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Questo racconto è inserito in:
 Parte 2 della raccolta "Celtica " di Gianny Mirra (6 racconti)
 Polvere di stelle

La porta di Annwn

Spiritualitą

Il vento accarezzava le dolci colline dai fiori gialli e bianchi. Margherite e calendule in prati verde smeraldo. Le nuvole basse sembravano voler giocare con le chiome degli alti sempreverdi.

Ariel camminava lungo la costa sulla battigia, quando un gabbiano lasciò cadere un piccolo oggetto sulla testa del ragazzo.

''Hey ma che ti prende!'' Esclamo Ariel divertito dalla sorpresa.

Il gabbiano lanciò un verso e si diresse dietro le alte scogliere scomparendo.

Ariel raccolse l'oggetto dai suoi piedi. Era una medaglietta di legno con incisi tre cerchi concentrici ed una croce in mezzo con dei fili di paglia che uscivano dal bordo.

''Che strano oggetto,''pensò. Lo guardò per un po', poi lo mise nella tasca dei calzoni.

Il tramonto imporporò il cielo svanendo pian piano dietro un manto viola scuro. Ariel prese la strada del ritorno verso casa.

Sua madre stava preparando una cena leggera a base di cavoli e frittelle di erbette all'uovo.

''Mmmmm cos'è questo buon odore?'' Chiese suo marito Albert.

Norma: '' Cavoli in brodo e frittelle di erbette, torta di patate dolci nel forno.''

Albert: ''La mia mogliettina sa sempre come prendere i suoi uomini per la gola!'' Disse abbracciandola da dietro le spalle.

Ariel entrò dalla porta del retro.

''Ho fameeee!'' Disse ad alta voce,''fameeeee, che si mangia?''

Norma: ''Cavoli in brodo, frittelle di erbette e torta di patate dolci,'' rispose la madre.

Ariel: ''Mi hai preso per un coniglio o per una capra con tutti quei vegetali?'' Chiese stupito.

Norma: ''La verdura ti fa bene, devi mangiarla!''

Ariel: '' Si ma un buon hamburger, dei cordon bleu, un hotdog e patatine fritte con ketchup e senape mi tirerebbero su il morale.'' Le rispose.

Norma: ''Non siamo al Mcdonalds mio caro. Devi mangiare sano non quelle schifezze che ti rovinano il fegato.''

''Va bene, e sia per le verdure, ma voglio un po' di coca cola.''Disse Ariel.

Albert: ''Solo un bicchiere ok.'' gli rispose facendo il gesto con l'indice.

Si misero a tavola. Fuori stava per scoppiare un temporale.

Norma: ''Ho l'impressione che stia per piovere,'' disse sentendo le persiane della finestra sbattere.

''E' Dio che è arrabbiato con te perchè mi fai mangiare i cavoli bolliti,''disse ironico Ariel.

Norma: ''In brodo!'' Precisò.

Albert: '' Vado a chiudere le persiane o le ritroveremo direttamente sugli scogli.'' Disse alzandosi dalla sedia.

Ariel: ''Oggi mi è successa una cosa strana.''Raccontò Ariel mentre mangiavano.

Norma: ''Ti sei accorto che in cielo c'era il sole?'' Chiese ridendo.

Ariel: ''Alloraaaa! Papà mi prende sempre in giro!'' Disse rivolto ad Albert.

Albert: '' Ah si! E cosa ti ha detto? Gli rispose ironico.

Ariel: '' Va beh, vi racconto quello che mi è successo. Ero sulla scogliera quando un gabbiano mi ha tirato in testa un oggetto. Questo qui.'' Mostrò tirandoselo dalla tasca.

Norma: '' Forse voleva vedere se in quella testolina il botto faceva l'eco!?''

Gli rispose scherzando.

Ariel: ''Non può esserci l'eco perchè e tutta materia grigia...hihihi!''

Albert: '' Dovresti cambiarla allora l'hai fatta invecchiare!'' Sbottò prendendolo in giro.

Norma prese l'oggetto tra le mani e lo guardò attentamente.

