Un prorompente chiarore entrò nella camera destandomi dai sogni della notte, mentre un eloquente pensiero prendeva forma. Ad occhi aperti guardai il soffitto, la mente si destò; era un giorno particolare entusiasmante e lo avrei trascritto sul diario della vita per non dimenticarlo, “ 20 Febbraio del 1974 “ ed avevo 19 anni, un’ età di facili entusiasmi e vitalità. Balzai dal letto emozionata, felice e nel cuore milioni di farfalle prendevano il volo. Fui ansiosa tutto il giorno ed attesi con frenesia il tramonto; purtroppo le ore assomigliavano a vecchie tartarughe, che camminavano lente e sfiancate, ma dopo tanto spasimo, finalmente arrivò la sera. Salutai i genitori con tanti baci e, dopo mille raccomandazioni, mi congedarono con la loro benedizione e andai a casa di Goffredo e da lì, ci recammo alla Stazione, con Alseario. Arrivammo alla stazione di Bassano Romano, paese natio, di cui ne sono orgogliosa, e dove ancora vive la mia famiglia; dovevamo aspettare il treno per andare a “ Roma Termini”. Vennero le 21: 00, il treno fece capolino fischiando sulle rotaie; sembrava volesse salutare la gente allegramente; era il mio primo viaggio lontano da casa. Il Papà di Goffredo, Alseario, nome difficile era in realtà una persona semplice, allegra, umile e simpaticissima. Provai affetto dal primo momento che lo conobbi ed entrai a far parte della loro famiglia. Ad inserirmi non feci grande fatica, per certi versi sembrava la mia famiglia. Quel giorno ero felice, il sogno stava avverandosi e l’ adrenalina donava al fisico grande euforia. Lecce la destinazione! Goffredo si preparava al“ Giuramento Militare” nel corpo dei“ Bersaglieri”, era orgoglioso di appartenervi e di indossare quel caratteristico cappello con le piume al vento, ed anche io lo ero, lo immaginavo aitante, radioso, insomma bello, ragazzo da non passare inosservato, di umore allegro, festante, sincero, di gran cuore, porgeva sempre un saluto. Era un ragazzo ben educato! Era l’ amore, il mio amore, ed averlo incontrato rendeva radiosi i giorni, ero fortunata, un ragazzo da invidiare, anche per la sua onestà di cui disponeva nelle diverse sfaccettature della vita. Era il Ragazzo sognato di carattere, piacevole ben amalgamato al mio carattere! C’è un detto ..Dio li fa, e, poi li accoppia! Il treno partì da Bassano diretto a Roma; io e Alseario, silenziosamente, ci facemmo compagnia. Prestavo attenzione al rumore del treno sulle rotaie, che, con il suo tram tram, avanzava lentamente. I vagoni erano tristi e tetri avevano l’ odore della solitudine. Il treno percorreva il suo itinerario; meravigliata e felice sedetti davanti ad Alseario che, di tanto in tanto, accendeva una sigaretta; erano tempi in cui nei luoghi pubblici era permesso fumare. Io non fumavo e il cellulare ancora non esisteva, ma la mente era un bel passatempo, il gioco lo imposti alla tua maniera, sognare e fantasticare a partire dal presente per arrivare al futuro, ampio magazzino ove i ricordi come chicchi di grano riempiono i sacchi della memoria. Nella borsetta tenevo un fazzoletto che avevo ricamato a mano, borsellino, caramelle, un quaderno, la penna per scrivere qualche frase ispirata, abitudine coltivata con passione; seduta dalla parte del finestrino, guardavo le luci che sfrecciavano rispecchiandosi sui vetri; fuori era buio, ma, nelle abitazioni e nelle strade le luci erano accese. Quel chiarore formava figure brillanti, astratte e fuggitive come non volessero farsi riconoscere; erano fiaccole accese agli occhi a tinteggiare la notte buia, come una festa di lucciole nel mese di giugno, a correre fra i campi seminati; ma a tratti dal finestrino predominava l’ oscurità mettendo in risalto il vagone poco illuminato. Il treno sostava, stazione per stazione, e fantasticare era la regola ma, sul più bello, arrivava una stridula frenata a risvegliare la mente e riportarmi nella concretezza dell’ attimo. La fermata durava pochi minuti, il treno ripartiva e il sogno riprendeva il suo vigore. Il silenzio della notte creò l’ immagine alle parole: io e Goffredo, incontrandoci, ci saremmo abbracciati era tanto tempo che dovevamo farlo, e ci saremmo detti” TI AMO”! La realtà mi destò dai sogni eravamo arrivati alla stazione Termini; scendemmo a terra e dovemmo attendere l’ arrivo del treno sul binario 2 per destinazione Lecce, con partenza alle 23, 45. L’ aria era fresca, il rumore dei treni in arrivo e in partenza era assordante, il fumo offuscava la vista e così