8468 visitatori in 24 ore
 473 visitatori online adesso





Menu del sito


Visitatori in 24 ore: 8468

473 persone sono online
1 autore online
Lettori online: 472
Poesie pubblicate: 361’412
Autori attivi: 7’477

Gli ultimi 5 iscritti: Vladislav Prazko - ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio
Chi c'è nel sito:
Club ScrivereAdriana Bellanca Messaggio privato








Stampa il tuo libro



Pubblicità
eBook italiani a € 0,99: ebook pubblicati con la massima cura e messi in vendita con il prezzo minore possibile per renderli accessibile a tutti.
I Ching: consulta gratuitamente il millenario oracolo cinese.
Confessioni: trovare amicizia e amore, annunci e lettere.
Farmaci generici Guida contro le truffe sui farmaci generici.

Xenical per dimagrire in modo sicuro ed efficace.
Glossario informatico: sigle, acronimi e termini informatici, spiegati in modo semplice ma completo, per comprendere libri, manuali, libretti di istruzioni, riviste e recensioni.
Guida eBook: Guida agli eBook ed agli eBook reader. Caratteristiche tecniche, schede ed analisi

Responsabilità sociale



Per pubblicare un libro scrivete a libri@scrivere.info

Come una lingua straniera

Biografie e Diari

Ho imparato il dialetto napoletano come si impara talvolta una lingua straniera, con notevole ritardo e senza andare a scuola, ma (come facevano gli emigrati italiani in America cento anni fa con l’inglese) sul campo, per la strada, a forza di frequentare persone che in quel modo parlavano.

Pur essendo nato e sempre vissuto in provincia di Napoli, fino ai tredici, ai quattordici anni di età, del dialetto conoscevo solo qualche parola isolata, e non ero in grado di capire una frase completa, perché mia madre, marchigiana del nord, aveva con me sempre usato l’italiano, e mio padre aveva fatto lo stesso, essenzialmente per una forma di rispetto nei confronti di mia madre che, fino ai suoi ultimi giorni di vita, doveva fare degli sforzi enormi per comprendere i napoletanofoni, e quanto a parlare il dialetto... non ne parliamo!

Da bambino e da ragazzino, per me, le cose andarono abbastanza bene, perché vivevo in una zona della mia cittadina dove gli italofoni senz’altro prevalevano (spesso per un motivo di necessità, in quanto molti abitanti provenivano da altre parti d’Italia, e se ognuno avesse voluto usare il suo dialetto...) , considerando anche i numerosi indigeni che usavano il dialetto napoletano magari soltanto in famiglia.

Però, quando a tredici anni e mezzo mi trasferii, con i miei genitori, in un comune confinante con Napoli, la faccenda cominciò a complicarsi: molti adulti parlavano con naturalezza il dialetto nelle loro relazioni sociali, ed i ragazzi come me usavano l’italiano, con un certo sforzo, soltanto a scuola, durante le interrogazioni e nelle conversazioni coi professori.

Dovetti giocoforza darmi da fare per imparare a capire il dialetto (anche se non in tutte le sue più recondite sfumature), ma l’ho parlato, con grandi difficoltà e con poco piacere, solo assai raramente, nei casi di assoluta necessità. Quel mio "difetto", a pensarci bene ora, mi privò di tanti approfonditi rapporti umani con i miei compagni: essi avvenivano spesso soltanto a livello superficiale, perché ho l’impressione che la mia abitudine di parlare l’italiano venisse da parecchi amici considerata come una modalità da me adottata per marcare una distanza, una superiorità (proprio da me, che ero quasi sempre più povero di loro, materialmente e forse anche spiritualmente...)

All’Università, poi, finalmente mi trovai a mio agio, giacché c’erano tante ragazze (le donne sono spesso propense a parlare l’italiano, anche se talvolta lo usano come un trucco fra tanti per apparire più belle, distinte e interessanti) e parecchi giovanotti che provenivano da varie regioni d’Italia, del Sud, ma a volte anche del Centro- Nord.