''E' un simbolo inciso sul legno. Tre cerchi concentrici con una croce grande in mezzo.'' Disse stupita.

Albert: ''Sarà la mappa di un tesoro!'' Ridacchio.

Ariel: ''E me la porta un gabbiano?'' Chiese ironico.

Albert: '' Se vuoi te la faccio portare da Capitan Uncino!''

Ariel: ''Ma vi siete fumati dell'erba? Non so, siete strani!''

Norma: ''Si si il prezzemoloooooooo!'' Rispose sventolando il tovagliolo.

''Seee ….quello allucinogeno,'' disse tra se Ariel.

Dopo cena guardarono un film alla TV, poi verso le 23 andarono a letto.

Ariel appese la medaglietta di legno alla testata del letto.

''Magari mi fa fare di bei sogni,''pensò.

Spense la luce e si mise a dormire.

Il temporale infuriava fuori. Gli animali si rifugiarono sotto gli alberi o negli anfranti che potevano ospitarli.

Ariel sognò l'oceano in tempesta. Vedeva le onde che si alzavano come montagne e si abbassavano scoprendo fondali per poi richiudersi sopra.

Si sentiva la schiuma di salsedine sulla pelle. Un senso di bagnato che lo pervadeva, sentiva il rumore delle risacche.

La mattina si svegliò di buon'ora, si prese un laccio di caucciù e si legò la medaglietta di legno al collo. Scese giù in cucina prese delle mele e una brioche, le mise in una borsa di tela e uscì andando verso la costa.

Camminò per un po' lungo la strada, poi svoltò per il bosco e finalmente raggiunse la scogliera dove c'era una piccola spiaggia di sabbia e ciottoli.

Restò a guardare il sole che nasceva da dietro le colline.

Aveva messo i piedi nell'acqua e con una mano toccava la medaglietta attaccata al collo. Sentì una voce che chiamò il suo nome e si girò di scatto per vedere chi era.

Non vide nessuno.

Guardava le onde in superficie che luccicavano come se fosse mezzogiorno e un senso di misterioso gli entrò nella testa. All'improvviso un'onda gigantesca lo travolse trascinandolo dentro. Ariel era stordito dall'accaduto e cercava di nuotare in superficie ma qualcosa lo trascinava giù. Chiuse gli occhi e vide tutto nero davanti a se.

Si ritrovò su una spiaggia, sembrava una grande isola. Aprì gli occhi. C'erano alberi spogli e colline senza erba. Si alzò in piedi e andò verso un sentiero che s'inoltrava tra le colline. Vide una piccola creatura alta mezza gamba, una bambina dal viso dolcissimo che sembrava lo stesse aspettando seduta su una roccia.

Ariel: ''Ciao, tu chi sei?'' Le chiese.

''Io sono Vidya,'' rispose la bambina.

Ariel: '' Io mi chiamo Ariel. Ma dove siamo?''

Vidya non rispose ma lo guardò fisso. Gli indicò una grotta,''Quella e Cruachan, entraci dentro e prosegui scendendo giù nel buio.'' Gli disse.

Ariel: ''E perchè dovrei andarci proprio io?'' le chiese.

Vidya: ''E' l'unico modo per uscire di qui.'' Gli rispose.

''Uau mi ha quasi incoraggiato!'' Disse ironico Ariel.

Entrò nella caverna da solo. Cominciò a scendere centinaia di gradini di pietra ruvida andando sempre più in basso. Aveva quasi perso la nozione del tempo quando sentì una voce che cantava.

''Tre sono le lune

dell'abisso,

tre le porte da varcare,

tre i sentieri del buio

sui cui i passi

non fanno rumore.

Tre sono le regioni

dell'ombra,

tre le ragioni

che incatenano lo spirito.

Questo è l'Abred

la purificazione,

dove i ricordi svaniscono

e l'anima lascia andare

la sua vita terrena.''

Ariel si ritrovò in una radura poco illuminata. C'erano molte persone che vagavano senza meta. Sembravano non vederlo e continuavano ognuno un suo percorso.