andammo in cerca di un angolo ove riposare l’ udito e respirare meglio; fu un’ esigenza fisica: Trovammo un angoletto, sembrava un oasi di verde, anche se di verde non aveva nulla. Parlammo del più e del meno mentre il tempo passava veloce; ad un tratto una voce annunciava l’ arrivo del treno che ci avrebbe portato a Lecce. La gioia mi pervadeva, non riuscivo a contenerla, parlavo, sorridevo avevo il cuore in fibrillazione, come se fossi su un’ altalena e dondolavo, o su un prato verde facendo capriole. Ah, l’ amore! Irreale equilibrio dove la fantasia prepotente ci trascina in un vortice senza uscita, miracolo Divino, senso non senso ad abbracciare lo spirito, attimi catapultati e rovesciati dove il bene prolifica. Un’ emozione irrazionale e vivibile, amare è non aver paura, neanche di morire! Salimmo su un vagone dal colore grigio fumo e sedemmo uno di fronte all’ altro accanto al finestrino; scegliemmo un vagone dove non c’ era gente, almeno avremmo potuto riposare in santa pace. La notte era lunga e volevamo distenderci e dormire qualche ora.
A Lecce saremmo arrivati non prima delle 9: 30 di mattina; il treno era lento, non erano di certo come i treni di oggi. Il treno prese la sua corsa e, dondolandoci ci fece addormentare. Ci svegliò il chiarore dell’ alba; erano le 6: 00 eravamo arrivati nei pressi di Bari e sia io che Alseario confessammo di essere indolenziti. Nel nostro scompartimento iniziarono a salire i pendolari. Ahimè, parlavano in dialetto Barese e non eravamo capaci di comprenderli. Ci guardammo senza parlare e, posando gli occhi al paesaggio del finestrino, restai meravigliata; le immagini correvano veloci. Case piccole e bianche con tetti bassi si confondevano con il verde del paesaggio; sembravano fotografie che avevo rivisto nei libri di geografia di un paesaggio messicano. Le ore passarono curiosando e ascoltando, quando una voce roboante mi destò era il capo Stazione annunciava l’ arrivo a Lecce. Il treno fermò la corsa, scendemmo, e finalmente fui fra le braccia di Goffredo: furono attimi di forte impatto emotivo e fra tanta gente che scendeva e saliva noi fummo soli con il nostro amore. Goffredo salutò il padre e restammo abbracciati per paura di svegliarsi da quel sogno. Ci incamminammo verso l’ albergo; Goffredo aveva prenotato due camerette, una affianco dell’ altra per passarci la notte. Dormire da sola in una camera d’ albergo, mi dava angoscia, ma sapendo che affianco alla mia stanza c’ era quella di Alseario, ero tranquilla; non ero mai stata lontana da casa e dai miei genitori. La sera passò veloce e la stanchezza presto si fece sentire, cenammo in un ristorante vicino alla caserma “ TRIZIO” caserma dei bersaglieri di Lecce. Goffredo ci accompagnò in camera, ci scambiammo il bacio della buona notte e se ne andò; ero stanca e non vedevo l’ ora di coricarmi; ero felice, quasi non riuscivo a capacitarmi di restare due giorni con Goffredo, sognavo ad occhi aperti, annotando sul quaderno qualche pensiero di felicità e briosità; effimeri sprazzi di bei ricordi che la vita dona, appaiono come attimi fuggenti, ma lasciano un’ estensione appagante e viva. Serena mi addormentai. Fu mattina e il sole entrava dalla finestra donando quel tepore di ebrezza. La stanza era illuminata. Era la mattina del Giuramento; la città era tutta un fervore, le automobili passavano frettolose, pullman e rumori preannunciavano che la città si era svegliata dal torpore notturno. Mi vestii facendomi carina con un po’ di trucco, presi la cinepresa per girare un filmino sul Giuramento e farlo vedere al mio ritorno a casa; è bello attender l’ amore che ci attende. Alseario mi chiamò “ Adele sei pronta per andare?” Si eccomi! In un attimo chiusi la porta della camera e ci avviammo per strada;
piazza Santo Auronzo non era molto distante dal nostro albergo ci incamminammo verso la Caserma dove avrebbe avuto luogo la manifestazione Militare. L’ emozione si era impossessata del mio cuore; l’ amore è come una medaglia a due facce, ho maturato questa opinione con il passar del tempo. Goffredo lo immaginavo con cappello e piume di gallo cedrone, che le scendevano sulle spalle. I colori delle piume le avrebbero donato fierezza e baldanza da sembrare agli occhi un eroe, fremevo di vederlo. Goffredo era la vita, senza lui sembrava che il resto fosse superficiale ed inutile, amore che avrebbe avuto un futuro. Guardavo il nostro dipinto, due volti sorridenti e felici impressi nel quadro della nostra vita.
