Aspettando l’onda.
Dora e Camillo stavano insieme da qualche tempo, si erano conosciuti per caso alla fiera del libro nella città di Torino, un pomeriggio della stagione autunnale. Il cielo era grigio e il tempo non prometteva nulla di buono, alcuni nuvoloni già si affacciavano alla finestra del cielo, e la gente si accingeva a tornare a casa. Anche Dora e Camillo, comprati alcuni libri a basso costo, si affrettavano a tornare ai proprio nidi. Dora, a quel tempo aveva una cinquecento bianca, una macchina oramai d'epoca, mentre Camillo era messo bene, aveva una gran bella macchina nuova di zecca appena uscita dalla fabbrica. Le due macchine erano parcheggiate all’ingresso della fiera nella stessa piazzola, il caso volle che entrambi arrivassero alle macchine mentre un acquazzone di quelli forti, e un vento arrabbiato spazzavano via quasi il tutto. Dora, salita nella sua cinquecento, si accinse immediatamente a mettere in moto la macchina per andare via, ma niente accadeva e niente di buono accadde, purtroppo, si era dimenticata di spegnere i fari della macchina nella fretta di andare alla fiera, quindi la vecchia batteria era andata… partita… fermata. Dora quasi piangeva dalla rabbia e malediva la cinquecento prendendola a calci. Non sapeva a chi chiedere aiuto, abitava lontano e per aggiunta il suo cellulare era scarico; che iella!
Camillo che aveva parcheggiato la sua macchina a pochi metri, dopo aver assistito a tutta la scena, vedendo la donna in quello stato di disperazione e di pianto, si offrì di darle un passaggio; Dora dapprima rifiutò, ma improvvisamente una terribile tempesta venne giù dal cielo, la donna non ebbe altra possibilità che accettare il passaggio nella macchina nuova di Camillo, che, fece girare il grosso motore e partirono scomparendo da quel luogo invaso dalla pioggia e dalle raffiche di vento. Strada facendo conversarono molto, si accorsero che avevano molti interessi comuni, tra i quali:“l’arte, la musica, la poesia, la letteratura e in particolare la ricerca di evolversi attraverso il sentimento dell’amore”. Nacque tra loro immediatamente intesa e arrivati in auto alla casa di Dora, si fermarono ancora tantissimo tempo a chiacchierare, incuranti del tempo brutto e del vento che urlava. S’intendevano, si piacquero immediatamente, nacque in quel preciso istante amore. Si scambiarono i numeri dei cellulari e stanchi tornarono ai loro nidi, felici di aver scoperto qualcosa di nuovo, quel qualcosa che attendevano entrambi da tanto tempo. Dopo poche settimane si rincontrarono e passeggiando nell’immenso spazio del Valentino si giurarono amore reciproco in quel luogo magico, tra alberi secolari e tappeti di foglie colorate. Nacque così la storia d’amore tra Camillo e Dora, storia d’amore che sancirono con lunghi baci e palpitanti battiti di cuori.
Dopo lungo tempo decisero di vivere insieme e trasferendosi in un appartamento sulle rive del Po, dove il grosso e grande fiume faceva da padrone a ogni scena, costruirono insieme il nido accogliente. Dora, lavorava in una biblioteca al centro di Torino, Camillo era impiegato nello stabilimento della Fiat. Stando insieme potevano permettersi una vita agiata e comoda, insomma, vivere tranquilli e senza grossi problemi materiali. Infatti, sotto questa veste problemi non ne ebbero mai.
Ma si sa, il tempo è giudice e sigillo di ogni amore.
