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Un sogno vissuto e accogliente, niente di speciale

Amore

Si dice che nei boschi nuoresi si aggiri una bellissima Fata (un essere magico che somiglia a Lorena Bianchetti…&hellip, vestita di bianco e con lunghi capelli biondi, abita proprio lì, dove nasce la fonte dell’ acqua che è diventata una fortuna per lei perchè spesso e volentieri l’ acqua in tante zone della Sardegna scarseggia.

Un giorno, accanto al suo ruscello di acqua dolce, vide un pastorello che amava quella vita assai cruda e nuda della montagna che sorseggiava beato quell’ acqua, ma preso di sorpresa, si vergognò, e corse subito a nascondersi nella sua “ pinnetta”, non di certo spaventato dalla bellezza sfolgorante della Fata, che lo segui, e lo chiamò ad alta voce: “ Sono una tua amica, vieni e dammi la tua mano, non voglio di certo farti nessun male”.

Ma Baroreddu, oltretutto una situazione arcaica, era stato sorpreso perché si era incantato dalla dolcezza della ragazza, e preso alla sprovvista, si vergognava ad uscire. Alla fine dopo altri continui tentativi, la Dea si ritirò nel suo casolare un bel po distante.

Ma il giorno successivo di buon mattino tornò alla carica, alla ricerca del giovanotto che si apprestava alla mungitura delle sue pecorelle, si avvicinò le sorrise, e le chiese: “ Scusami tanto ieri ti ho spaventato, ma sono giorni e giorni che non incontro un anima per poter scambiare due parole, e volevo farlo con te”.

Scusami tanto.

“ Ma si figuri, signora, mi ha preso all’ improvviso e sono scappato, in fondo mi vergognavo un po”.

“ Ma sei tu tutto da solo ad accudire a tante pecore eh quante sono”? “ Ma questo è il mio lavoro, se voglio guadagnarmi la pagnotta giornaliera, fosse questa la difficoltà le regalerei un agnellino, soltanto che fra un po’ dovrò abbandonarle queste terre, deve sapere che, a fine di maggio, le pecore avranno brucato tutta l’ erba intorno e dovremo prendere la strada per scendere in pianura per garantire un pasto decente a queste creature. Quello si che sarà un viaggio faticoso per me e per il bestiame, dovremo attraversare strade su strade, oltre sentieri impervi e pericolosi per le gambette delle pecorelle che stremate rischiano anche di restare zoppe”

“ Oh! Come mi dispiace!”, “ Come ti chiami”?

“ MI chiamo Salvatore, ma oramai, anche le pecore mi chiamano Baroreddu o Barore”.

“ Non ci sarebbe un’ altra possibilità per restare ancora da queste parti”?

“ Mia bella signora, lei si che potrebbe fare la mia fortuna, ma non avrei i soldi per ricompensarla”, “ Cioè”?

“ Certo se lei mi consentisse di poter usufruire dell’ acqua della sua Fonte, sarebbe la mia, e la nostra salvezza”

“ E come posso aiutarti, Baroreddu”.

Baroreddu lasciò di mungere le pecorelle, si poggio su una roccia li vicino e le risponde:

“ Oh! lei mi farebbe l’ uomo più ricco e fortunato del mondo se mi desse il permesso di convogliarmi un po delle sue acque nei miei terreni, avrò molto di più che vincere una schedina al Totocalcio, portarmi quel dolce nettare nei miei campi, li coltiverei, e nel giro di due o tre mesi la potrei ricompensare con delle belle verdurine fresche, pianterei alberi da frutto, potrei pensare a mettere su un pollaio e due o tre polli al mese non le mancheranno nella sua tavola, potrei fornirle anche due o tre conigli al mese, se riesco a convogliarle un po più in la, lontani dalla “ pinnetta” potrei metter su anche una porcilaia, i maialetti glieli preparo e confeziono io, tranquilla, per ora basta, mi perdoni gentilissima signora Senza Cuore, mi sono permesso di sognare davanti a lei, sono cosi attaccato a queste pecorelle che farei di tutto per salvarle dalla migrazione stagionale, mi perdoni sa, mi sono messo a sognare ad occhi aperti, e fare progetti, che poi non se ne farà niente tanto tutti qui i vecchi del posto mi hanno da sempre detto che la Proprietaria di queste fonti non cederà mai una goccia d’ acqua a nessuno perché forse il mio nonno, o anche da prima del mio antenato, non l’ avevano aiutata in un momento di crisi e quindi aveva chiuso i rapporti con tutti i pastori di queste montagne e mi dicevano che per l’ offesa subita aveva proibito loro di assaggiare anche di nascosto la vostra squisita e dolce acqua”.

