Fortuna.
Dalla finestra vedo il mare, soleggiato oggi.
Il giorno da ricordare per sempre: è nata Anna, sicuro. Anche se il torpore dell'anestesia da parto cesareo mi porta in altalena fra sogni e certezze.
Ma questo è il suo pianto.
"Si infermiera la vedo ora... che bella".
Anna, come la mia amica, vita della mia vita.
Le mie Anne.
Anna, la mia prima vera amica, che ho creduto di amare e che mi ha portato poi all'amore, quindi fin qui.
Anna che chiamò l'ambulanza quando spaccai con un pugno il vetro della porta per gelosia e, dicono, mi salvò la vita.
Anna con gli occhi della quale vidi oltre le sbarre della mia mente malata.
Ne ero certa Anna: piangi felice alla vita, minuscola Anna con gli stessi occhi chiari della mia amica. Gli occhi anche di Carlo.
Eccolo, fremente oltre la porta invalicabile della sala operatoria.
"Carlo, amore, è nata", penso e non dico, perché le parole s'impastano al sapore dell'anestetico prima di arrivare alla lingua.
Fuori, lo giurerei, aspetta anche Andrea, il mio primo marito. Me lo aveva scritto via SMS Anna: "Vedrai, domani ci raggiungerà in ospedale Andrea, dopo che avrà lasciato Giovanna dalla nonna". Così è stato: Giovanna, il mio nome, dato con forza da Anna a sua figlia; Anna non può che essere dolcemente il nome di mia figlia.
E' puro dettaglio o leggerezza di tracce d'anestesia che Carlo, mio amato marito, fratello di Andrea che ha sposato in seconde nozze Anna, sia il padre delle piccole Anna e Giovanna.
Il mare fuori è calmo e mi dà serenità.