Col tempo qualcosa cominciò a scricchiolare. Dora non manifestava più tanta felicità e Camillo si deprimeva facendo finta che nulla accadesse. Perdevano entrambi il passo dell’amore. Eppure si amavano. Non riuscivano entrambi a mettere a punto, a prendere coscienza dei moti del loro sentimento d’amore. Navigavano nello stesso senza fari, come una barca che non conosce la direzione del porto. Non conoscevano ancora la stella polare dell’amore stesso. Certo, non è facile, la conoscenza di tale sentimento e le sue sfumature nel tempo. Una sera, mentre passeggiavano tenendosi per mano sotto i portici dei grossi palazzi di Torino, osservando vetrine allestite a festa, come per magia apparve loro un Signore distinto che lesse i loro cuori senza chiedere alcun permesso. Dapprima ebbero entrambi paura, ma poi, avvertendolo dentro quasi familiare, lo accolsero nei loro pensieri. Questo Signore era un saggio e si trovava per caso a Torino. Veniva da un tempo passato e si affrettava ad andare verso il futuro.
Invitò la coppia in un bar del luogo a bere un caffè con un sorriso leggero sulle labbra. Si sedettero e tra un caffè e un liquore, il saggio cominciò a parlare di tante cose utili all’uomo e in particolare alla coppia. Parlava di tutto, d'arte, di cinema, di comete e di evoluzione della sfera umana, navigava nella letteratura e nella poesia come pochi, conosceva bene i percorsi dell’uomo e la sua storia. Camillo e Dora si tenevano nel frattempo le mani.
L’uomo parlò come un padre alla coppia, disquisì dell’amore usando metafore, paragonò il sentimento al mare. Disse che non sempre l’amore è lineare e uguale, è un po’ come il mare, anzi, è mare. A tratti è brusco, a tratti mosso, poi tavola e poi ancora grosso, piccolo, medio, con onde sottili o grosse, ma è sempre mare. E’ sempre amore. Per tenerlo stretto al petto ci vuole pazienza e attendere l’onda lunga, come i surfisti fanno con la loro tavola da mare, nel bel mezzo dell'onda gonfia. Questa arriva prima o poi, arriva dal lontano che è dentro di noi, ci trasporta nel vivo del sentimento, frenetica, rapida, ci dona allegria, ci fa toccare con mano lo stato di Grazia per lungo o breve tempo, ci fa sorridere e sperare, poi passa. E’ in quel preciso momento, diceva il saggio, quando l’onda svanisce nello stesso mare che bisogna avere fede e pazienza e attendere un’altra onda lunga. Che mai esisterà la morte dell’amore e della vita stessa. Sempre ci dobbiamo tenere per mano nello stesso sentimento con la persona con la quale abbiamo iniziato il cammino. Non bisogna mai scappare quando l’onda non c’è.
Non dobbiamo pensare alla morte di noi o cercare altro mare e altre onde in altri luoghi, ma attendere in noi che l'onda torni più forte e più intensa. Prendere con sé, la certezza che lo stesso sentimento, la stessa onda, si presenterà prima o poi, portandoci nuovamente a provare il bello dell’ esistere. Ecco! Dicendo questo il saggio, scomparve improvvisamente: “ L’ aveva detto sotto i portici, che andava di fretta”.
In quel preciso istante Dora e Camillo si guardarono bene negli occhi, avevano compreso che se a tratti non c’è onda, non significa che non c’è mare e quindi amore. Ma inverso, che sempre il mare c’è, solo bisognava attendere l’ onda che arriva da dentro. Felici tornarono a casa abbracciandosi per la strada semibuia tra i grossi lampioni di luce che ballavano soffiati dal vento. Ridevano senza un perché, avevano preso coscienza attraverso le parole del saggio uomo che l’ amore non passa, non è mai lutto o morte, ma solo si appiana come il mare, che bisogna solo attendere l’onda lunga come fanno i surfisti sulle spiagge della California. Attendono il grosso dell'acqua, ci si tuffano e volano nel tempo e nello spazio tra la schiuma del mare tenendosi per mano.
Tornati a casa, Camillo e Dora si ritrovarono entrambi improvvisamente nell'onda lunga e calda sospinta dal caldo sentimento. Si amarono per tutta la notte rimanendo aggrappati allo stato di Grazia.
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