Era una mattina tranquilla, la campagna era ancora avvolta nel buio, faceva freddo nonostante fossero i primi giorni di primavera.
Il suono della sveglia segnalava a Giacomo che era già giunto il momento di alzarsi, aprendo la finestra si rese conto che il sole non aveva ancora accennato a levarsi da dietro il monte, si scorgevano a malapena i primi chiarori che inevitabilmente disegnavano delle bellissime pennellate di colore rosso/rosato sulle nuvole che ancora non accennavano a diradarsi. Si volse Giacomo a guardare nel grande prato di casa dove aveva in modo strategico posizionato le sue arnie affinché le sue api potessero avere a disposizione da piante e fiori tutto il nettare necessario da poter raccogliere in abbondanza. Era molto orgoglioso Giacomo dei suoi alveari, ogni anno gli davano una grande produzione di miele.
La vita nell’ alveare si svolgeva ogni giorno regolarmente tranquilla, ogni elemento della comunità aveva il suo ruolo che svolgeva con regolarità e passione. Tra le varie api operaie si trovava anche Evelina, così l’ aveva chiamata Giacomo perché era un’ ape che si distingueva tra le altre essendo più minuta rispetto alle sue sorelle. Aveva anche una pigmentazione leggermente diversa dalla solita livrea gialla a strisce nere, lei era nata senza le classiche strisce nere. Era per questo che Giacomo sapeva distinguerla dalle altre operaie, sicuramente un’ anomalia strana come ce ne sono tante in natura. A Giacomo piaceva seguire, quando poteva, la piccola ape nei suoi viaggi di fiore in fiore ed aveva notato che prediligeva i fiori bianchi di trifoglio, la stava ad osservare nella sua minuziosa raccolta di polline e poi carica fino all’ inverosimile far ritorno all’ arnia e una volta depositato quanto aveva immagazzinato, ripartire velocemente. Sembrava quasi che si fosse creata una sintonia fra loro …. e anche per Evelina sembrava la stessa cosa. Svolazzava felice intorno a Giacomo come se sapesse che lui era loro amico, ogni tanto le piaceva giocare andando su un fiore a prendere un po’ di polline e tornava verso Giacomo si appoggiava su una delle sue grandi mani lasciandone cadere un po’ come se avesse voluto impollinare anche lui; poi se ne volava via velocemente a fare il suo lavoro di ape operaia.
Nell’ arnia era qualche giorno che c’ era tumulto, tutte le api compresa la regina era preoccupate. Alcune operaie non tornavano indietro e spesso si vedevano dei grossi calabroni gironzolare nelle vicinanze.
Anche Giacomo aveva notato un certo andirivieni di questi insetti ed aveva fatto una ricerca su internet scoprendo che da qualche anno si erano insediati nel territorio dei calabroni provenienti dall’ Asia probabilmente importati insieme a del legname. Quel calabrone più grosso dei nostrani, scoprì che veniva chiamato “ vespa Velutina” ma la tragedia più grande era che si nutrivano anche delle api uccidendole.
Capitò un giorno che Evelina mentre stava svolgendo il suo solito lavoro intravide una grande ombra che le stava oscurando il sole, giratasi di scatto vide un enorme calabrone che le si avvicinava minaccioso …. spaventata da quella oscura presenza in un primo momento rimase quasi paralizzata ma poi la sua indole capace di prendere decisioni nei momenti di difficoltà la scosse e più in fretta che mai vedendo un piccolo buco nella terra decise di infilarsi per nascondervisi in attesa che la terribile minaccia passasse! Mentre aspettava, la sua testolina rifletteva che non era la prima volta che vedeva un calabrone tanto grande gironzolare minaccioso nei paraggi ed aveva anche visto delle sue sorelle sventrate per terra.
La coraggiosa Evelina decise allora di seguire il calabrone che se ne stava andando via per vedere se scopriva dove aveva il suo nido. Il rischio era enorme perché se il calabrone si fosse accorto di lei l’ avrebbe sicuramente aggredita e uccisa. Ma Evelina era un’ ape molto decisa ….. Non dovette andare molto lontano, in una spaccatura naturale di una grande quercia vide il nido dei calabroni. “ Mamma mia” pensò disperata “ che grosso nido e quanti sono!”
Volò via veloce verso il suo alveare senza perder tempo a raccontare ciò che aveva visto e trovato!
Al cospetto delle altre operaie e della regina che già erano preoccupate per la morte inspiegabile di tante sorelle s’ impaurirono e decisero di uscire dall’ alveare il meno possibile.
Questa sbagliata decisione avrebbe però portato all’ estinzione dell’ alveare stesso.
Ma Evelina non volle darsi per vinta e con tutta la sua grinta all’ arrivo di Giacomo, l’ umano col quale era in particolare sintonia, cercò di attirare la sua attenzione ronzandogli attorno insistentemente.
Evelina era la prediletta di giacomo che già preoccupato per la moria di tante api dei suoi alveari, vedendo quella specie di danza, si domandò se Evelina fosse impazzita, ma poi vedendola fare alcuni giri attorno a lui e andare verso il bosco più e più volte, dopo un’ attenta riflessione iniziò a fare qualche passo verso l’ indicazione della piccola ape e lei piano, piano lo guidò fino a trovare il nido dei calabroni. Finalmente Giacomo comprese!
Avendo già letto Giacomo qualcosa al riguardo di questi calabroni Killer venuti da lontano che stavano sterminando molti alveari, si operò subito ad avvertire le autorità competenti! Tornò quindi più agguerrito che mai deciso a fare una eradicazione di quell’ alveare troppo vicino alle sue arnie ed insieme ad altri umani, a sera inoltrata, trovarono il modo di eradicare quell’ alveare togliendo in questo modo anche il pericolo che venisse infestata tutta la zona circostante con altre regine impedendo che nascessero altri pericolosi alveari nei dintorni.
Il giorno successivo Evelina si accorse subito che i pericolosi nemici “ calabroni Killer” erano stati neutralizzati! Andò a quel punto felice dalle sue timorose compagne operaie a tranquillizzarle ed a spronarle ad uscire dall’ arnia. Venne passata la voce anche alle altre arnie con le rispettive regine.
In breve tempo tutte le api tornarono fiduciose a lavorare con grande lena per produrre miele, gli alveari ora erano salvi!
Quell’ anno, dopo quel terribile scampato pericolo, le brave operaie lavorarono più assiduamente del solito tanto che l’ alveare produsse più miele degli anni precedenti.
© Maria Luisa Bandiera