C’è un tempo per ogni cosa, per amare, per odiare, per vivere e capire alla fine che quel che conta è l’ attimo in cui la felicità si fa materia. Già felicità, eterea utopica speranza, che tutti cercano, che nessuno trova, che tutti invidiano col fegato gonfio di bile sbirciando nelle vite altrui, mentre invece può essere a portata di mano, nelle piccole cose, tangibile, palpabile. Una felicità sottile, difficile da percepire a primo impatto, che nasce dove non avresti mai creduto possibile.
E tu, tu che stai leggendo, non ci credi vero? E magari non l’ hai mai toccata davvero la felicità? Quella vera intendo.
Non è, sai, solo quel raggio di sole improvviso che squarcia le nubi e ti benedice, né quel cielo che ti sorride benevolo al mattino quando apri le imposte e ti specchi in quell’ incredibile azzurro. Non è nemmeno nell’ abito all’ ultima moda, nella crociera alle Bahamas, ti sembrerà incredibile ma non è nemmeno nel biglietto del superenalotto, o meglio non è solo questo. Tu credi lo sia ma ti sbagli, non l’ hai mai capita davvero allora, lo pensi, l’ hai forse sfiorata, ma quella vera, quella che si chiama Felicità con la effe maiuscola non è quella, dammi retta, fidati, tu non la conosci.
Ecco, ti prendo per mano e ti porto con me a scoprirla. E’ un viaggio difficile il nostro, t’ avverto, ma ti sorprenderà.
Guarda laggiù, lungo quel viale, vedi? Vicino al laghetto, quella panchina dove sotto il grande platano c’è un fagotto di stracci che dorme, un cartone per coperta. Ecco, vieni che ci avviciniamo. Sul viso una strana rassegnazione, cicatrici del tempo, rughe, eppure dietro quegli occhi il sonno è sereno. Ora lo sveglio, lo saluto, perché siamo vecchi amici e lui aspetta il mio caffè bollente e quello dei volontari come me, la mia mano tra le sue, rugose, stanche, sporche. Una coperta nuova, un panino dentro ad un sacchetto, una tazza di caffè bollente per lui sono doni immensi e s’ illumina di mille lucciole quello sguardo. La consapevolezza di non essere solo un relitto scordato dal tempo e dagli uomini ai margini di quella strada dove ogni tanto qualcuno arriva a tendere la mano, a restituirgli la dignità di essere umano. Un pasto caldo per te sono nulla, per lui sono la vita, per te un abito è la normalità, per lui è un dono piovuto dal cielo. Lui non è più solo in quell’ angolo sporco, è un uomo che è nei pensieri d’ un altro uomo, che qualcuno ama, d’ un amore diverso se vuoi, ma pur sempre amore. E da questa consapevolezza nasce un sorriso. E dimmi ora, cosa leggi in quel sorriso? Un’ emozione strana, gratitudine o forse Felicità?
Ed ora proseguiamo, che non è finito il viaggio. Vedi? Questo è un brefotrofio, guarda quanti bambini che urlano, vociano e saltellano. Guardali, sono figli come lo sono i nostri, figli d’ un amore sfortunato, di sbagli, d’ errori forse, (anche se mi chiedo se sarà mai errore amare), eppure loro esistono e non saranno davvero solo sbagli. Ci vengono incontro, come piccoli agnelli al pascolo, a reclamare carezze e piccoli baci, salgono sulle ginocchia, senza paura, gli occhi vispi, attenti, le labbra già schiuse al riso, a donarti un bacio, e cinguettano allegri come passeri sul ramo.
E quello che tu doni non è soltanto il giocattolo, l’ abito nuovo, i pastelli e i libri di favole, non è soltanto il dolce o il gelato, o meglio non è soltanto questo, ma molto di più, è a m o r e, anzi non è anche questa fe li ci tà? Una felicità fatta di dono incondizionato, perché sai già che non potrai ricevere nulla in cambio, tranne quelle piccole mani strette intorno al collo e quegli occhi intriganti e traboccanti amore; sarà solo quello sguardo la tua ricompensa. Ma dimmi se potrai scordarlo mai.
E se fin’ ora tutto questo ti è sembrato strano e difficile da capire, ora farai ancora più fatica, ora che il pellegrinaggio è più sofferto e dolorante, perché vedi questo è un ospedale e questa una corsia tra le tante, con gente che soffre, che spera, che grida, che muore. Ci può essere felicità nella sofferenza? Mi guardi come fossi pazza: e se il pazzo invece fossi tu?
Non aver paura, il male esiste, ma va combattuto, spesso lo si vince, tante volte lo si accetta, quindi guarda e apri bene gli occhi.
Vedi laggiù quell’ uomo in carrozzella, quello che saluta ridendo, lo conosco, gli andiamo incontro? Non ha più una gamba, è stato un incidente, un attimo di fatale distrazione che lo ha catapultato in una dimensione irreale, eppure dopo sei mesi oggi lui sorride, e sai perché? Stamattina s’è alzato in piedi, per la prima volta, per un attimo soltanto, per provare le stampelle, per vedere come sarebbe stato. Eppure è felice, sa che potrà farlo ancora, che potrà farlo sempre. Capisci? Lui è senza una gamba, eppure è felice, perché sa che non è finita, perché la vita gli ha tolto e tanto, ma ora stranamente il conto ritorna, una sorta di corsa al contrario, e sta imparando di nuovo a camminare, esattamente come faceva da bambino, con i primi passi e l’ equilibrio incerto; c’è dolore, c’è sofferenza, c’è grinta ma c’è voglia di vivere, perché questo lui sa adesso e con certezza, sa che non è finita, che la vita lo sta incitando a continuare. Che grande cosa è la vita, che forza immensa ti dona quando sembra che tutto sia finito e invece di colpo la pagina torna bianca e tutta da riscrivere!
Voltati ora, c’è quella donna che chiama dall’ altra parte, anche lei è un viso amico. Lei lotta e spera, e attende amici e mani a consolare. Forse ha già capito che la corsa è quasi al termine, ma ha imparato che diviso in due un dolore è meno forte, che è meno aspro da sopportare e fa meno male. Continua a pensare al dopo, che forse non verrà, e tra le mie braccia, stretta, sa che può sperare, la cullo d’ illusioni che sciolgono il dolore, lo rendono meno aspro. E sorride, lei sta morendo eppure sorride, e sono io ad averglielo donato capisci? Ed è felicità anche questa. Sapere che se verrà, sorella morte la troverà con le mani strette tra le mie, che non sarà sola, e nei miei occhi legge amore, legge forza, speranza. Posso darle solo questo, posso darle un attimo fuggente, una briciola d’ eternità fatta momento. E questa briciola si chiama Felicità.
Ti sembra strano? Ti sembra folle? Vedi quante sfaccettature ha la felicità? Ti sembrerà diverso d’ ora in poi un tramonto, ti sembrerà nulla un prato in fiore quando ripenserai al colore di quegli occhi accesi. Felicità difficile la chiami? Fa come vuoi, io la chiamo solo e soltanto Felicità.