Ho bisogno di scrivere, di parlare con qualcuno che stia zitto ad ascoltarmi, con amorevole attenzione, e dunque non posso far altro che scrivere. Domani, magari, mi rileggerò e cercherò di capirmi.
Passiamo tutta la vita a nascondere la nostra interiorità più profonda agli altri, anche alle persone più care. Non a mentire, questo no, semplicemente a filtrare con cautela ciò che vogliamo o possiamo dire, separandolo cautamente da tutto ciò che riteniamo troppo intimo, troppo nostro per condividerlo con chiunque altro se non con noi stessi.
Se ci pensiamo bene, nessuno ci conosce davvero e noi non conosciamo chi ci sta di fronte, se non per quello che l’ altro ci permette di vedere o di comprendere a pieno di sé. Ed è sempre maledettamente poco, insufficiente.
Siamo sempre soli. Monadi nell’ universo, che si accostano ad altre monadi senza mai fondersi con esse, rimanendo sempre tristemente separate le una dalle altre.
Eppure abbiamo Tante opportunità di aprirci completamente al prossimo! Perché non lo facciamo? Per una sorta di pudore? Per il timore di deludere le persone che amiamo? Per tenere stretta e nascosta dentro di noi una parte del nostro animo che non vogliamo condividere se non con il nostro cuore e con la nostra mente?
Forse è il timore di perdere un tesoro celato in un’isola che non c’è, di cui abbiamo solo noi la mappa e che se venisse scoperto perderebbe tutto il suo valore?
Moriremo e nessuno ci ricorderà per come davvero eravamo, ma soltanto per ciò che ognuno ha creduto di vedere in noi. Soli nella vita come nel ricordo che resterà di noi.