E come fini di parlare scoppio in un pianto che la maga, si rattristò, si avvicinò, lo accarezzò, ma non c’ era verso di calmarlo.

Era una crisi di pianto così triste che si commosse anche lei, sempre conosciuta la Dea Senza Cuore.

Pianse insieme al ragazzo cosi abbondantemente che fu il ragazzo a sua volta a togliersi la maglietta e asciugare le lacrime alla fatina.

“ Ma” ancora con le lacrime agli occhi la Fatina sussurrò: “ Baroreddu scusami tanto ma sai che di questa storia io non ero a conoscenza, non ho mai capito la freddezza con cui i contadini mi salutavano ma senza rivolgermi mai parola. Soltanto adesso capisco la lotta che c’ era nei loro cuori, sapendo che la loro ancora di salvezza era qui a due passi e non la potevano sfruttare e neanche cercare di contrattare avendo questo muro di gomma che ostacolava e congelava i rapporti”.

“ Ma ora carissimo Baroreddu, ora se mi dai una mano anche tu, insieme potremo dare una svolta a queste lotta fra povera gente che non merita di certo questo sopruso, io ti lascio libertà ad utilizzare tutte le acque della fonte, ti eleggo padrone di questa fonte, anch’ io mentre tu esponevi i tuoi sogni, in quello stesso momento vedevo avverarsi un mio sogno, tu dovrai mantenere gli impegni al sesto mese a partire da oggi, vorrei mi portassi al mio rifugio, un agnellino già preparato pronto da mettere in forno, poi delle verdure, delle uova, quei conigli e quei maialetti di cui mi parlavi, io li stavo già cucinando e servendomi in tavola. Tu non sai sono tutte le cose genuine che ho sempre desiderato nella mia tavola, ma era impossibile trattare con i contadini del posto per averli e mi sono rassegnata a mangiare le verdure che mi portavano dalla città.

Ma ora vorrei davvero ricominciare una nuova vita”.

Il ragazzo non credeva ai suoi occhi, tutti i sogni della sua gioventù in quel dolcissimo sorriso lo abbracciavano, tutto ora dipendeva dalle sue labbra, doveva semplicemente dire alla fata quel semplice sì.

Si avvicinò accanto le prese una mano e le sfiorò il volto con un tenero bacio. “ Grazie, accetto questa squisita offerta, ma vedrai che farò di tutto per ricompensarti e non farti pentire di questa tua generosità grazie”.

Anche la fatina ricambiò il bacio in segno di giuramento al suo impegno.

Le disse: “ Io mi chiamo Anna Rosa, da questo momento sei tu il governatore di questi terreni e delle acque circostanti, non devi fare altro che mantenere i tuoi impegni fra sei mesi. Null’ altro.

E se non ti disturba nei lavori qualche volta verrò a trovarti, ma soltanto per vederti al lavoro, mi piace con che affetto tieni conto alle tue pecorelle, è un piacere vederti sembra che voli da un animale all’ altro ti vedo leggero e felice che ti ripeto mi da tanta tenerezza vederti che verrò senz’ altro a disturbarti”.

Baroreddu non stava in se dalla contentezza ma trovò il coraggio e la dolcezza di andarle accanto e darle un altro bacio.

“ Grazie di tutto cuore Grazie!” riuscì a dirle.

Ma per la fatina, quello era più che una promessa e un ringraziamento, ricambiò il bacio e come era venuta leggera come una nuvola così spari dallo sguardo incredulo di Baroreddu.

In quei sei mesi che seguirono questo incontro il ragazzo riuscì a convogliare le acque nei suoi territori, che ora a guardare bene con l’ acqua a sufficienza erano tanti, spietrati, e lavorati finalmente li poteva ammirare, prima neanche ci faceva caso perché erano soltanto deserto privo del necessario alimento per le sue pecorelle, e non si rendeva neanche conto del bene che le avevano lasciato in priorità i vecchi contadini che con la vecchiaia non volevano più saperne di quelle campagne ingrate e gliele avevano regalate, tanto era un poverello anche lui e poteva ancora usufruirne.