Passò tra la massa che non aveva forma fisica ma solo ombre. Sentiva i lamenti di alcuni, il pianto di altri e le richieste di aiuto da parte di ombre che si trascinavano come se avessero delle catene ai piedi.

''Questo è l'Abred'' disse in un sussurro.

Un gatto bianco lo fissava da lontano. Ariel vedendosi osservato andò in quella direzione.

''Passano i giorni

le ere, gli eoni,

passa l'amore che addolcì il cuore.

Il respiro spezzato

dall'odio degli uomini

ed il sangue colato nella terra scura.

Siamo tutti legati da un filo

che conduce lontano

oscillando tra luna e stelle

per vestirci di poesia,

ma la vita va via

quando meno te lo aspetti

e non si fa in tempo a salvare

il segreto che nasce dentro.''

Continuava la voce.

Il gatto si mosse e Ariel gli andò dietro, sentiva di potersi fidare e lo seguì.

Passarono attraverso lunghe colonne di anime che si muovevano a spirale. Alcune andavano verso la luce, altre si tormentavano cadendo nell'ombra.

Vide degli strani esseri deformi che erano vicini a gente che faceva parte del mondo vivo. Si nutrivano delle energie dei vivi spingendoli a bere, a rubare, ad autodistruggersi mentre questi demoni si nutrivano dell'essenza delle vittime sempre più indebolita dagli eccessi a cui erano spinti.

Vide donne e uomini allacciati in amplessi animaleschi circondati da esseri orribili che sussurravano nelle orecchie delle vittime parole oscene in una sorta di incantamento che li portava a cercare sempre più appagamento disperdendo la loro essenza nelle fauci dei mostri.

''Niente è sorto dal caso,

ogni gesto, ogni pensiero,

ogni parola e un segno inciso nell'anima

che traccerà il proprio sentiero

oltre la soglia del buio.''

Camminarono per un tempo che sembrava interminabile in mezzo a paludi e boschi d'alberi morti. Arrivarono davanti ad una nuvola di colori bellissimi.

Ariel si avvicinò alla nuvola che sembrava una tavolozza di colori in movimento. Si guardò intorno ma non vide più il gatto.

''Hey...miciooo...dove sei? Non lasciarmi qui da solo,'' disse impaurito.

Ritornò ad osservare la nuvola. Avvicinò un dito per toccarla e in quell'istante migliaia di farfalle colorate si sparpagliarono intorno a lui.

Al posto della nuvola vide un grande portone di legno chiaro intarsiato con foglie d'edera d'oro incise sulle ante.

Una bellissima figura di donna era di fronte a lui. Sembrava una stupenda elfa vestita di bianco con un cappuccio sulla testa e un diadema di luce tra i capelli biondo miele.

'' Tu chi sei?'' Le chiese affascinato Ariel.

''Sono Branwen, colei che ti guiderà alla tua meta.'' Gli rispose la donna.

Era di una bellezza dolcissima e delicata come un petalo di rosa. La sua pelle bianca emanava luce e le sue braccia sembravano aprirsi in ali immacolate.

Ariel: '' Non so, ho l'impressione di averti vista da qualche parte. Forse nei sogni,''disse quasi balbettando.

Branwen: '' Sono il gabbiano che ti ha donato il sigillo.'' Gli rispose con una voce che sembrava il suono di una lira.

La grande porta si aprì davanti a loro e apparve un giardino lussureggiante

con piante da frutto in abbondanza, campi di grano maturo, fiori di una bellezza indescrivibile e uccelli di una grazia e dolcezza mai vista.

''Questo è Gwnfyd, il luogo della felicità. Qui ogni cosa diventa possibile, ogni desiderio è realizzato e la gioia regna su tutto.'' Disse Branwen.

Ariel camminava al fianco di lei che impugnava un bastone d'argento con un pomo di luce rossa e rametti d'edera verdissimi attorcigliati intorno.

''Perchè sono qui?'' Le chiese.

Branwen: '' E' un dono che Dio ti ha concesso, la saggezza dell'essere e dell'esserci. Il seme dell'illuminazione è stato trovato dentro di te e sta crescendo. Diventerà grande e forte come un'antica quercia di Avalon. Non aver paura, nessuno ti farà del male.''