Fummo due ragazzi e ci tenemmo per la mano 6 anni, facendo un serio fidanzamento e senza ostacoli arrivammo all’ altare, ad unirci agli occhi del Signore e giurarsi che ci saremmo sempre amati. Il tempo con noi è stato clemente dopo 45 anni ancora insieme, l’ amore si rinnova, fa la muta come il pelo dei cani, stare insieme significa non arrendersi mai, confrontarsi e mai scontrarsi, essere sinceri sono essenziali per un rapporto di lunga durata. Arrivammo a Piazza D’ Armi. La gente era tanta e prendemmo posto sulle gradinate di legno poste a disegno di Luna intorno alla Piazza, per dar modo alla gente di mettersi seduta. Iniziavano a formarsi i plotoni e le file; Goffredo arrivò correndo ci baciammo e mi diede il “ Buongiorno Amore”! Sedetti nuovamente sulle gradinate mentre lui andò a schierarsi in fila con i bersaglieri. La giornata era una bella giornata di sole come se anche tempo volesse contribuire alla buona riuscita di quella festa. Guardandomi intorno intravidi tanta soddisfazione per la Patriottica giornata! Mamme, papà, fratelli e amici, a donar il contributo all’ onore. In quel silenzio irrompono fragorosi il battere delle mani; la parata aveva aperto la marcia e tonfi di passi battevano il tempo sul selciato e come un tamburo sembrava un ritmo africano. Scatti di flash arrivavano da tante direzioni per immortalare l’ inizio della festa. Ricordo le file dei militari schierati in gruppo gloriosi e orgogliosi e sfilavano davanti a noi con fierezza. La fanfara dei bersaglieri entrò di corsa e, suscitando ammirazione, la gente stupefatta batteva le mani. In mezzo a quel gruppo intravidi Goffredo correre; fu un attimo e fu un’ emozione, attimi irripetibili; non l’ avevo mai visto correre vestito da bersagliere, era bello e aitante. Posai lo sguardo su Alseario, era emozionato come me. La festa chiuse il sipario e le file si scomposero. Goffredo arrivò veloce, lo aspettavamo impazienti. Eravamo felici e i nostri sguardi parlavano per noi; ci salutammo con un bacio fugace, erano tempi che l’ amore si nutriva di pudore. Passò veloce il giorno, come tutte le cose magnificenti hanno breve durata; a raccontarla non basterebbero pagine e pagine: la vita è bella quando è inondata d’ amore e possiamo ricavarne il bello e il buono delle situazioni. Se ci penso qualche lacrima sfiora le gote; erano quei tempi rosei dove la gioventù donava fervore al tempo ed i problemi non tracciavano solchi nel grano, ma intrecciavano ricordi come grappoli saporiti d’ uva.
Il giorno passò veloce fra sorrisi, baci, e forti abbracci come volessimo fermare il tempo.
