungo; anche se lo speravo, anche se non lo temevo.
Max superata l’acerbità tipica dell’adolescenza e ottenuto con grande fatica e difficoltà il diploma di maturità, appare cambiato, più responsabile, la mia separazione con sua madre gli ha fatto aprire gli occhi e scoperchiata l’essenza della vita fatta di complicazione e di imprevisti. Alla fine la realtà
gli si è mostrata nuda come un neonato piagnucoloso. E’ cresciuto. Fin troppo.
Aspetta di volar via, per le strade dell’universo per poi tornare a sentire il calore, gli odori del nido della sua fanciullezza. In effetti ha fatto qualche viaggio, ma alla fine ha preferito lavorare presso un supermercato, presso casa.
Erica ultimamente si assentava spesso, vari motivi, per via di sua madre invalida, per il lavoro, una volta mi disse che andava da una sua zia, l’ho seguita, controllato bene e non mi aveva detto la verità. Forse era una sciocchezza, insulsa, inspiegata, era la prima volta che mene accorgevo; su queste cose, fin dalla mia gioventù, mi sono ripromesso di non dover mai drammatizzare, di relativizzare, sono cose che possono succedere e basta! Se deve finire anche con lei finirà e io posso far poco per frappormi alla sua volontà.
Ci si vede, con meno frequenza di prima, ma con immutato colore.
Anche Isa è con un altro. Suo collega allo studio legale dove lavora da poco. L’ho saputo da un amico comune ben informato. Dopo un anno da quando mi aveva scoperto con Erica, anche lei ha voluto riprovare l’eccitamento per il nuovo, l’illusione dell’amore vero, l’inconsapevolezza del cambiamento.
Li ho visti insieme, nel complesso non mi hanno fatto una buona impressione.
Ora lavoro presso una piccola azienda di trasporti la cui politica poggia sull’ottenere il massimo profitto con il minimo investimento. Cosa comune anche ad altre. Essenza del capitalismo e madre di tutte le ingiustizie. Il mio futuro lavorativo è incerto, lo era anche primo , ma ora di più.
Per via di Max con Isa ci vediamo ogni tanto e ogni volta mi si accende la mia curiosità per lei, cercarla nei suoi all’inizio sfuggenti occhi, negli ultimi mesi rilassati e attenti.
Smarriti da poco tempo, ma comunque presenti nell’affetto, presenti in un passato che non può essere completamente cancellato.
Le traiettorie sono importanti, vitali. Se specialmente si è in movimento, questo lo so, anche se a volte sottovaluto le conseguenze; forte dell’esperienza accumulata.
Le traiettorie sono volubili, imprevedibili, se soprattutto non si sa chi può esserci dall’altro lato della strada. Non è la prima volta che affronto una curva in una strada di montagna sulla mia moto.
Eppure basta una sola volta, una dannata, bestiale, demoniaca volta per sbriciolare tutte le vette di esperienze avute.
Un auto viene troppo a sinistra verso di me dal senso opposto, stringo sulla mia destra e cado, ho visto il cielo deserto bianco e nero cascarmi addosso, sento un atroce dolore nel corpo che svengo.
Dopo mi riprendo in ospedale, bacino rotto e fratture varie dovrò stare immobile per un bel po’ di tempo , ma almeno non sono morto.
E tuttavia la necessità e il tedio di stare in ospedale mi pesa di meno di quanto la quasi assenza di visite. I primi giorni Erica e Isa sono venute solo una volta, sono rimaste un istante e di loro mi brucia l’indifferenza e un senso di distanza che ho sentito nei loro modi di fare.
Dopo due mesi faccio i primi passi per ora mi è di compagnia solo la solitudine.