Le mani sul volante, la mia Aygo metallizzata color cielo tra tir e fuoristada si confonde anzi, direi sparisce.
Radio 105 parla ma non ascolto, scivolo sui lati spostati dalle ruote in corsa. Una Fiat “ non so cosa “ mi sorpassa mentre la Toyota avanti inchioda stranamente. Freno sull’istante.
Sono qui e sono attenta, ma in effetti sto correndo tra le spighe di bambina, quelle che
lanciate sulla schiena restavano impigliate annunciando la tua prole.
Dallo specchietto retrovisore un camion avanza sulla corsia di sorpasso, mi ha raggiunta poi mi sposta risvegliandomi dal “ viaggio “.
Sono qui: ma quei tralicci dell’alta tensione disseminati in mezzo al cielo cosa fanno?
Penso, fuori luogo come noi! Il cellulare suona, un messaggio poi gli squilli: state zitti, per favore state zitti … non rispondo.
Il verde sulla destra i campi incolti alla sinistra. Io, la tangenziale … i girasoli no, ancora è troppo presto per quei raggi pieni di sorrisi che l’anno scorso mi salutavano felici.
Sarebbe bello se l’asfalto non rompesse tutto.
Laggiù di fronte ai miei occhi stanchi le colline pratesi svettano la morbidezza, l’incantesimo che mi salva.
La quinta, accidenti scala marcia … devo rallentare! Queste rotatorie proprio non le sopporto, ti arrivano tutti addosso come se il mondo fosse solo loro.
Ci penso spesso che non sanno dove vado e cosa faccio, e se poi lo sapessero figurati gli importa molto!
Freno, fine viaggio e già parcheggio nello zoo dei sentimenti. Chiavi in tasca passo svelto, il biglietto non lo perdo … il pedaggio non è gratis.
Sfoggio, la mia maschera migliore ed entro dentro.