Camminarono per strade affollate di gente felice, in mezzo a casette curate e pulite. Il sole riscaldava tiepido e le fontane zampillavano acqua pura come cristallo.

Un profumo dolcissimo di torta appena sfornata usciva da edifici di legno e pietra naturale.

Branwen: '' La natura è l'unico paradiso in cui lo spirito trova la sua dimensione. Il legno e la pietra naturale non lavorata sono elementi di nutrimento e protezione per corpo e anima. I quattro elementi: aria, fuoco, acqua, e terra sono i guardiani della vita e della morte.

Ogni volta che un essere umano nasce

I quattro elementi insieme al quinto, lo spirito, si uniscono a formare corpo e mente, ma tutte le nozioni che lo spirito ha della sua provenienza, vengono oscurate. Sta all'uomo cercarle in maniera giusta ed onesta per unire materia e anima nel giusto equilibrio.

Alla morte si disgregano e lasciano lo spirito con i pesi dei suoi peccati e delle passioni che lo hanno gravato durante la sua esistenza terrena.

Il primo cerchio soppesa l'anima e la libera dalle zavorre della materia.

Analizza le colpe e condanna all'abisso oscuro eterno se le colpe sono gravi oppure purifica e spinge nel secondo cerchio se le virtù sono maggiori.

Ricorda Ariel, l'esistenza terrena per quanto lunga possa sembrare è solo una brevissima parentesi in confronto alla vita eterna dell'anima. Diventa felicità se si è mantenuta pura oppure infinito tormento se la si è macchiata di gravi colpe. La scelta è costruita dalle decisioni e delle azioni prese in vita e niente potrà modificare il sentiero tracciato da ogni singolo individuo.''

Ariel sentiva una profonda pace nel cuore e aveva la sensazione di volare invece che camminare.

Osservava tutte quelle persone che vivevano in uno stato di beatitudine molto diverso da quello della prima regione che aveva visto.

''Ma tu chi sei?'' chiese Ariel.

Branwen: ''Io sono la protettrice degli elementi, sono colei che da il giusto giudizio agli eventi. Io apro le porte della vita e le richiudo. Sono la guida e la meta.'' Detto questo aprì le braccia e da donna spicco il volo diventando un corvo bianco.

Ariel rimase da solo in mezzo a tutte quelle persone felici che vivevano come se fossero vive svolgendo le mansioni di ogni giorno ma con perfetta consapevolezza e saggezza.

Camminò per le strade ridenti di fiori e vita. Attraversò piazze gremite di persone gentili e allegre. Sembrava che ognuno sapesse perfettamente cosa fare senza drammi e agitazioni.

Il cielo passava spesso dal bianco, all'azzurro chiaro, al blu intenso.

Si vedevano tre lune grandi :una allo zenit, una a ovest e l'altra a est.

Alberi e piante emanavano luce propria e si capivano benissimo con gli esseri che vivevano a contatto con loro anche senza parlare.

L'armonia e la pace si respiravano come l'aria limpida e serena.

Ariel andò avanti per molte miglia quando arrivò alla sponda di un fiume.

L'acqua scorreva chiara e fresca come diamanti e il suo movimento aveva il suono di un'arpa.

Da lontano vide arrivare una barca con una figura in piedi che lo osservava. Era Branwen che veniva a prenderlo.

Quando la barca di legno scuro con incisioni d'edera in oro e uccellini coloratissimi si accostò alla riva, Ariel la saluto e salì a bordo.

''Vieni,''gli disse Branwen,''andiamo nell'ultimo cerchio.

Navigarono in silenzio per un tempo che sembrò infinito, oltrepassarono una regione di nebbia che si diradò all'improvviso facendo apparire a pochi metri una costa di scogliere rosa pallido e ambra.

''Quello è Ceuhant, il terzo cerchio.''Disse Branwen indicando la terra che apparve davanti a loro.

''Qui vivono gli spiriti più perfetti e potenti dell'universo. Coloro che rinascendo diventano Druidi e anime pure. Da qui si accede a Tir Na Nog,

la terra dell'eterna giovinezza, il paradiso dei beati e dei puri di cuore,''continuò.