Pensavo, da insegnante, di potermi esprimere senza problemi nella lingua nazionale, ma dovetti constatare che, soprattutto nei primi anni di insegnamento, in paesini del Casertano, i colleghi che usavano spesso e volentieri il dialetto con gli alunni ottenevano più successo, risultavano più simpatici e si facevano comprendere meglio...

La mia condizione linguistica, nel Napoletano, è probabilmente stata sempre alquanto simile a quella di un Castigliano a Barcellona, di un Russo a Kiev, o di qualunque Italiano in Alto Adige... Ma non è raro che una persona che non parla che maldestramente il dialetto del luogo riesca poi a scriverlo meglio di coloro che lo posseggono come madrelingua, perché costoro, sicuri della loro lingua materna, non si preoccupano troppo dell’origine delle parole e pensano spesso che esse si scrivano più o meno come si pronunciano: io, proprio a causa della mia ignoranza orale, mi misi un po’ a studiare il dialetto, e non esagero se affermo di saperlo ora scrivere meglio, a volte molto meglio, di chi è nato con quella parlata in bocca...

In Francia l’ormai plurisecolare legge che mise al bando i numerosi dialetti fino ad allora presenti in tutto il territorio nazionale è stata non poche volte criticata, vista quasi come una misura contraria alla libertà di espressione. Però non si può negare che, se i Francesi si sentono da moltissimo tempo appartenenti a un’unica e compatta nazione, ben più di noi Italiani, ciò deve essere attribuito anche all’unicità (o quasi) del linguaggio da essi adoperato.

Sono favorevole alla sopravvivenza dei dialetti, che spesso riescono a veicolare le nostre tradizioni meglio della lingua nazionale, purché non si trasformino di proposito in "codici segreti", in strumenti per cercare di escludere alcuni individui da un gruppo: "Il dialetto [ talvolta ] è un biglietto di visita, un lasciapassare, il marchio di una gerarchia di status, di una ‘autorevole’ diversità", scriveva Gian Paolo Caprettini alla voce "Dialetto" dell’ "Enciclopedia Einaudi" .



Antonio Terracciano 25/02/2020 19:24 1046

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


SuccessivaPrecedente
Successiva di Antonio TerraccianoPrecedente di Antonio Terracciano

Commenti sul racconto Non vi sono commenti su questo racconto. Se vuoi, puoi scriverne uno.

Commenti sul racconto Avviso
Puoi scrivere un commento a questo racconto solamente se sei un utente registrato.
Se vuoi pubblicare racconti o commentarli, registrati.
Se sei già registrato, entra nel sito.

La bacheca del racconto:
Non ci sono messaggi in bacheca.


Ritratto di Antonio Terracciano:
Antonio Terracciano
 I suoi 100 racconti

Il primo racconto pubblicato:
 
Originale discorso di un cittadino illuminato (10/10/2010)

L'ultimo racconto pubblicato:
 
Il futuro del calcio (13/01/2023)

Una proposta:
 
Esami di licenza media (12/06/2022)

Il racconto più letto:
 
La moglie, l'amante e la prostituta (Tre lingue) (08/03/2011, 2762 letture)


 Le poesie di Antonio Terracciano

Cerca il racconto:





Lo staff del sito
Google
Cerca un autore od un racconto

Accordo/regolamento che regola la pubblicazione sul sito
Le domande più frequenti sulle poesie, i commenti, la redazione...
Guida all'abbinamento di audio o video alle poesie
Pubblicare un libro di poesie
Legge sul Diritto d'autore (633/41) - Domande e risposte sul Diritto d'autore
Se vuoi mandarci suggerimenti, commenti, reclami o richieste: .



Per pubblicare un libro scrivete a libri@scrivere.info

Copyright © 2024 Scrivere.info Scrivere.info Erospoesia.com Paroledelcuore.com Poesianuova.com Rimescelte.com DonneModerne.com AquiloneFelice.it