Passarono le ore come acqua sotto i ponti e il giorno fuggì con noi a raccontare l’ amore e quel treno era ad attendere la nostra partenza. Goffredo ci accompagnò alla stazione dicendoci: ho prenotato le cuccette per farvi riposare, ne fummo contenti, e rispondemmo che aveva fatto bene, il viaggio è stancante sono troppe ore notturne da star seduti! Fra saluti baci, con la “ scritta arrivederci a presto” e un pizzico di nostalgia si era già impossessata del mio cuore ..salutai Goffredo con tanta passione e malinconia; salimmo sul treno e dal finestrino aspettammo che il fischio annunciasse la partenza; affacciata dal finestrino, sventolavo la mano mentre il treno lentamente prendeva la corsa. Il cuore lo sentivo vibrare di languore e di dolore a salutar l’ amore; ci guardammo e la visione svanì dalla mia vista; strinsi sul cuore la promessa che presto ci saremmo visti. Goffredo scomparve dalla mia vista ed il treno prese a correre. Nella cabina del treno vi erano quattro lettini, due a destra e due a sinistra. Erano già le nove; in compagnia con le persone amate il tempo fa le capriole e la stanchezza non prende forma; poi la gioventù colora la vita come un arcobaleno, sedetti sul lettino in basso e dissi” dormo qui ” La vidi come miglior posizione; nella cabina ancora eravamo soli e potemmo scegliere il posto, chi sarebbe arrivato dopo avrebbe dormito sui lettini in alto. Non potei dimenticare la malinconia che invase la mia anima e quel vuoto che strinse il cuore; Goffredo mi mancava! mi coricai e m’ addormentai in un batter d’ occhio, dormii profondamente e senza indugio alcuno mi svegliai che era mattina. Alseario quando vide che aprii gli occhi disse “ Adele, per andare a rinfrescarci al bagno bisogna fare la fila, la gente è già schierata una dietro all’ altra”! “ Domandai; Siamo arrivati a Roma Termini?” Alseario rispose: “ siamo arrivati nei pressi di Roma e se non t’ avessi svegliata tornavi di nuovamente a Lecce!” sorrisi divertita “ vero! Dormivo così bene!”
Aprii il borsone e presi asciugamano, spazzolino e dentifricio e andai al bagno a rinfrescarmi, ma appena uscita dalla cabina poco distante c’ era il bagno. Vidi la fila della gente avevo 4 o 5 persone davanti e Alseario stava conversando del più del meno, il pensiero a volte creava un ombra ed era Goffredo“ chissà cosa starà facendo?” tenevo quel pensiero per me, e silenziosamente, tornavo sulla terra! Ad un tratto feci caso che Alseario sorrideva e si voltò verso me ” Adele hai visto quello omone grosso che stanotte ha dormito nella nostra cabina?” “ Si l’ ho visto e sentito! Dormiva sopra al tuo lettino e russava come il rombo di una moto lasciata accesa; e meno male che mi sono subito addormentata. Presi da questi discorsi sentimmo strani rumori arrivare dal bagno “ Pruuu “ Pruuu” Pruuu “ ci guardammo e non ci volle molto per capire che si trattava di pernacchie in dialetto“ pete” stupiti ammiccavamo un sorriso, trovando la cosa divertente. Rumore culinario! E con le mani sulla bocca a contenere quelle risa e il concertino continuava. Pruuuu... Pruuuu... Pruuuu... Pruuu... a quel punto dissi fra me “ poverino ha più aria nella pancia che nei polmoni,” stanotte chissà quanto avrà sofferto per trattenerla tutta, e meno male che non l’ ha lasciata fuori uscire altrimenti ci avrebbe arricciato i capelli. Alseario con tono ironico e sorridente, trovando il lato scherzoso disse:” ecco questa è la finale!” il rumore da fluttuante cambiò tono e volume per divenire roboante, come il finale di uno spettacolo Pirotecnico. Dalla porta del bagno uscì questo omone. Ci girammo dalla parte dei finestrini per non dare all’ occhio trattenendo a stento le risate: chi serrava la bocca con le mani, chi stringeva le gambe, era un ridere universale.
Le parole di Alseario furono un vero miracolo i fuochi d’ artificio terminarono e tutto riprese il corso naturale..Il viaggio fu un esperienza meravigliosa perchè non ero andata mai fuori paese, ebbe il sapore della novità.
Entusiasmante viaggio, nulla di che, ma per me, imput a sognare di farne altri.
Non l’ ho mai dimenticato sia per la consistenza, che per il divertimento!
Un ricordo caro al cuore!