Scesero sulla riva. Ariel notò che gli formicolavano i piedi, le palme delle mani, le tempie e la parte superiore della testa.

Branwen capì quello che Ariel si stava chiedendo,'' è l'energia della purezza Ariel, alle persone pure fa quest'effetto, la riconoscono con le vibrazioni di alcune parti del corpo e le tue ti stanno ringraziando di averle portate qui.'' Gli rispose serenamente.

Ariel provò a scuotere le mani battendole l'una contro l'altra. Uscirono scintille come polvere di stelle che si illuminava diventando raggi di luce.

Andarono avanti per un buon tratto senza incontrare nessuno. C'erano rocce bianche e templi di alabastro, altari di roccia naturale e gradini che salivano sempre più in alto. Arrivarono su un piazzale enorme con vasche d'acqua pura dove centinaia di farfalle diventavano bellissime e minuscole fate che si tuffavano dentro.

Uccelli candidi che volavano sulle loro teste e alberi immensi che facevano da abitazioni con porte e finestre in legno lavorato.

Ariel guardo in alto e vide delle cicogne rosa volare verso est, quando abbassò lo sguardo vide intorno a se decine di persone dai tratti nobilissimi e fini. Vestivano abiti chiari ed emanavano luce come Branwen.

Uno di loro si stacco dagli altri venendogli incontro. Due cervi adulti dalle corna d'oro lo seguirono. Il loro sguardo era dolce e armonioso.

''Benvenuto Ariel,'' disse la figura maschile tra i due cervi.''Ti stavamo aspettando da tempo, ma non eri ancora pronto per questo. Ora lo sei.''

I suoi occhi erano buoni e rassicuranti, ispiravano fiducia ed onestà,

''Seguimi,'' gli disse.

Branwen lo salutò baciandogli una guancia,''il mio incarico è finito. Ti ho condotto alla tua meta. Ora dovrai proseguire da solo, ma ogni volta che avrai bisogno di me io ti saprò consigliare e guidare.''

Ariel rimase a guardarla a lungo. Allungò la mano per toccarla ma lei diventò un corvo bianco e volò oltre le colline scomparendo come il gabbiano della spiaggia.

Ariel diventò un po' triste per la sua amica Branwen ma ricordò che la poteva sempre sentire quando ne aveva bisogno e si rincuorò.

Seguì l'uomo vestito di bianco fin sulla collina di betulle giganti. Entrarono nel grande tronco di una di esse attraverso la corteccia argentata e si ritrovarono a due passi dalla luna centrale.

''Questo è il sentiero della tua anima,'' disse l'uomo prendendo con una mano la medaglietta di legno che Ariel portava al collo.'' Questa e l'essenza dell'universo e ora farà parte di te al centro del tuo cuore. Tu dovrai proteggerla e riscaldarla col calore dell'amore e della giustizia. Lei ti guiderà nelle tue scelte senza farti sbagliare.'' Dicendo questo l'uomo appoggiò la sua mano tra la medaglietta e il centro del petto di Ariel. I tre cerchi si illuminarono di luce potentissima e si fusero col cuore di Ariel.

''Sarai coraggioso e la tua forza sarà il silenzio. Quando ritornerai ricorderai solo quello che ti servirà per combattere nella vita e viverla con onore, amore e dignità. Il resto riaffiorerà nella tua memoria quando ritornerai qui alla fine del tuo percorso. La vita è un dono meraviglioso ma deve essere protetto e vissuto con amore e saggezza altrimenti è sprecato e perde il suo valore. Ora vai ti stanno cercando.''

Dette queste parole, un'accecante luce bianca lo invase, si sentì addosso un'onda gigantesca che lo travolse. Perse i sensi e quando si riebbe si ritrovò sulla spiaggia disteso sulla sabbia.

Sentì le voci di Norma e Albert che lo chiamavano. Si alzò da terra e andò loro incontro con una mano sul cuore e una pace profonda nell'anima.


Gianny Mirra 22/02/2011 09:44 1 984

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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