A venderle avrebbero fatto ridere soltanto ridere, nessuno si sarebbe addossato quella macchia di sassi e seccume.

Ora aveva messo su il pollaio, aveva dieci galline e una nidiata di pulcini, osservava giorno per giorno l’ andamento delle due galline più vecchie per rendere al meglio la sorpresa i sei mesi si avvicinavano a grandi passi, ma lui era sereno e felice, ogni santo giorno dallo spuntare del sole era gia sui pascoli e dopo la mungitura, una breve colazione e poi per tutto il giorno a spietrare, arare, zappare, mettere su le verdure, gli alberi da frutta, senza un attimo di sosta e pausa.

Dentro vibrava dalla contentezza avere quei magnifici terreni ora erano i suoi, io, si diceva, che mi chiamavano “ Povero senza pantaloni” i vecchi contadini, ora ho questa meraviglia di terreni che fruttano ogni giorno mi meraviglio di quanta ricchezza aveva conservato questa terra priva di acqua ed ora sbocciavano meraviglie di verdure gli alberi crescevano bene ed erano gia ricoperti di gemme e di fiori e già quell’ incanto rendeva piacevole la vista di quel deserto, ora grazie al suo martellante impegno se fosse venuta la Maria Rosa, avrebbero gioito insieme.

Il merito di tutto ciò era di Maria Rosa, non lo scordava ed intanto guardava il crescere delle galline, quelle erano la prima richiesta della maga.

Si avvicinò alle galline che avevano da poco fatto le uova e riprendevano a beccare in quel prato verde, erano belle e pienotte, mi sa, mi sa, che ci siamo, diede uno sguardo alla cova delle uova e ce n’ erano un’altra decina più venti che conservava in casa, le balenava in testa di metterle su un cestino fatto con le cannette da lui, andare a prendere le galline più grosse e con dispiacere tirarle il collo, erano le prime che mandava all’ altro mondo, ma gli impegni si dovevano rispettare, si doveva per forze maggiori passare anche sui dispiaceri del cuore.

Coprì il cesto con dei tralci delle viti che facevano proprio un bel cesto e si avviò alla fonte, al rifugio di Anna Rosa.

Già da un centinaio di passi prima di arrivare a destinazione il giovanetto, ormai aveva i suoi diciott’ anni, si sentiva strano pieno di allegria per l’ impresa riuscita, ed ora davanti alla villa oramai invecchiata dai venti e dalla mancanza di evidenti manutenzioni, si sentiva lo scolaretto della quinta elementare che doveva superare l’ orale dell’ esame che non aveva preparato abbastanza e sentiva un tremore alle gambe che lo fece fermare un attimo per riprendere fiato e prepararsi ai saluti del momento.

Non fece in tempo a bussare neanche un colpo, il portone d’ ingresso con un cigolio fastidioso si spalancò e apparve Anna Rosa, caspiterina, oggi era ancora più bella che mai, con un sorriso che aumentava anche la luce del sole di agosto, con un inchino lo ricevette e gli sfioro le guance con due bacioni che il ragazzo non scorderà per tutta la sua esistenza.

“ OH! Mio principino Baroreddu, benvenuto in questa mia umile dimora, mi meravigli sai, non ti aspettavo così in fretta, ti avrei visto bene arrivare a fine autunno con, e notò subito il cesto stracolmo fra le uova aveva messo tre mele, le primizie del suo orticello, le aveva colte per dare un di colore alle uova bianche come la neve e le galline rosee come le labbra di Anna Rosa.

Le labbra di Anna Rosa, che ora guardava attentamente, avevano un non so che dopo quei baci all’ ingresso lo attiravano, quei baci per il giovanetto tanto e tanto tempo da solo a lavorare nei campi era la prima dolcezza della sua giovinezza.

Senza neanche chiedersi quanti anni potesse avere la donna, perché Anna Rosa era oramai una donna aveva quarantacinque anni, nonostante le apparenze che senza molte cure e ne creme, chiunque le avrebbe dato la metà di quegli anni, sentiva in cuore qualcosa di nuovo che non lo metteva a disagio, anzi, però non riusciva ad essere fresco, spontaneo e vivace com’ era suo solito senza molte preoccupazioni, specie in quel momento.

