Sara aveva da un po’ di tempo un pensiero fisso che le martellava il cervello. Si poneva sempre più spesso una domanda a cui non sapeva rispondere, vale a dire dove fosse il confine tra la vita reale e il sogno.
Qual era la vita vera, reale? Quella che viveva durante il giorno, con la sua quotidianità, scandita da orari più o meno precisi, da attività svolte con certosina precisione, da affetti consolidati e vissuti in un ambiente a lei familiare e ordinato oppure l’ altra, quella di cui era protagonista inconscia, che si svolgeva in modo complicato, ingarbugliato, difficilmente inquadrabile in schemi precisi e gestibili durante la notte, nel sonno?
È così sottile e indecifrabile il momento di passaggio dalla veglia al sonno, attimi di un nulla di cui non si ha consapevolezza! Un languore simile a quello di chi passa dalla vita alla morte, poeticamente descritto da Leopardi in un famoso dialogo. E proprio questa impossibilità di separare nettamente vita reale e sogno aveva prodotto nella mente di Sara il dubbio che la vita vera potesse in realtà essere il sogno.
Molti sogni, infatti, ricorrevano più volte quasi identici l’ uno all’ altro a distanza di tempo. Talora invece si susseguivano come fossero puntate di una soap opera di cui la fine si rimandava di puntata in puntata. Ce n’ erano alcuni particolarmente frequenti, che al mattino la lasciavano disorientata e con un carico di emozioni addosso difficili da smaltire durante il giorno.
Per anni aveva sognato i propri genitori ormai morti da tanto, e quando li sognava erano ancora nel pieno delle loro forze e pronti a supportarla in ogni bisogno, come facevano quando erano in vita. La cosa sorprendente, però, era che nel sogno il loro rapporto era esattamente come avrebbe voluto che fosse prima che morissero. Non c’ era bisogno di ingannarli con le famose bugie bianche, quelle che si dicono a fin di bene, perché loro sapevano già tutto di lei, dei suoi figli, della sua vita in generale.
Come era bello e rassicurante potersi sfogare con loro, ascoltare i loro consigli, anche i rimproveri e le alzate di suo padre, autorevole nel sogno come nella vita!
Tutto era più autentico, spontaneo. Nessun peso sul cuore, nessuna menzogna da nascondere col sorriso dell’ erma bifronte pirandelliana. Niente finzioni, solo la nuda, meravigliosa verità.
Quella, sì, era la vita che avrebbe sempre voluto, essere se stessa in ogni circostanza, senza infingimenti o coperture, Sara e solo Sara.
Una notte, per esempio aveva sognato che le si ripresentava occasione di vivere accanto ad un suo vecchio, grande amore o almeno accanto a quello che all’ epoca dell’ innamoramento aveva considerato un essere bellissimo e perfetto. Nella vita reale si era nascosti tutti i difetti che invece lui aveva, la sua mancanza di cultura, l’ egoismo, quei maldestri tentativi di spillarle soldi anche per mettere la benzina in macchina. Eppure ne era rimasta incantata e quasi soggiogata. Era innegabile quell’attrazione che provavano entrambi al solo guardarsi negli occhi e la convinzione che mai più nella vita ci sarebbe stato un istante paragonabile a quell’emozione.
Nel sogno tutto era stato molto più veritiero. Benché lui fosse ancora bello come tanti anni prima, lei aveva trovato il coraggio di essere sincera e gli aveva confessato che non avrebbe mai cambiato la propria scelta di tanti anni addietro, ma non perché costretta dagli altri e dalle circostanze, come si erano detti allora, bensì per i motivi che in quella circostanza non aveva avuto la forza di confessargli e che forse, inconsciamente, non aveva mai voluto confessare neppure a se stessa.
Nel sogno tutto si era stato chiarito. Che sollievo! Che sensazione di pienezza e di autostima!
Questo e tanti altri esempi ancora avrebbe potuto portare, per giustificare quel dubbio fisso che le martellava la mente, vale a dire dove fosse e se davvero ci fosse un confine tra la vita reale e il sogno.