Mastico gli antichi residui del cibo degli amori addentati del passato, ingoio tempo sotto la porcellana dei denti macchiati dal fumo e dal tabacco e della nicotina che aspiro tutt’ oggi come il latte caldo che fuoriusciva, tempo addietro, tanto, dai capezzoli dai seni di mia madre, turgidi erano come colline di latte, di panna, vitale nutrimento per la crescita delle mie membra. Maciullo pensieri antichi: “ cibo” sotto i canini appuntiti assaporando l’ antico sapore,: avanzi di sentimenti passati ripieni di zucchero filato posti sull’ asticella di legno che riemerge dal tempio di Venere e Cupido situato nel recipiente di rame concavo della bancarella occasionale posta sul litorale di Mergellina con dietro di essa la vista del mare e il castello dell’ Ovo, tempio di Partenone greca; Di tutto questo mi cibo in penuria di esplosioni di fuochi di artifici nel cielo della mente che digiuna è in attesa del nutrimento vero dello spirito e del corpo che cerco dalla nascita oltre il cielo.: manna. Certo, la carne dell’ amore attuale sulla brace calda che spero di provare è altra cosa a confronto dell’ insalata di pensieri che volano come farfalle nel pozzo, nel cesto del passato oramai avariato. Pollo fritto, aragoste, caviale, pesce di razze nobile: Spigole, orate, triglie, murene arrostite, calamari al forno, polipo all’ insalata, ho gustato abbastanza e anche viziato l’ ugola, pulendomi il palato e la bocca con sciacqui di falangina bianca dei campi flegrei e il famoso pere ‘ e palombo di colore rubino proveniente dalle vite del terreno magmatico del vulcano Vesuvio che amo.
In assenza di emozioni si rigurgita il passato, masticato e rigurgitato, fatto di poche proteine, di carboidrati andati a male nello stomaco col tempo; quel cibo rifiutato, ma deglutito, non masticato per l’ abbondanza delle pietanze sulla tavola del tempo. Siamo in sostanza come il nostro corpo, ci comportiamo similmente, sia nella materia che nello spirito, in mancanza ci divoriamo, ci cannibalizziamo con residui di materi e di spirito, i nostri pensieri antichi come scorta che ci salvaguardia; fino alla fine teniamo accesi il moccolo del passato come ultima luce prima di chiudere gli occhi e partire verso Orione, propio come i faraoni egizi.
Ho riempito quasi il cesto della vita,
dico quasi perché mi manca ancora qualcosa, quel qualcosa che riempie pienamente il cuore, il cesto del passato e del presente. Come un accanito giocatore di carte ho puntato tutto sulla carta amore ma era un bluff, non ho vinto ma nemmeno perso.
Mi manca ancora qualcosa, non sono soddisfatto, forse nessuno lo è, nemmeno l’ imperatore.
Ho cercato fuori, ho cercato dentro,
ho cercato in largo e lungo il fiume che sgorga dal cuore ma niente, mi manca sempre qualcosa. Stringerò certamente il mio cuore nei pugni delle manie, cercherò ancora e ancora nelle pieghe del muscolo che pompa fino alla fine dei giorni e all’ ultomo viaggio che farò verso la costellazione di Orione come i figli del sole nell’ antico. Mi manca ancora qualcosa. Un omaggio alle stelle, un fiore per loro su staffa di un’ antenna. Una preghiera al creato, una preghiera per noi per gli altri che verranno e altri che se ne andranno. Una preghiera a chi ospite è stato su questa terra e poi dimenticato. Alla vita e alla morte, al susseguirsi del tempo che non bada mai al misero momento. E ancora, al vecchio, al bambino, al giovane e alle donne madre di noi tutti. Al vento che urla e soffia forte, alla pioggia che scroscia. Alle stelle luminose nel firmamento, ai miei strampalati pensieri! |
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