Anna Rosa si accorse dell’ imbarazzo del giovane che era strano e cercò di rallegrare l’ atmosfera le prese il cesto dalle mani che tremavano, ed aprendolo esclamò: “ Non è possibile, tutto questo ben di Dio, Tu sei una forza della natura ragazzo mio, che meraviglia e che profumi”. Infatti erano le Golden Delicious, che erano nel cestino che profumavano di dolce tutta la casa, una mela molto amata per il suo profumo, la dolcezza del suo sapore, e per la croccantezza della sua polpa. La fata era sbalordita dalla quantità di uova e quelle belle gallinelle.

Non poté fare a meno di prendere il cesto e posarlo sul tavolo e subito andò a ringraziare Baroreddu e senza cercare parole vedendo che il ragazzo aveva gradito i suoi primi baci le fece la sorpresa di dargliene cento o forse anche più.

Era strafelice anche lei aveva trovato una persona che finalmente manteneva la parola data.

Lo fece accomodare e data l’ ora poteva benissimo preparare il pranzo con una bella gallinella al forno, poi aveva quelle uova le mele non doveva offrire altro, per rendere più gradito quell’ invito.

Il ragazzo non riuscì a dire di no, e iniziò a parlare, si decise di parlare dei suoi progetti perché di altro non le veniva in mente niente.

Disse che l’ indomani avrebbe portato anche un po di verdure, per chiederle se poteva iniziare a consegnarle al mercatino del paese per iniziare ad avere dei soldini per poi acquistare piccole attrezzature necessarie per facilitarle i lavori per i campi, la fatina oramai, anche lei non era più soltanto la benefattrice del ragazzo, sentiva che quel ragazzo aveva talento e lo vedeva sprecato solo nei campi, aveva tanto tempo da sola in quel casolare enorme e vecchio, si decise a proporsi nel darle un contributo aiutandolo almeno nelle vendite dei prodotti.

Al che il ragazzo entusiasta della ottima proposta, “ sa”, le disse, avrei proprio necessità di una persona per aiutarmi nei conti.

Non ero il primo della classe in matematica già alle scuole elementari, può immaginarsi adesso se avrò a che fare con commercianti interessati agli affari con un principiante, e siccome non è che voglio ricavarci più di tanto, ma non mi andrebbe essere imbrogliato o almeno se siamo in due sento che andrà più che bene.”

Fu un pranzetto squisito che lui non ricordava da quando era il piccolino di casa e la madre era solita farlo la domenica il pollo, arrosto o lesso ma sempre il solito pollo del solito loro pollaio, anche quella era una ricca risorsa per la gente di campagna, una fortuna da tenere sempre a cuore. Ora la madre riposava in santa pace da un decennio e lui aveva anche scordato questi sapori, la fatina si era rivelata una gran brava cuoca che era riuscita a ricordarle la madre e anche di questo, le era grato.

Poi le uova alla camicia, erano come le cucinava la mamma, e quelle mele saporitissime.

Si mise in conto di arricchire quella pianta di letame perché potesse produrne in abbondanza, erano veramente gustose.

Alla fine del pranzo si scusò ma voleva approfittarne era una gran bella giornata e lui dopo la mungitura era venuto qui, e nei campi non aveva combinato niente, e quasi si sentiva in colpa, ora che le cose cominciavano a prendere la giusta piega, bisognava approfittarne e non perdere mai neanche un minuto prezioso.

Poi era strafelice per l’ amicizia bella e sincera che stava nascendo con Anna Rosa e di più non voleva chiedere al cielo.

Porse la mano per i saluti alla signorina, che le sfiorò ancora un’altra volta con un bacio e le promise che l’ indomani mattina sarebbe tornato per farle controllare la situazione delle verdure. Intanto già pensava che le avrebbe portato anche una forma di formaggio che stava iniziando ad indurire e quindi abbastanza saporito da poterlo regalare.

Si era messo bene in mente di non rinunciare a nessuna occasione per ringraziare la ragazza, in tutti i modi lei doveva capire che la sua fiducia, gentilezza, dolcezza, bontà doveva essere premiata in qualsiasi occasione.

Lavorò sodo fino a tarda sera anche quel giorno il suo prezioso mattoncino per il suo castello di sogni poteva esserne felicemente certo che se l’ era meritato. Terminata la mungitura delle sue pecorelle, le salutò e anche loro rispondevano più felici del solito in quel periodo, anche loro si rendevano conto che l’ aria stava cambiando nella povera fattoria, l’ erbetta era sempre bella alta e soffice, poi avevano l’ acqua in abbondanza, Barore si era preoccupato di costruire degli abbeveratoi in ogni lato dei campi, quelle bestioline dovevano scontare la sete passata nelle passate stagioni, ora era più che sicuro non c’ era altro bestiame nella provincia che stesse meglio del suo.

