Può l’ amicizia tra due persone nascere al di là dello spazio e del tempo, senza che mai ci sia stato tra di loro un incontro reale, una conversazione verbale, uno scambio epistolare, addirittura dopo che tra i due si è già frapposto il muro invisibile e apparentemente invalicabile che separa la vita dalla morte? Chi sapesse della mia esperienza con Dominick ferrante, direbbe senz’ altro di sì.
Oggi non saprei più dire se fu solo per caso o se già era scritto nel gran libro dell’ Universo che quella mattina a scuola, durante un’ ora libera tra una lezione di Latino e una di Italiano, io dovessi scegliere di rimanere nella sala docenti per leggere un opuscolo di poesie intitolato “ Incompiutoggini”, che giaceva nel mio cassetto da qualche giorno, regalo dell’ amico e collega Francesco Paolo Tanzj.
Lo aprii più o meno a metà e lessi i primi versi di una poesia intitolata “ Morte”:
Come quando sarà passato troppo tempo/
quando tutto sarà coperto dal vento/
e il suo sibilo sarà più forte della mia voce/
quando la luce sarà più opaca del cielo di ottobre e il mare urlerà […]
I miei occhi guarderanno. […]
Per non dimenticare/ quell’ ultimo da me voluto torpore.
Può una poesia intitolata Morte essere un inno alla vita? – mi chiesi – Può la voce di un giovane prematuramente scomparso al mondo dei vivi levarsi così sonora e potente sul silenzio dell’ animo umano e scuoterlo dal torpore e dall’ indifferenza verso sé e verso il prossimo?
C’ era ancora del tempo prima che suonasse l’ ora e io ne approfittai per divorare con gli occhi e con l’ anima altri versi, altri messaggi, altre lucide e coraggiose riflessioni sugli uomini, sui loro problemi reali e fittizi, per confrontare con le idee di questo giovane poeta le mie idee e i miei sentimenti, e li trovavo così simili, così paralleli, a volte, da spaventarmi e da esaltarmi nello stesso tempo.
Credo che la mia amicizia con Dominick sia iniziata così, con uno scambio di opinioni in versi, attraverso due universi paralleli, quello della vita in cui ancora io affannosamente mi dibatto e quello della morte, sereno e imperturbabile, dal quale si vedono tutte le verità e si bisbigliano all’ orecchio di chi le vuole ascoltare, sotto forma di poesie, come fa Dominick con me ogni volta che lo chiamo col pensiero e gli chiedo aiuto e conforto.
E non è forse questa la vera amicizia? Uno scambio continuo di doni gratuiti, in cui è più gratificante il dare del ricevere.
Dominick fa questo con me ogni volta che apro il suo “ Cielo incompiuto” e ascolto la sua voce.