Tempo passato.

Mi calavo dentro con estrema facilità, nessuna fune o agganci, scendevo rapidamente, non ero uno speleologo … e una volta giù, portavo alla luce pietre di sapere. Sono sempre stato dell’ idea che immergersi nel nostro piccolo universo profondo porta a conoscenze e scoperte che nessun studio ci può fornire, il vero sapere è nel profondo di noi stessi, nascosto tra le viscere e il cuore pulsante del nostro corpo. Sarà ora il momento poco consone, il tempo che passa … faccio fatica ad immergermi … Ogni tanto ci provo, anche se la parete è molto ripida, scendo con fatica, senza torcia, e riesco ancora a trasportare pietre di conoscenza dal basso verso l’ alto, consegnando il tutto alla luce della ragiona. Certo, ci sono ancora cunicoli e grotte da esplorare giù, preziose parole, pensieri perlacei, verità universali e laghetti spirituali da scoprire, ma per ora mi accontento di calarmi tra le vecchie pareti di sempre accontentandomi della vecchia risalita.

Mi guardo allo specchio, non sono perfetto, nessuno lo è, e poi sarebbe noioso esserlo. Indosso vari tipi di pelle per essere. Nessuna cute mi va a pennello. Cambio corpo e sesso. Mescolo il mio tutto, cambio il colore degli occhi, i pigmenti che colorano le labbra. Mi trasformo in mille sembianze: “ Serpente, agnello, lupo e cacciatore.” Cambio apprendimento nella terra del razionale, semino nuove specie di pensieri nel fertile terreno del sè, indosso ali d’ aquila per andare lontano, mi approprio della sua vista per catturare l’ agnello ... distante. Mi ritrovo a guardarmi allo specchio, nella mano il pennello della barba, il viso pieno di schiuma. Mi rado spesso ...