E con questa gran bella soddisfazione dopo una cenetta a pane e formaggio che finalmente assaggio per sicurezza per l’ indomani, poggiò la testa sul cuscino e cadde in un sonno profondo.

Sognò quello che finalmente le stava capitando in realtà, l’ affetto della Maria Rosa, quello stava diventando motivo di sentirsi il cuore battere così forte quasi da doversi preoccupare, poi si vedeva al mercato a vendere quel formaggio, quelle verdure.

Insomma non c’ era tanta differenza fra i suoi sogni e quello che le capitava nella realtà.

All’ albeggio, era già in piedi, scaldava un buon bicchiere di latte, un bel paninone doveva bastare a darle le energie sino all’ ora di pranzo, quello era un rito, poteva cascare il mondo ma non usciva dalla pinnetta senza aver bevuto la scodella del suo latte e un bel pezzo di pane a zuppa, poi si poteva affrontare qualsiasi giornata di tempesta, le forze e la buona volontà lo aiutavano da sempre, ed ora se le sentiva ancora più vibranti, ora nei momenti difficili, pensava a Maria Rosa, ed era gia felice e superava gli ostacoli.

Salutò le pecorelle che di già si erano preparate in fila per la mungitura, disinfettava i capezzoli, sistemava la guaina al capezzolo, ed il gioco era fatto, poi ritirava il latte che doveva tenere per se, e depositava accanto al cancello il latte destinato alla cooperativa, sarebbe passato di li a minuti il camioncino.

Prese un altro cesto più grande di quello di ieri, e iniziò a scegliere le verdure migliori, avendo cura di recidere alla base delle lattughe e dei finocchi, lasciando un pezzo perché poi nasce di nuovo un’altra lattughina, quelle minute e fragili, aveva deciso le teneva per se.

Oltre le verdure nel cesto aggiunse zucchine, erano le primizie erano tutte una meraviglia al vederle, poi scelse ancora fra i peperoni le melanzane, i cetrioli, oh quelli quest’ anno venivano a bizzeffe, non trascurava di certo i pomodori, qualche cipolla, e poi lo spazio nel cesto era pieno zeppo ed anche pesantuccio.

Decise che forse per oggi poteva anche bastare, doveva passare a casa per ritirare il formaggio, il latte l’ aveva in precedenza sistemato in un bel bidoncino termico, si disse: “ Vedrai Barore che oggi la Principessa sarà felicissima e almeno un altro bacio mi darà”. E continuò: “ Se non avessi questa dannata paura che mi fa tremare le gambe, un bacio glielo vorrei dare anch’ io su quelle belle labbra rosse come questi pomodori, ma devo starmi calmo, o magari rischio di fare una cosa sgradita e quella mi riprende tutto questo ben di Dio. Ho resistito tanto, va bene non la conoscevo ed era tutto facile, ma ora non devo mettermi grilli a rovinarmi il futuro aspetto le sue mosse e aspetto, coraggio Barore, non ti senti già fortunato abbastanza anche nel starle accanto, ho mangiato da lei, mi ha baciato, e mi ha promesso il suo aiuto nel lavoro oh dai Perdindirindina, devo calmarmi e andare piano piano, a piccoli passi, uno per volta, ed il sogno sarà mio”.

Ricopri il tutto come la mattina precedente con dei freschi tralci di vite e faceva una gran bella figura.

Si avviò al casolare e la principessina di già lo stava ad aspettare con quel suo magnifico sorriso, che già ti poteva bastare per una settimana dello scorso periodo, quel sorriso lo rivaricava di gioia immensa, da augurare ad ogni essere della terra, una contentezza così piena nel senso più pieno del termine.

Allo scoprire il cesto fu immensa la sua meraviglia che le salto addosso e lo baciò forse mille volte o forse una ma il risultato era lo stesso.

Il povero Barore, si teneva una mano sul cuore per sentirlo battere ed anche per tenersela occupata prima che le scappasse e facesse qualche danno.

“ Tutto questo ben di Dio, scusami tanto Barore”, disse Anna Rosa, “ in questa casa andrà sprecato e perso, che ne dici mio principino, se non ti offende la mia proposta, scendiamo insieme se i tuoi lavori te lo permettono, scendiamo insieme al mercato e iniziamo a sondare un po l’ effetto che faranno alle giovani massaie”?

