Viene a trovarmi quasi tutti i giorni, ovviamente senza preavviso, con i suoi abiti pesanti e grigi, sempre inadeguati a qualsiasi condizione meteorologica, così sgradevoli alla vista. Spesso si accomoda senza chiedere il permesso, ignorandomi, ma invadendo i miei spazi più preziosi e amati, sottraendomeli, procurandomi pena e dolore, ammutolendomi. Mi ha sempre terrorizzato la sua presenza, un tempo più frequente e insidiosa; in passato ha distrutto giornate intere, mesi, anni, mi ha quasi uccisa. Ho lottato in tutti i modi contro di lei, seppur mi toglieva tutte le forze, rendendomi inerme e pietosa. Nessuno potrà mai comprendere, se ha avuto la fortuna di non averla mai incontrata, la devastazione che è capace di provocare, nessuno può immaginare il male che è capace di procurare e il dolore silente nel constatare la propria demolizione, non riuscendo a impedirlo.
Al limite della disperazione, il caso e la mia pertinacia mi han condotto da un gran dottore per farmi aiutare. Lui intravide la cupa signora dalle mie parole e scavando tunnel e sottopassaggi suggeriti dai miei racconti, mi procurò armi che nessuno mai prima mi aveva fornito e la affrontai, le ferii più volte, ma non la uccisi. Tuttavia, ferita e ormai vecchia, se ne andò. Mi liberai di lei, a cui seppi pure dare il volto della zia tormentatrice. Ma ogni tanto ritorna, e ancora mi fa tremare i polsi e mi annebbia i pensieri, ma resta per poco... anch’io la ignoro e offesa va via.
Signori, lei è la mia Ansia! Una donna cattiva, che mi tormenta da sempre, che mi ha derubato di gioia e felicità, che mi ha negato tante opportunità, che mi ha reso, per alcuni periodi della mia vita, poco più di un’ameba. Ma oggi le catene sono cadute, un maestro mi ha insegnato a governarla con sagacia. Oggi, quando la avverto, mi arrabbio con me stessa, perché incapace di inferirle il colpo mortale.
Certi giorni penso al tesoro di cui mi ha depredata, ormai irrecuperabile e allora mi attorciglio all’albero del rimpianto, che rende lerci e bui e incapaci di contare i tesori attuali.
Ma una cosa voglio dirla: la mia ansia, benché non sia possibile calcolare il male che mi ha arrecato, è stata anche una maestra. Mi ha insegnato l’attesa e a guardare i fiori che crescono durante l’attesa, ad ascoltare i silenzi, a guardare nel buio, a vedere come in uno specchio le tante Elena che si aggirano dentro di me. Alcune vengono sistematicamente ignorate, non viene mai data loro udienza e soffrono in silenzio, altre sono finte, non hanno niente a che vedere con la sottoscritta, ma sono quelle che il mondo ci obbliga ad essere e sono accarezzate, ma non sono reali e poi ci sono sibili, ricordi, mani, occhi, corse, ginocchioni, tombe, urla...
La mia ansia mi mette ogni giorno davanti ad uno specchio, e mi rimanda ancora un’immagine scomposta. |
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