Arrivò a Catania quasi alle prime luci dell’alba, l’aria frizzante si mescolava al profumo di caffè proveniente dai bar della stazione delle corriere. Rosalia guardava sua figlia che tranquilla dormiva fra le sue braccia. Un brivido le percorse la schiena, al pensiero che era mancato così poco alla possibilità di non poterla più riavere. La guardava con gli occhi pieni d’ amore che solo una mamma può avere, ora che la poteva stringere si accorse che somigliava moltissimo a Saro suo padre, il suo grande errore ma poi pensò, amare non può essere mai sbagliato e non era un modo per giustificarsi, credeva fermamente in quello che pensava. No, lei era diversa, non si sarebbe mai vergognata di essere una donna sola con un bambino, avrebbe affrontato a testa alta i giudizi della gente con le loro limitazioni.
Fra pochi giorni sarebbe stato Natale, le venne in mente che in quel periodo dell’anno il suo paese si vestiva a festa e ripensò con nostalgia a tutto quello che faceva con Totuccia ed Assuntina. Ricordava che la vigilia di Natale iniziavano a preparare il pranzo molto presto, Rosalia dal piano di sopra sentiva il buon odore proveniente dalla cucina che invadeva tutta la casa. Ogni anno arrivavano per le festività, i cugini Nardina e Lelè che abitavano a Sant’ Agata, un paesino limitrofo. Rosalia voleva molto bene a questi parenti, forse perché erano gli unici con cui avevano mantenuto un buon rapporto... D’ altra parte, il suo affetto era contraccambiato. Arrivavano sempre con un vassoio pieno di " Nucatelli", tipici biscotti natalizi preparati con il miele di cui Rosalia era molto golosa. Gli occhi le si riempirono di lacrime, si sentiva combattuta, da una parte voleva ritornare a casa dalla sua famiglia, dall’altra una vocina dispettosa le ripeteva insistentemente: " Rusalia chi vvoi fari? Vvoi turnare a casa sconfitta... A vvoi rari vinta a cu pensava chi da sula nun ci a potevi fari?" Parlando fra sé disse: " Rusalia fatti fù orza, duoppu deciderai cù osa fari, ù ora ritorna alla pensione."
Poco dopo arrivò a casa di Lucia, esitò prima di entrare, gli altri ospiti ignari di quello che era accaduto, ancora dormivano. Si chiuse nella sua stanza e si sdraiò sul letto accanto alla sua piccolina. Era stanca, gli ultimi due giorni avevano sconvolto la sua esistenza, un misto di emozioni, gioia, tristezza, rabbia, stati d’ animo così contrastanti e così difficili da gestire. Poco dopo s’ addormentò, ma improvvisamente fu svegliata dal pianto della piccola Rosalia, qualcuno bussava alla porta. Sentì la voce di Nino, il quale si era accorto del suo rientro.
" Rusalia... Rusalia apri sunnu Ninu si tornata cu a picciridda? A sentu cianciri." Rosalia si sentì sollevata nel sentire quella voce amica, aprì la porta e si buttò fra le sue braccia, aveva bisogno che qualcuno l’abbracciasse per avere conforto, questi restò meravigliato dalla reazione della ragazza e dopo un attimo di indugio ritrovò il suo autocontrollo dicendole: " Aù aù chi succedi? Tuttu a posto? Fammi vì riri to figghia..." Si avvicinò alla piccola Rosalia e ne restò incantato ed esclamò: " Chi meravigghia! Tutta so matri, bì edda comu u suli, ma dimmi dov’è fimmina Lucia, e Annuzza fici problemi?" Rosalia scoppiò in lacrime dicendogli: " Ninu... Ninu sapessi chi succediu, fimmina Lucia si jè ammazzata, si gettò rintra a fiumara, jè stata ’ n fulmine, nun haju potuto fari nenti pi salvarla..."
Nino la guardava incredulo poi disse: " Rusalia ma chi stai dicendo, nun jè possibili propriu ù ora chi so figghiu Biagio jè tornato. Si era ammucciatu pi paura ri don Vito, poi jè riuscito a attruvari r’ i cumpari ri Palermo ancù ora cchiù potenti ri iddu, chi sunnu andati a mediare cu u Puparo, pi manera tale chi u risparmiasse pi cambio ri favori, ti po’ immaginare chi tipo ri affari."
Rosalia si mise la mano sulla bocca ed esclamò: " Chi destino amaru, povera fì mmina Lucia, jè morta picchì credeva chi u figghiu l’avevano ammazzatu, uò ra chistu voli sapiri cu fini fici so matri e iu cù osa gli dicu? Chistu jè capace ri vendicarsi cu me."
Nino pensò che Rosalia avesse ragione, Biagio era un uomo senza scrupoli pronto a tutto, quindi le disse: " Preparati te ni devi iri subito apprima chi iddu si svegli, ti accompagno iu o trì enu. Cu iddu ma viu iu."