Barore arrossì ma l’ idea anticipava soltanto i suoi progetti per l’ indomani mattina, e quindi tanto di guadagnato, ormai le piaceva farlo e ad ogni occasione che si presentava ne approfittava a dare dei bacetti leggeri, leggeri sulle rosee guance di Anna Rosa, che di suo non si sottraeva perché vedeva felice e spontaneo ogni atteggiamento del ragazzo, e quei modi gentili di fare a lei facevano terribilmente piacere, poco tempo prima sognava ad occhi aperti di giorno e di notte un amicizia così chiara e sincera, avrebbe fatto anche l’ impossibile ora che l’ aveva conosciuta in questo ragazzino per non perderla più.

Si sistemò le due margheritine che Barore aveva raccolto con le foglie della vite tra i capelli, prese due zucchine e due melanzane e due pomodori dal cesto e le lasciò sul tavolo per il pranzo, ricompose bene il cesto lo consegnò a Barore le diede la mano e felici e spensierati come due ragazzini di terza media, leggeri e veloci dalla felicità scesero fino al paesino.

Giunti al mercato tutti gli occhi si versarono sugli sconosciuti, persino Barore dalla felicità che trasmetteva era passato come un perfetto sconosciuto, si avvicinarono al primo bancone e chiesero se potevano chiedere un permesso per poter esporre un po di frutta.

La padrona del chiosco vedendoli così innamorati e educatini, educatini, propose un cantuccio del suo banco di esposizione, i due nostri eroi ringraziarono di cuore della gentilezza e della fiducia accordata, e esposero le loro poche frutta e verdure, che fresche e tenere profumavano di bontà, che non passò inosservata alle casalinghe che si erano avvicinate per curiosare, non avevano ancora acquistato niente, prese come erano dalle loro chiacchere ed ora, in cinque minuti sbancarono tutta la merce dei ragazzi, con grande meraviglia degli altri gestori che si informarono subito sulla provenienza della merce.

Candido Barore informò dell’ esistenza di questo piccolo terreno che lui aveva adibito ad orticello a due chilometri dal paesello, e aveva coltivato un ettaro con alberi da frutto e un ettaro con le verdure primizie, ma rassicurò non pensava certo che riuscissero a venderle in quella giornata, erano venuti per esplorare quel mondo per loro ancora sconosciuto, chiesero alla gentile signora cosa dovevano per il disturbo, al che la saggia donnona propose loro la metà del suo bancone di esposizione, e pur di averli accanto non le dovevano assolutamente niente, anzi era lei che li ringraziava e li aspettava l’ indomani mattina, lì.

Barore avrebbe tanto voluto invitarla a pranzo, ma guardando Anna Rosa, si convinse di rimandarlo quel pranzo e far ritorno a casa con la sua deliziosa compagna.

Anche Anna Rosa, vibrava dalla contentezza, soprattutto per il giovane, quella mattinata era di una ricchezza immensa per la soddisfazione di Barore, se lo meritava proprio un successo per quel suo lavoro che finora stava passando inosservato.

Barore si senti chiamare da lontano, era la signora del suo banco, che voleva sapere se poteva acquistare un po di verdure e frutta dal suo orticello, Barore la invitò per quel pomeriggio, indicò il sentiero che doveva percorrere e lui sarebbe stato li tutto il pomeriggio di fare con calma l’ avrebbe aspettata, ospitata e accompagnata volentieri nel suo terreno.

“ Oh come vorrei riuscire a vendere le mie verdure, Anna Rosa, per me vorrei acquistare solo una motozappa, sai mi farebbe il doppio del lavoro e con meno fatiche, e poi, carissima Anna Rosa, voglio mettere i soldi da parte e dare una rinfrescata al tuo casolare, quella cancellata la facciata metterle su dei bei coloro vivaci come sei tu che ci abiti, così scusami, ma non rende, e siccome vedi che verranno a trovarci tante persone, voglio che sia ancora più accogliente, tu li sarai una principessa a fare i conti per me, ma sarai tu la padrona di tutto come io sono padrone delle tue acque.

Dal quella mattinata finita a pranzo a casa di Anna Rosa, e con la visita della signora Jolanda che volle mettere società, entusiasta dell’ orto si sentiva incantata e sicura degli affaroni con quei squisiti prodotti, passa del tempo, circa tre velocissimi anni.

