Parecchie volte, a scuola, soprattutto quando insegnavo nelle ultime, o penultime, ore in classi formate da molti alunni che tutto avrebbero voluto fare fuorché studiare, mi mettevo a guardare l’orologio, per vedere quanti minuti ancora mancassero alla fine della lezione: avvertivo la pesantezza del tempo, che si tramutava quasi in un macigno incombente su di me, che mi opprimeva; la stessa sensazione avevo anche in vari momenti della mia vita militare, o quando ero in compagnia di persone per me per nulla interessanti...
Invece il tempo sembrava essere più leggero di una piuma e scorreva velocissimamente quando avevo la fortuna di trascorrerlo insieme a qualche ragazza che mi piaceva particolarmente, quando mi dedicavo allo studio di alcune mie materie preferite, o quando visitavo una città sconosciuta della quale cercavo di carpire i segreti...
Ora quella pesantezza e quella leggerezza si sono invertite: il tempo pesante è diventato leggero (non ricordo quasi più niente dei momenti spiacevoli che esso mi aveva fatto passare), e quello leggero pesante (anche se non voglio, alla memoria involontaria si presentano spesso e volentieri, talvolta dilatandosi, situazioni che mi erano parse allora soavemente allontanarsi per sempre, come trascinate da un piacevole venticello) .
Le indagini, le ricerche sul tempo hanno spesso appassionato i letterati (negli ultimi cento anni si va dalla famosa "Recherche" di Proust alla recente raccolta di racconti brevi di Claudio Magris, "Tempo curvo a Krems") , forse perché il tempo che passa è alla base del ricordo, elemento importantissimo prima per la vita dell’anima e poi per molte narrazioni.
"Tra le scoperte più sorprendenti della fisica moderna, se non la più sorprendente, vi è il fatto che il tempo funziona in modo diverso da come noi siamo abituati a pensarlo. Per esempio non è uniforme. Scorre a velocità diversa a seconda di dove siamo e come ci muoviamo. Tracce e ricordi tengono insieme il nostro senso di identità e continuità e danno a noi creature viventi il senso del passare del tempo. Credo allora che ciò che chiamiamo lo ‘scorrere’ del tempo possa essere capito studiando la struttura del nostro cervello più che studiando fisica. L’evoluzione ha modellato il nostro cervello fino a farlo diventare una macchina che si nutre di memorie e per anticipare continuamente il futuro. Questo è ciò che ascoltiamo quando ascoltiamo lo scorrere del tempo. Questo ‘scorrere’ del tempo è qualcosa che riguarda le neuroscienze quanto se non più che la fisica fondamentale. Cercare la spiegazione della sensazione del flusso del tempo nella sola fisica è un errore", scrive il noto fisico Carlo Rovelli nel suo articolo "Il significato del tempo", riportato in "Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza" .
E allora, se è il nostro cervello a modificare il flusso, la durata e la consistenza del tempo, ecco che, in un secondo momento, il tempo pesante può diventare leggero, e viceversa, un po’ come certe notizie, che occupano pesantemente per giorni e giorni le prime pagine dei giornali, sono poi destinate quasi a sparire nel nulla, mentre altre, inizialmente relegate in trafiletti di pagine interne, assumono poi, col passare degli anni, un’importanza fondamentale.