La signora Jolanda, ha avuto il coraggio di avallare e firmare un contratto con la banca per questi giovani e pieni di speranze e di tanta, tanta buona volontà e voglia di mettersi in gioco per l’ affetto che li lega, e quel casolare ora è ristrutturato a nuovo, non sembra neanche una casa del Settecento, rimodernata e con tutti i confort.

Hanno rifatto il vecchio impianto della corrente elettrica, dentro rimesso a nuovo e levigati quei vecchi marmi alla veneziana, ora brillano che ci si può rispecchiare.

Anche gli infissi rimessi a nuovo, erano di castagni arcani e bastato un po di maestria dei vecchi falegnami del paesino ed ora luccicano e splendono al sole di agosto. I mobili hanno preferito tenere quelli legati ai tanti ricordi della madre di Anna Rosa.

Tre anni sono trascorsi da quella visita della signora Jolanda, la comproprietaria del loro bancone al mercatino comunale, che si è presa a figli d’ anima i due nostri eroi, perché anche lei sola, il marito era morto da poco ed aveva anche lei necessità di due figli che potessero riempirle quel vuoto, e stando con i ragazzi al bancone per tutta la mattinata di tutte quelle settimane aveva soffiato un po per conoscerli e sapere dei loro sogni.

Quando seppe dei progetti di Barore per ricompensare la dolcissima Anna Rosa, non si tirò di certo indietro e fece di tutto con la sua banca perché i due potessero avere il prestito necessario per quei lavori.

I ragazzi oramai la consideravano una della famiglia, poteva andare a stare con loro quando e come voleva aveva la sua cameretta e quando voleva, poteva andare e sgranchirsi dando una mano d’ aiuto.

Barore continuava a lavorare sodo per mantenere il mercato di Jolanda sempre fresco e profumato di orto di casa, Anna Rosa faceva i conti e anche le rate della banca si erano dimezzate e più leggere, quindi ci si poteva anche fermare un attimo per respirare e magari anche festeggiare.

L’ aveva in mente da un bel po’, ora doveva parlarne con Anna Rosa e Jolanda organizzare un bel pranzo con tutti i commercianti del mercatino, anche loro avevano contribuito al loro successo, invitavano senza vergogna o invidia i loro clienti a prendere le verdure più fresche e rinomate dal primo bancone, il loro, e per questo, ora che le cose stavano andando a gonfie vele, li voleva ringraziare personalmente a casa loro.

Eh! Si!! Casa loro.

Anna Rosa aveva insistito, ora che avevano il riscaldamento e tutte le comodità nel casolare, era più che giusto che anche Barore, lasciasse la sua amatissima Pinnetta, e si trasferisse in quella casa troppo, troppo grande per una ragazza sola, e lei, oramai aveva anche un po di paura da sola girava un bel gruzzolo di soldini, e chiedeva un po di compagnia, le chiedeva di farle da guardia del corpo, e Barore non si fece pregare più di tanto e accettò anche quella fortuna.

Ora dovevano ingrandire il parco macchine perché la gente del paesino ha preso in simpatia per la bontà dei suoi prodotti, ma anche per il modo di fare, si è conquistato le donne paesane con i modi di fare e gentili, non stava mai a guardare il peso dei prodotti lasciava andare 200/300 grammi in più e anche con i conti se doveva ritirare lui faceva pagare sempre di meno, e questo giro di affari si rivelò gratificante per le massaie, disposte anche ad aspettare in fila per essere servite da Barore.

Fra un po forse decideranno di aprire un negozio al casolare, gli affari vanno bene, la gente sale volentieri quei due chilometri che li divide dal paesino, si fanno una passeggiata volentieri perché Barore le invita a scegliersi loro le verdure e le persone pratiche hanno anche la possibilità di coglierle.

Quel casolare è oramai un oasi, dove la gente del piccolo paesino scorre gran parte del tempo felicemente in una calma meravigliosa, raccolgono anche loro i frutti di due angeli custodi Barore e Anna Rosa che con Jolanda, e con la loro anima pura e semplice, oltre alla loro felicità hanno seminato felicità in quel rifugio, per i paesani che vengono li a comprare frutta e verdura e ritornano alle loro case felici e contenti senza neanche chiedersi il perché.



Fadda Tonino 27/12/2018 20:56 822

Creative Commons LicenseQuesto racconto è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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